Batteri intestinali controllano dieta e umore

Quello che mangiamo influenza e può cambiare l'equilibrio fra i microbi del tratto digerente, ma la novità è che può guidare la scelta tra un un panino o un gelato

Il nostro intestino può influenzare la nostra dieta e il nostro comprotamento

I batteri intestinali possono influenzare le nostre scelte alimentari, ma anche il nostro comportamento come stati ansiosi, depressivi ecc, l’insieme di questi microrganismi costituisce il Microbioma, oggetto di numerosi studi recenti.
Quello che mangiamo influenza e può cambiare l’equilibrio fra i microbi del tratto digerente, ma la novità è che può guidare la scelta tra un un panino o un gelato, può aumentare le popolazioni di alcuni tipi di batteri e diminuirne altre, e se il loro rapporto cambia, cambiano le sostanze rilasciate, con l’attivazione di geni diversi e l’assorbimento di diversi nutrienti.
Tuttavia il modo in cui questi piccoli ospiti influenzano le nostre decisioni su cosa mettere in bocca è stato finora un mistero.
Ora i neuroscienziati, del Champalimaud Center for the Unknown di Lisbona, hanno scoperto che specifici tipi di flora intestinale aiutano l’animale ospite a individuare quali nutrienti mancano nell’alimentazione e quindi stabilire la quantità delle sostanze nutritive di cui l’ospite ha veramente bisogno.
In un articolo pubblicato su “PLoS Biology”, hanno mostrato come il microbioma influenzi le decisioni nutrizionali di Drosophila, il moscerino della frutta.
Studio: Per prima cosa hanno alimentato un gruppo di moscerini con una soluzione di saccarosio contenente tutti gli amminoacidi necessari. Un altro gruppo ha ricevuto un mix che conteneva alcuni degli amminoacidi necessari per produrre proteine, ma era privo di amminoacidi essenziali che l’ospite non può sintetizzare da solo. Infine, per un terzo gruppo di moscerini gli scienziati hanno rimosso dal cibo gli amminoacidi essenziali uno per uno, per determinare quali fossero rilevati dal microbioma.
Dopo 72 ore di dieta, ai moscerini dei tre gruppi è stato presentato un buffet in cui accanto alla loro normale soluzione zuccherata c’era lievito ricco di proteine.
I ricercatori hanno scoperto che i moscerini dei due gruppi con una dieta carente di almeno un amminoacido essenziale avevano un forte desiderio di lievito per compensare le sostanze nutritive mancanti. Ma quando gli scienziati hanno aumentato il livello di cinque diversi tipi di batteri presenti nel tratto digestivo dei moscerini, questi animaletti perdevano completamente l’impulso a mangiare più proteine.
Due tipi di batteri erano particolarmente efficaci nell’influenzare l’appetito dei moscerini: Acetobacter e Lactobacillus. L’aumento di entrambi è stato sufficiente per sopprimere la bramosia proteica dei moscerini e aumentarne l’appetito per lo zucchero.
Questi due batteri hanno anche ripristinato le capacità riproduttive dei moscerini, indicando che i loro corpi stavano svolgendo normalmente funzioni che in genere si riducono quando c’è una carenza nutrizionale.
Anche se lo studio non specifica l’esatto meccanismo di comunicazione, sembra che i metaboliti derivanti dai microbi trasmettono informazioni dall’intestino al cervello, dicendo all’ospite se ha bisogno di un particolare tipo di cibo.
Finora i dati sono limitati a modelli animali, ma è possibile affermare che la comunicazione intestino-cervello possa fornire terreno fertile per sviluppare in futuro trattamenti per l’uomo, per migliorare i comportamenti legati alla dieta.
(Articolo pubblicato su Scientific American il 25 aprile 2017. Traduzione ed editing a cura di Le Scienze).
Segnaliamo anche il “Progetto Microbioma Italiano IMP” che nasce con lo scopo di costruire un database con informazioni provenienti esclusivamente dal microbioma della popolazione italiana, nata e vissuta in Italia, stile di vita e alimentazione che si seguono fin da bambini, determinano il tipo di popolazione batterica intestinale in modo univoco.
I dati ricavati dal progetto americano (American Gut Project), a cui quello italiano si ispira, non possono infatti essere presi come riferimento, proprio per le differenze fra le due popolazioni.
Lo studio risulta particolarmente interessante per l’analisi dell’assunzione di probiotici generici, che si presuppone apportino sempre un beneficio indipendentemente dal tipo.
Molte delle popolazioni probiotiche che vengono oggi somministrate con le capsule, sono composte da ceppi colonizzatori.
Questi batteri possono produrre alterazioni nell’ambiente in cui vengono inseriti. Alcuni probiotici possono sortire lo stesso effetto e generare disbiosi intestinali: i lattobacilli per esempio competono con successo per i substrati di nutrienti; producono acido e batteriocine che inibiscono la crescita di altri batteri.
Da un certo punto di vista sarebbe più saggio utilizzare alimenti fermentati che apportano piccole quantità di probiotici, per altro di diverse specie, questi alimenti apportano anche substrati utili per gli altri batteri presenti nell’intestino, agendo sia con modalità dirette sia indirette e aumentando la ricchezza di tutto il microbioma.