Buccia di limone una miniera di salute
La buccia del limone è una vera e propria miniera di vitamine, in particolare di vitamina C: ne contiene infatti fino a 10 volte più della polpa. Se si vogliono aumentare le difese naturali, migliorare la digestione, favorire l’assorbimento del ferro, proteggere il cuore, è bene abituarsi a consumare l’agrume intero e ad utilizzare la buccia nella preparazione dei nostri piatti.

Buccia di limone una miniera di salute
La buccia del limone è una vera e propria miniera di vitamine, in particolare di vitamina C: ne contiene infatti fino a 10 volte più della polpa. Se si vogliono aumentare le difese naturali, migliorare la digestione, favorire l’assorbimento del ferro, proteggere il cuore, è bene abituarsi a consumare l’agrume intero e ad utilizzare la buccia nella preparazione dei nostri piatti.
Altra sostanza presente in quantità è il limonene esso è presente in grandi concentrazioni nella buccia: si tratta di un elemento che appartiene alla famiglia dei ‘terpeni’ e che è responsabile del caratteristico profumo emesso da questo agrume. Ma non solo: depura il fegato, possiede proprietà antiossidanti e sembra possedere un ruolo protettivo nei confronti di diverse malattie.
Fibre e calcio sono altri due elementi presenti in buone quantità nella scorza del limone: le prime favoriscono la funzionalità intestinale e l’evacuazione, aiutando a contrastare la stipsi e l’accumulo di tossine. Il secondo, invece, è un componente fondamentale delle ossa e ne garantisce la robustezza.
Il limone inoltre è un antibiotico naturale; l’olio essenziale concentrato nella buccia di limone possiede proprietà antisettiche e balsamiche: ecco perché è ottimo nelle malattie delle vie respiratorie. Va benissimo anche per quelle di origine batterica: infatti, seppur non si possa sostituire agli antibiotici quando necessari, è antibiotico e battericida nonchè fungicida.
Non dimentichiamo inoltre che è un ottimo alleato del cuore; i ‘flavonoidi’, di cui la scorza è particolarmente ricca, aiutano a contrastare lo stress ossidativo e a eliminare i radicali liberi, contribuendo a prevenire l’invecchiamento dell’organismo. Inoltre, stimolano la funzionalità dei vasi sanguigni, migliora la circolazione e proteggono l’apparato cardiovascolare.
Ma non è tutto sembrerebbe che alcuni fitochimici contenuti nella buccia migliorino l’attività cerebrale e rallentino il declino cognitivo a tale proposito è iniziato uno studio interessante presso l’Irccs Istituto centro San Giovanni di Dio-Fatebenefratelli di Brescia che, nei giorni scorsi, ha annunciato l’avvio di uno studio pilota randomizzato, controllato vs placebo, per valutare l’effetto clinico e biologico di un estratto dalla buccia di limone, standardizzato nel contenuto di auraptene e naringenina (400 mg/die), su funzione cognitiva e alcuni biomarcatori in anziani con declino cognitivo soggettivo.
La ricerca, finanziata dalla Fondazione Wilhelm Doerenkamp, prevede che, per nove mesi, 80 persone affette da declino cognitivo, di età tra i 60 e i 75 anni, assumano un placebo o il fitocomplesso, prodotto presso il laboratorio di Chimica delle sostanze naturali del dipartimento di Farmacia dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara e somministrato sottoforma di estratto secco, in capsule. La capsula verrà somministrata al mattino, appena alzati, in concomitanza con terapie farmacologiche già in atto.
“La buccia del limone è molto ricca di fitochimici”, sottolinea Samantha Galluzzi, responsabile dello studio presso l’Irccs Fatebenefratelli. “In particolare, due di questi, l’auraptene, della famiglia dei cumarinici, e la naringenina, della famiglia dei flavonoidi, hanno suscitato l’interesse della ricerca scientifica. Alcuni studi su topi con diversi tipi di danno cerebrale, tra cui quello tipico della malattia di Alzheimer, hanno dimostrato che auraptene e naringenina esercitano un effetto neuroprotettivo, antinfiammatorio e antiossidante e migliorano la memoria e l’apprendimento. Inoltre, in uno studio clinico, auraptene è stato somministrato a un gruppo di anziani sani dimostrando un potenziamento della funzione di memoria immediata rispetto al placebo. Questi dati supportano l’idea di uno studio scientifico sul potenziamento cognitivo nell’anziano e sui meccanismi biologici sottostanti. Tali meccanismi si possono studiare attraverso la misurazione, nel sangue, di biomarcatori quali ormoni, fattori di crescita neuronali, citochine e recettori coinvolti nei processi riparativi cerebrali”.
Lo studio è stato avviato da poco e se ne prevede la chiusura in un paio di anni.