Relazione tra Caffè e il rischio diabete

Molti studi epidemiologici indicano una relazione inversa tra il consumo moderato e costante di caffè e il rischio di diabete non attribuibile alla caffeina, ma forse a un'attività antinfiammatoria e antiossidante . .

Più caffè meno rischio diabete 

Molti studi epidemiologici indicano una relazione inversa tra il consumo moderato e costante di caffè e il rischio diabete non attribuibile alla caffeina, ma forse a un’attività antinfiammatoria e antiossidante.

Il diabete di tipo 2, malattia cronico-degenerativa caratterizzata da un aumento del glucosio nel sangue, rappresenta la quarta causa di morte nei paesi industrializzati.

In Italia, e nel resto del mondo, l’incidenza di questa malattia risulta in aumento: nell’ultimo decennio, infatti, è passata dal 3,7% nel 2000, al 4,9% nel 2010 (dati ISTAT), con previsioni a lungo termine che sembrano indicare un raddoppiamento per il 2025. Oggi, quindi circa 3 milioni di italiani soffrono di questa patologia, ma a questo numero deve aggiungersi circa 1 milione di persone che ne sono affette senza saperlo.

L’insorgenza del diabete di tipo 2 è legata a numerosi fattori di rischio: alcuni di questi NON sono modificabili (età, razza, familiarità), mentre altri possono essere modulati attraverso opportune modifiche nello stile di vita (sovrappeso, obesità, scarsa attività sportiva). La dieta, insieme all’esercizio fisico, rappresenta uno degli strumenti più importanti nella prevenzione del diabete.

Negli ultimi anni, numerosi studi epidemiologici hanno suggerito che il consumo moderato e prolungato di caffè sia associato a una riduzione del rischio di sviluppare diabete di tipo 2.

Caffè e diabete: quale relazione ? – All’inizio degli ’70 venne osservato che un aumento del caffè era in grado di ridurre i livelli plasmatici di glucosio. Nel 2002 viene pubblicato il primo studio epidemiologico che dimostra come un abituale consumo di caffè sia associato a un minor rischio di sviluppare diabete di tipo 2. Questa osservazione è stata poi confermata da numerosi studi epidemiologici e da due metanalisi. Questi studi hanno dimostrato che l’azione preventiva del caffè è valida in molti gruppi di popolazioni e regioni del mondo (studi differenti sono stati condotti in diverse zone del mondo, dall’America al Giappone), non è relativa al sesso (maschi e femmine sono ugualmente protetti), né alla tipologia del caffè consumato (con caffeina o senza).

Gli studi di metanalisi (3,4) dimostrano che l’effetto protettivo del caffè è dose-dipendente: la riduzione del rischio è maggiore quanto maggiore è il consumo di caffè, con una diminuzione di circa il 7% (rispetto al consumo nullo) per ogni tazza/die di caffè consumato, mentre il rischio di ammalarsi diminuisce di 1/3 (rispetto al consumo nullo) per chi consuma 3-4 tazze di caffè decaffeinato/die.

Effetto protettivo: i possibili meccanismi – La caffeina, quindi, non sembra essere responsabile dell’effetto protettivo del caffè. Oltre alla caffeina, il caffè contiene altre centinaia di molecole biologicamente attive, tra cui polisaccaridi, lipidi acidi fenolici e minerali. Alcune di queste molecole potrebbero avere un ruolo nella prevenzione del diabete, ma al momento non c’è certezza su quale sia/siano gli attori principali e quale sia/siano i meccanismi d’azione con cui viene esplicato questo effetto.

Studi sperimentali dimostrano che la caffeina ha un effetto negativo sul metabolismo del glucosio: il suo consumo occasionale, infatti riduce la sensibilità all’insulina e aumenta i livelli plasmatici di glucosio. Ma questi effetti potrebbero essere attenuati da un consumo regolare.

I composti fenolici presenti nel caffè sembrerebbero avere un effetto positivo sull’omeostasi del glucosio: studi su modelli animali dimostrano che l’acido clorogenico riduce i livelli plasmatici di glucosio e aumenta la sensibilità all’insulina. Anche il magnesio, la trigonellina e le melanoidine potrebbero avere effetti più o meno diretti sul controllo dei livelli plasmatici del glucosio.

Sono anche state prese in considerazione azioni diverse da quella del controllo della glicemia e dell’insulinemia: dall’attività antinfiammatoria a quella antiossidante ma al momento nessuno dei meccanismi ipotizzati può essere indicato come certo.

Le osservazioni epidemiologiche fanno ipotizzare che la metodologia di preparazione (filtrato, bollito, moka, espresso, ecc.) la modalità di consumo (con o senza zucchero, dolcificanti, latte ecc.) e l’origine (Robusta o Arabica) non abbiano influenza sull’azione preventiva del caffè.

La relazione inversa tra consumo di caffè e rischio di diabete sembra permanere anche quando vengono presi in considerazione endpoint intermedi, come livelli plasmatici di glucosio e insulina e stato infiammatorio. E’ stato, infatti, osservato che il consumo di caffè è consistentemente associato con una più bassa prevalenza di impaired-glucose tolerance (IGT), iperglicemia (a digiuno e dopo carico di glucosio), iperinsulinemia e sensibilità all’insulina (5,6,7).

Diversi studi epidemiologici dimostrano un’associazione inversa tra consumo di caffè e marcìkers di infiammazione e disfunzione endoteliale, sia in soggetti sani che diabetici (8,9). Mentre c’è qualche indicazione epidemiologica (tutta da confermare) che il consumo di caffè sia inversamente associato alla sindrome metabolica (patologia fortemente correlata al diabete) e positivamente associato ai livelli plasmatici di adiponectina (ormone che regola positivamente il catabolismo del glucosio e la sensibilità all’insulina).
A conferma di tutte queste osservazioni epidemiologiche, però, non sono ancora stati condotti trial clinici che abbiano come endpoint la mortalità per diabete.

Questo studio sperimentale (su uomini e modelli animali) è stato condotto sugli endopoint intermedi, ma i risultati non sono ancora sufficienti per trarre conclusioni.

Il ruolo del diabete – Il caffè, quindi, sembra avere un ruolo preventivo: individui sani che consumano caffè hanno un minor rischio di contrarre la patologia: ma qual è l’effetto del consumo del caffè nei soggetti già affetti da diabete? Gli studi condotti a oggi sono insufficienti per dare indicazioni chiare, ma ci sono evidenze epidemiologiche che indicano come il consumo  di caffè non aumenti il rischio di morte per malattie cardiovascolari in soggetti diabetici. inoltre uno studio epidemiologico ha mostrato che il consumo di caffè può ridurre il rischio di sviluppare diabete in individui che hanno una ridotta tolleranza ai carboidrati . Al momento, quindi, non sembra ci sia alcuna controindicazione al consumo di caffè anche nei soggett i diabetici, purché moderato; il diabetologo potrebbe consigliare l’utilizzo di caffè decaffeinato per evitare i possibili effetti negativi della caffeina sul controllo della glicemia e della pressione.

Caffè e salute – Se il caffè, nella sua globalità, può risultare protettivo nei confronti del diabete, la caffeina può avere anche altri effetti sulla salute, alcuni dei quali possono essere negativi: dall’aumento della pressione arteriosa all’insonnia. Per questo motivo, bisogna fare una certa  attenzione alla quantità giornaliera di consumo. Sebbene, al momento, non sia stato ancora stabilito un livello di consumo massimo accettabile,  la revisione della letteratura indica come sicuro un apporto di 4-5mg di caffeina/Kg/die in individui adulti sani; questo limite va ridotto a 3mg/Kg/die nelle donne in gravidanza e a 2 mg/Kg/die nei bambini.

Uno studio epidemiologico appena pubblicato su The New England Journal of Medicine conferma l’esistenza di una associazione inversa tra consumo di caffè e rischio di diabete, e sembra aggiungere un nuovo elemento per il ruolo del caffè sulla salute. In questo studio è stata valutata la relazione tra consumo di caffè e tutte le cause di mortalità in una popolazione di circa 400.000 individui. Il risultato è che il consumo di caffè è inversamente associato con la mortalità generale e con la mortalità causa-specifica per malattie cardiovascolari, respiratorie, ictus e diabete; nessuna associazione (né negativa né positiva) è invece osservata con la morte per cancro.

Concludendo, la numerosità e la coerenza delle osservazioni epidemiologiche fornisce una chiara indicazione che individui sani, consumatori moderati e abituali di caffè, siano protetti, rispetto ai non consumatori, dal rischio di contrarre il diabete di tipo 2.

Nonostante ciò, al momento non si può raccomandare un aumento del consumo a scopo preventivo, poiché la caffeina presente nel caffè può avere anche effetti negativi sulla salute.

A oggi, non ci sono evidenze scientifiche che indichino il caffè come alimento negativo per la nostra salute: ci sono, per contro, indicazioni che sembrano andare nel senso contrario.

Come per tutti gli altri alimenti, il consumo di caffè va inserito in una dieta sana, equilibrata e variegata, limitando gli eccessi.

Bisogna, infine, ricordare che il modo migliore per prevenire il diabete è combattere il sovrappeso e l’obesità e praticare un buon livello di attività fisica.

 

Tratto da: Medico e Paziente 6.2012

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