Il parere di Humanitas
Celiachia e gluten sensitivity: la diagnosi attraverso il sangue

Celiachia e gluten sensitivity: la diagnosi attraverso un nuovo marcatore
Per diagnosticare la celiachia presto basterà un esame del sangue. Con un semplice prelievo, si potrà evitare la esogogastroduodenoscopia (E.G.D.S.) con la biopsia dei villi duodenali oggi in uso in chi scopre la malattia in età adulta. Mentre nei bambini già è possibile fare un prelievo venoso per capire se il soggetto è o meno intollerante al glutine.
La positività agli anticorpi e un complesso proteico come marcatori della celiachia
La novità, basata sulla ricerca alla positività a determinati anticorpi, potrebbe essere presto realtà e facilitare così la vita di pazienti affetti da celiachia. L’ipotesi è stata portata alla luce da uno studio pubblicato sulla rivista «Gastroenterology», che ha sottolineato come gli adulti, al momento della diagnosi, presentano già una positività agli anticorpi anti-transglutaminasi IgA e anticorpi anti-endomisio che segnalano la malattia. I ricercatori della divisione di gastroenterologia ed epatologia della Mayo Clinic così sono andati a testare l’utilità di un complesso proteico (tTG-DGP) come marcatore diagnostico di celiachia e come marcatore di guarigione della mucosa intestinale in corso di dieta senza glutine.
Il test ha dimostrato una sensibilità del 99% e una specificità del 100%, in cui non è emerso cioè alcun falso positivo, nel distinguere i celiaci dalle persone sane. Questo studio ci proietta verso l’impiego di un nuovo biomarcatore utile sia ai fini diagnostici che di monitoraggio della malattia celiaca, che, in soggetti selezionati, potrebbe evitare l’esecuzione della biopsia duodenale sia per la diagnosi che per il monitoraggio dei pazienti con celiachia, ha affermato Edoardo Savarino, gastroenterologo membro della Società Italiana di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva.
La necessità di ulteriori studi e i benefici del nuovo sistema
Prima di sbarcare nella pratica clinica, il nuovo metodo diagnostico necessita di ulteriori nuovi studi che valutino l’effettivo guadagno in termini diagnostici. Un approccio più rapido, sicuro e meno invasivo, contribuirebbe infatti a rendere l’iter diagnostico meno traumatico e più facile da applicare. La conseguenza diretta che gli esperti immaginano e la “sommersione” di diversi casi di celiachia sospetta ma mai identificata. Nel nostro Paese – ha detto anche Giuseppe Di Fabio, presidente dell’Associazione Italiana Celiachia – si stima che, a fronte dei circa duecentomila pazienti diagnosticati a oggi, ci siano quattrocentomila persone che non sanno ancora di essere celiache.
“L’attuale diagnosi di malattia celiaca nell’adulto si basa su due momenti distinti riscontro sierologico di positività agli anticorpi antitranglutaminasi e/o antiendomisio e o antigliadina deaminata e successiva conferma istologica su biopsie duodenali ottenute con E.G.D.S. – ha spiegato la specialista-. Questo recente articolo uscito su Gastroenterology, se verrà confermato da ulteriori studi e risulterà fattibile in termini di applicabilità e di costi, potrebbe aprire la strada a una futura metodologia diagnostica (visto che il test rispetto agli altri a nostra disposizione sembrerebbe avere una sensibilità del 100%) ma soprattutto di monitoraggio della guarigione della mucosa intestinale visto che i valori correlano in maniera lineare con il grado di atrofia villare”.
Una nostra considerazione: è bene porre l’attenzione anche ad una patologia simile “la Gluten Sensitivity” ovvero una reazione nei confronti del glutine non di natura autoimmune né di natura allergica; alla base di tale disturbo vi sarebbe una iper-risposta immunitaria di tipo innato nei confronti del glutine. La sensibilità al glutine (GS = Gluten sensitivity) non è una vera allergia al grano e non è celiachia. Considerata con scetticismo da molti medici come un disturbo psicosomatico disfunzionale, è piuttosto una patologia che causa veri problemi gastrointestinali ed altre sintomatologie; è finalmente riconosciuta e classificata da un pool di esperti internazionali, tra cui spicca un nutrito gruppo di italiani, come un’entità nosologica a sé stante rispetto ai disturbi glutine-correlati, quali appunto l’allergia al frumento e la celiachia. Il trigger (causa) sarebbe rappresentato da un eccessivo utilizzo di grani “iperconcimati” con quantità di glutine superiore del 12% rispetto al normale.
Qualora si volesse verificare la sensibilità al glutine è ora possibile effettuare presso il nostro studio il Gluten Sensitivity Test che determina la presenza di marcatori di sensibilità al glutine, ed è in grado di valutare la sensibilità al glutine non celiaca, una patologia che riguarda persone che soffrono di disturbi intestinali ed extra-intestinali legati all’ assunzione di glutine, ma che non sono né celiache né allergiche al frumento. Spesso la sensibilità al glutine si verifica nei soggetti che soffrono di colon irritabile e di infiammazioni intestinali, poiché più facilmente il cibo non completamente digerito entra in contatto con l’immunità e scatena una risposta infiammatoria.
Chi dovrebbe fare il test? Coloro che hanno uno o più di questi sintomi associati all’ingestione di prodotti contenenti glutine:
♣ Difficoltà digestive, gonfiore addominale, senso di nausea, dolore e crampi addominali;
♣ Iperacidità gastrica, gastrite;
♣ Diarrea, stitichezza, irregolarità intestinale;
♣ Flatulenza, aerofagia.
Ma anche coloro che soffrono di: stanchezza cronica, difficoltà di concentrazione e sonnolenza orticaria, acne, dermatite, tosse, raucedine, eccesso di muco.
Per l’approfondimento e lo specifico del test rimandiamo all’articolo:
Gluten Sensitivity e celiachia
Parzialmente tratto da Humanitas salute