Celiachia e intolleranze alimentari
La celiachia è un'intolleranza alla gliadina, proteina contenuta nel glutine. Non si è mai troppo vecchi per diventare celiaci; perché la celiachia si sviluppa sempre più spesso in età adulta o perfino avanzata. . .

Celiachia e intolleranze alimentari
Individuate le possibili cause che scatenano la celiachia: 3 sostanze tossiche contenute nel glutine.
La ricerca, pubblicata sul Science Translational Medicine, si è svolta all’Hall Institute of Medical Research di Parkville, in Australia, ed è stata diretta dai Dott. Bob Anderson e di Jason Tye-Din. I ricercatori hanno trovato i tre peptidi che causano la reazione immunitaria delle pareti dell’intestino quando si mangiano alimenti composti da glutine, facendo assumere una certa quantità di cereali a 200 malati. Dopo sei giorni con un prelievo di sangue hanno isolato le cellule immunitarie causa della reazione al glutine ingerito giorni prima. Poi i ricercatori hanno messo in contatto queste cellule (linfociti T) con 2700 peptidi sospetti ed hanno trovato i tre che si accoppiano più saldamente alle cellule. Tali 3 composti sono quindi i peptidi che più di tutti scatenano la reazione immunitaria e adesso sono oggetto di sperimentazione in un test per vedere se, somministrando in piccolissime quantità i tre peptidi ai pazienti, questi pian piano si desensibilizzano nei confronti del glutine.
La scoperta è importante perché potrebbe fornire una cura per il 90-95% dei celiaci e quindi assicurare il controllo precoce di questa malattia prima ancora che arrechi danni all’organismo e senza dover rinunciare ai cereali nella dieta.
In Italia l’incidenza della celiachia è di circa 1 soggetto ogni 100/150 persone e questo significa che i celiaci potenziali dovrebbero essere circa 400 mila. In realtà i pazienti a cui è stata fatta diagnosi certa si attestano intorno agli 85 mila; ciò è dovuto al fatto che questa malattia non è ancora conosciuta a fondo e la sintomatologia è varia e complessa.
Non si è mai troppo vecchi per diventare celiaci; perché la celiachia si sviluppa sempre più spesso in età adulta o perfino avanzata: lo dimostrano i risultati di uno studio epidemiologico condotto da ricercatori italiani del Center for Celiac Research dell’università di Baltimora, in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche di Ancona, la Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora, il Women & Children’s Hospital di Buffalo ed il Quest Diagnostics Inc. di San Juan Capistrano in California.
I dati pubblicati sulla rivista Annals of Medicine, sono stati ottenuti su 3500 cittadini americani di cui i ricercatori conservavano campioni di sangue raccolti nel 1974, quando già tutti erano entrati nell’età adulta; gli stessi soggetti sono stati analizzati poi a quindici anni di distanza, nel 1989.
I dati dimostrano che all’aumentare dell’età, aumenta l’incidenza della celiachia. Questi risultati confermano dati precedenti raccolti in Finlandia, secondo cui la frequenza di celiachia negli anziani è almeno due volte e mezzo superiore rispetto a quella della popolazione generale, e ribaltano il concetto diffuso secondo cui la perdita di tolleranza nei confronti del glutine avvenga per lo più nell’infanzia: non si nasce necessariamente celiaci, la malattia può manifestarsi a qualsiasi età“.
I fattori ambientali che potrebbero avere un ruolo nella comparsa dell’intolleranza al glutine sono numerosi; è probabile che sia implicato il miglioramento delle condizioni igieniche nei paesi sviluppati, che potrebbe alterare la capacità di risposta immunitaria dell’organismo. In alternativa, potrebbe avere un ruolo l’aumento del consumo di prodotti contenenti glutine; l’ipotesi più probabile, al momento, pare però la presenza sul mercato di cereali molto ricchi di frammenti tossici di glutine.
La celiachia (detta anche morbo celiaco o sprue celiaca) è un’intolleranza alla gliadina, proteina contenuta nel glutine e quindi nel frumento, orzo, avena, segale, farro, kamut, spelta, triticale.
L’intolleranza al glutine provoca alterazioni più o meno gravi alla tonaca mucosa dell’intestinale tenue, come l’atrofia dei villi intestinali …
La forma tipica, ha un esordio al momento dello svezzamento e si presenta con: diarrea e arresto di crescita.,
La forma atipica si presenta tardivamente con sintomi quasi prevalentemente extraintestinali (ad es. anemia).
La forma silente ha come peculiarità l’assenza di sintomi eclatanti e si evidenzia con esami sierologici positivi.
La diagnosi si effettua eseguendo il dosaggio sierologico di AGA (anticorpi antigliadina di classe IgA e IgG), EMA (anticorpi antiendomisio di classe IgA).
Da qualche tempo è stato messo a punto un ulteriore test per il dosaggio di anticorpi di classe IgA, ovvero gli Anticorpi Anti-transglutaminasi.
Per la diagnosi certa di celiachia è però indispensabile eseguire la biopsia dell’intestino tenue; dall’esame istologico è possibile determinare l’atrofia dei villi intestinali.
Il glutine è responsabile dell’insorgenza dei segni e dei sintomi della celiachia, ma non è ancora noto quali siano i fattori associati alla comparsa iniziale della malattia.
Uno studio americano della Colorado University a Denver aveva valutato la possibile correlazione tra lo sviluppo di autoimmunità glutine-indotta e la precoce esposizione al glutine in età infantile; erano stati monitorati 1560 bambini ad alto rischio di celiachia o di diabete di tipo I in base alla presenza di particolari caratteristiche genetiche (in base alla presenza degli alleli HLA-DR3 o HLA-DR4), o avevano un parente di primo grado affetto da diabete di tipo I.
51 bambini hanno sviluppato autoimmunità glutine-indotta, in particolare i bambini che erano stati esposti a cibi contenenti frumento, orzo o segale presentavano un rischio aumentato di 5 volte di autoimmunità glutine-indotta rispetto ai bambini esposti a cibi contenenti glutine tra i 4 ed i 6 mesi.
I bambini che non sono stati esposti al glutine fino al 7° mese o più hanno riportato un marginale incremento del rischio di autoimmunità glutine-indotta rispetto a quelli esposti al glutine tra i 4 e i 6 mesi. Dopo aver ristretto l’analisi ai soli 25 bambini positivi per l’autoimmunità glutine-indotta a cui era stata diagnosticata la malattia celiaca mediante biopsia, l’esposizione iniziale a frumento, orzo o segale nei primi 3 mesi o al 7° mese, o più tardi, ha aumentato in modo sensibile il rischio di autoimmunità glutine-indotta rispetto all’esposizione a 4 e 6 mesi.
Concludendo la precoce esposizione al glutine può aumentare il rischio di sviluppare autoimmunità glutine-indotta in bambini geneticamente predisposti.
Per il trattamento della celiachia è necessario escludere dalla dieta alcuni degli alimenti, quali ad es. pane, pasta, biscotti e pizza, ma anche eliminare le più piccole tracce di frumento, orzo, segale, farro, kamut da ogni piatto ed assumere esclusivamente alimenti GLUTEN FREE. Questo implica un forte impegno di educazione alimentare, infatti l’assunzione di glutine, anche in piccole dosi, può determinare una risposta immunitaria abnorme a livello dell’intestino, cui consegue una infiammazione cronica con atrofia dei villi intestinali.
La dieta senza glutine, condotta con rigore, è l’unica terapia che garantisce al celiaco un perfetto stato di salute.
MA essere intolleranti al frumento significa essere celiaci ?
La risposta è no, coloro che hanno un’intolleranza alimentare al Frumento integrale e/o Farina bianca non possono essere considerati celiaci se non presentano anche una variazione dei dosaggi seriologici di IgA, IgE e degli anticorpi anti-transglutaminasi. Nella farina di frumento, infatti, oltre al glutine esistono numerosi altri antigeni proteici, e anche alcuni antigeni carboidratici, per cui la positività potrebbe essere legata a uno di questi antigeni.
La celiachia si differenzia da un’ipersensibilità alimentare per i meccanismi di comparsa (è infatti documentabile una lesione anatomica della mucosa, completamente assente in caso di ipersensibilità alimentare) e per gli effetti, cioè il mancato assorbimento di minerali e nutrienti, mentre è noto che la sintomatologia più tipicamente connessa alle ipersensibilità è quella della “infiammazione a distanza”.
Spesso questa patologia è accompagnata dalla presenza di molteplici ipersensibilità alimentari, e questo conferma il fatto che uno stato infiammatorio intestinale cronico condiziona la sensibilizzazione anche ad altri antigeni. La possibilità di seguire una dieta che tenga conto delle ipersensibilità accessorie svolge una funzione di prevenzione nei confronti del malassorbimento spesso presente nella patologia celiaca. Una precisazione per riassumere: gli studi più recenti hanno consentito di distinguere due possibili meccanismi patogenetici alla base della celiachia.
Primo meccanismo: corrisponde a una risposta allergica immediata anche verso piccole quantità di glutine. E’ il tipico caso di celiachia giovanile, ad esordio acuto nell’infanzia, è probabilmente legato alla dominanza di una reattività allergica immediata e a fini terapeutici è indispensabile ricorrere a una completa esclusione del glutine dalla dieta per tutta la vita.
Secondo meccanismo: riveste maggiore importanza la ripetizione sistematica dell’assunzione di glutine per più giorni consecutivi (Sampson 2004). In un caso di questo tipo sarebbe quindi pensabile, dopo un’attenta valutazione allergologica e sotto stretto controllo medico, impostare una dieta di rotazione settimanale volta al recupero della tolleranza immunologica nei confronti del glutine e più in generale del frumento. A seconda della prevalenza di un meccanismo sull’altro quindi deve essere effettuato un intervento terapeutico differente. Riportiamo di seguito alcuni dei lavori di maggior rilievo riguardo al trattamento della celiachia con tecniche alimentari di recupero della tolleranza:
v Patriarca G, et al. Int J Immunopathol Pharmacol 2005 Oct-Dec;18(4):709-14. In questo studio un gruppo di ricercatori del Policlinico Gemelli di Roma ha segnalato la possibilità di rieducare il sistema immunitario verso la tolleranza nei confronti del glutine tramite una graduale reintroduzione dell’antigene glutinico in assenza di qualsiasi danno.
v Sampson H. Update on food allergy. J Allergy Clin Immunol 2004 May;113(5):805-19; quiz 820. Definendo per la prima volta il concetto di allergie alimentari ritardate Sampson ha aperto una nuova strada verso la comprensione dei meccanismi allergici. La semplice reattività immediata (per intenderci quella modulata dalle IgE) non è più sufficiente per spiegare la complessità dei fenomeni immunitari che sono anche legati alla ripetizione dello stimolo allergenico. Lo stesso Sampson ha citato la celiachia tra le patologie che dipenderebbero in maggior misura dal secondo meccanismo.
Come abbiamo visto la terapia della celiachia è esclusivamente dietetica ed è basata sulla completa eliminazione del glutine, “a vita”; questo è sufficiente a determinare la completa guarigione sia dei sintomi sia delle lesioni intestinali. Nella celiachia va quindi eliminata una proteina, il glutine, diversamente da un’ipersensibilità alimentare in cui si può avere una reattività come già detto per altri antigeni. È utile ricordare che il glutine è presente nel frumento, orzo, segale, avena, kamut, farro, spelta, triticale e che la dieta di eliminazione deve essere effettuata su tutti gli alimenti che contengono queste sostanze anche in parte minima.
Nella terapia delle ipersensibilità alimentari invece non è necessario seguire una dieta di totale eliminazione, poiché è possibile realizzare una desensibilizzazione seguendo una dieta di rotazione che prevede l’assunzione, 1 o max 2 volte/settimana, dell’alimento verso il quale si è individuata l’intolleranza.
Per ogni eventuale informazione e/o chiarimento vi ricordiamo di rivolgervi al Medico di base e di consultare il sito dell’Associazione italiana di Celiachia