Cibo come medicina!

Ippocrate affermava:"il cibo sia la tua medicina, che la medicina sia il tuo cibo". In occidente purtroppo per molti anni la medicina è stata molto scettica nei confronti della relazione tra cibo e salute.....

Nel 1850 Feuerback affermava che l’uomo è ciò che mangia, e che per pensare meglio dobbiamo mangiare meglio, anche Ippocrate affermava: ”il cibo sia la tua medicina, che la medicina sia il tuo cibo”.
In occidente purtroppo per molti anni la medicina è stata molto scettica nei confronti della relazione tra cibo e salute.
Nel corso degli anni però si è dovuta ricredere soprattutto perché a seconda della regione geografica e delle abitudini alimentari è emerso che certi gruppi di persone si ammalavano meno frequentemente di patologie, che in altre zone erano molto diffuse, e dopo vari studi è emerso che queste persone avevo abitudini alimentari differenti e che la diversa predisposizione ad alcune malattie fosse legata proprio al diverso modo di alimentarsi.
Un esempio per tutti la scoperta risalente al 1950 dei benefici della dieta mediterranea, alcuni ricercatori americani osservarono come le persone del bacino del mediterraneo pur alimentandosi con cibi ricchi di grassi, presentavano un’ incidenza minore di patologie come infarti, ipercolesterolemia, tumori…la risposta venne proprio dall’analisi delle loro abitudini alimentari, assumevano cibi ricchi di antiossidanti, e i loro pasti erano ricchi di frutta e verdura fresche, senza dimenticare l’uso dell’olio di oliva extravergine naturalmente ricco di antiossidanti e acidi grassi monoinsaturi che svolgono un importante ruolo nella prevenzione delle malattie cardiovascolari.

Ci si può davvero curare con il cibo?
 Il cibo che mangiamo quotidianamente è un valido aiuto al mantenimento in buona salute del nostro corpo, svolge un importante ruolo preventivo e in alcuni casi le sostanze di alcuni cibi posso aiutarci a curare piccoli malesseri.
Scopriamo insieme antiche e nuove virtù, la lista sarebbe molto lunga, anche perché ogni alimento prodotto dalla natura contiene quasi sempre qualche sostanza utile alla nostra salute.
Nuovi studi forniscono utili consigli anche su particolari abbinamenti tra cibi al fine di sfruttare al massimo i loro principi nutritivi.
Il tea verde le cui proprietà antiossidanti sono già note da tempo, grazie alla presenza di catechine, vengono potenziate se lo si beve aggiungendo succo di limone, altro cibo quasi farmaco con importanti proprietà vitaminiche, dissetanti, rinfrescanti, toniche, aromatizzanti, digestive, antiacide (infatti, anche se non sembra, ha effetto alcalinizzante), antiuricemiche, astringenti, ipotensive; lo studio sul Tea verde condotto negli Stati Uniti e pubblicato da Molecolar Nutrition and Food Research, ha mostrato come l’aggiunta di succhi di agrumi e in particolare vitamina C aumentava la stabilità delle catechine che tendevano a deteriorarsi dopo la digestione.
Un’altra interessante combinazione riguarda l’aggiunta di grassi (olio d’oliva extravergine) agli ortaggi ricchi di carotenoidi come pomodori, carote, verdure a foglia verde, poiché i grassi favoriscono l’assorbimento di questi antiossidanti.
Altri studi si sono occupati degli abbinamenti che dovrebbero favorire l’assorbimento del ferro presente nei vegetali come, legumi, radicchio verde, spinaci, cereali integrali. Negli alimenti il ferro è presente in due forme una facilmente assorbibile caratteristica di pesce e carne e una poco utilizzabile dall’organismo presente nei cereali, ora accostando carne e pesce a vegetali ricchi di ferro se ne migliora l’assimilazione, per esempio uno studio pubblicato dall’American Journal of Clinical Nutrition, ha evidenziato che l’aggiunta di una porzione di cavolfiore bollito ad un menu vegetariano, con basso assorbimento iniziale di ferro, aumentava l’assorbimento di questo minerale di 2 volte e mezzo.
Molti cibi contengono micronutrienti che consentono al sistema nervoso di funzionare in maniera ottimale e alcuni di questi possiedono anche effetti analgesici e antinfiammatori. Le vitamine B3, B6 e C, per esempio, servono al cervello per la sintesi di dopamina, neurotrasmettitore che modula la produzione di endorfine, regolatrici del senso del dolore e del piacere, ne sono ricchi legumi, spinaci, cavolfiore, carote, noci, nocciole, carni e pesce, e in particolare la presenza della vitamine B6 è fondamentale per convertire l’aminoacido L-triptofano in serotonina, neurotrasmettitore a effetto analgesico.
Anche l’acido folico, unitamente alla vitamina B12 e a minerali come rame, ferro e zinco, è essenziale per la sintesi di molti neurotrasmettitori e neuromodulatori con proprietà antidolorifiche naturali”.
Il triptofano si trova nelle carni bianche, latte, yogurt, frumento integrale, arachidi, semi di girasole e di zucca tostati e in avocado e banane (questi ultimi ricchi anche di B6).

Effetto antidolorifico e antinfiammatorio anche dagli omega 3 del pesce azzurro (sardine, alici, sgombri) e salmone e dagli Omega 6 (noci, nocciole, mandorle e oli vegetali: di girasole, mais, arachidi, soia, ma anche in diverse verdure, carni e cereali).

Uno studio effettuato dal Western Human Nutrition Research Center di Davis, California, ha dimostrato che i pigmenti colorati delle ciliegie hanno effetti analgesici simili a quelli dell’indometacina, un antinfiammatorio molto diffuso. Ancora: nell’olio extravergine d’oliva c’è una molecola che secondo uno studio condotto qualche tempo fa dal Monell Chemical Senses Center di Philadelphia avrebbe un’azione antinfiammatoria molto vicina a quella dell’ibuprofene, un antidolorifico non steroideo tra i più utilizzati.

Il resveratrolo, un polifenolo presente negli acini d’uva e nel vino rosso, ha dimostrato una forte capacità antiossidativa e antinfiammatoria. Infine alcuni alimenti ricchi di vitamina PP come, per esempio, il germe di riso, il lievito, il pollo, l’anatra, si comporterebbero da vasodilatatori, neutralizzando lo spasmo dei vasi sanguigni, che sarebbe in parte all’origine di alcune forme di emicrania.
Concludendo della relazione cibo e salute se ne occupa una particolare scienza che è la nutrigenomica, che cerca di comprendere la relazione tra il cibo e i geni del corpo, soprattutto in funzione delle malattie più conosciute. Sappiamo con certezza che numerosi geni si attivano o si disattivano in funzione della quantità ma soprattutto della tipologia del cibo ingerito.
Dati recenti per esempio confermano una stretta correlazione tra numerose forme di tumori e l’obesità, che favorisce stati infiammatori da cui appunto si sviluppano più facilmente i tumori.
Nel DNA esistono circa 35.000 geni, la maggior parte dei quali sembrerebbe funzionare in relazione al cibo ingerito.
Ovviamente questa scienza è solo all’ inizio, ma è un primo passo verso l’acquisizione di una nuova visione dell’alimentazione non solo legata alle calorie, ma ad una considerazione della dieta come strumento di cura e prevenzione, attenta alle ipersensibilità individuali e concentrata sulla ricerca delle proprietà benefiche dei vari alimenti.

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