Cola e carenza di potassio

Secondo i risultati di uno studio clinico recentemente pubblicato sull'International Journal of Clinical Practice, l'eccessivo consumo di bibite gassate e ricche di glucosio, fruttosio e caffeina, favorirebbe l'ipokaliemia....

Cola e carenza di potassio  –  Secondo i risultati di uno studio clinico recentemente pubblicato sull’International Journal of Clinical Practice, l’eccessivo consumo di bibite gassate e ricche di glucosio, fruttosio e caffeina, (come per esempio la cosiddetta cola), favorirebbe l’ipokaliemia. 
La carenza di potassio, a sua volta, può avere sui muscoli numerose conseguenze dalla debolezza alle aritmie cardiache fino alla paralisi.
L’ipokalemia si aggiunge alla lunga lista di disturbi già associati al consumo sempre più diffuso di bevande ricche in caffeina, quali problemi ai denti, demineralizzazione ossea, sviluppo di diabete e sindrome metabolica.

Le prime evidenze che un abuso di bevande a base di cola portasse a ipokaliemia risale già al 1993, che mostrarono un caso di una ragazza incinta affetta da fatica, perdita dell’appetito, vomito ricorrente e alterazioni cardiache all’elettrocardiogrammma. La signora, che aveva sofferto di problemi simili anche durante la prima gravidanza, aveva una gravissima ipokaliemia e beveva in media 3 litri di cola al giorno.

Anni più tardi, un altro caso di donna incinta risultò eclatante come il primo: la signora presentava problemi muscolari, ipokaliemia e beveva in media 6-7 litri di cola al giorno.

In entrambi i casi l’eliminazione delle bevande e la reintegrazione di potassio, portò rapidamente alla risoluzione del problema.

Oltre alle donne in gravidanza, in altri soggetti fu riscontrata importante ipokaliemia, e tutti erano accumunati da un elevata assunzione di bevande a base di cola (in media 2-9 litri al giorno).
Queste quantità possono sembrare irraggiungibili nella realtà italiana. Non sono però così lontane se si riflette sul fatto che continua a diffondersi l’abitudine di sostituire quasi del tutto l’acqua con bibite gassate e zuccherate, e che la caffeina non è presente solo nelle bevande a base di cola ma anche in molti integratori, nonché nel tè e nel caffè.

I responsabili dello sviluppo dei sintomi di ipokaliemia, che variano da persona a persona e comunque scompaiono una volta interrotto il consumo di cola e ripristinato il livello di potassio, pur non essendo ancora certi sembrano proprio essere gli zuccheri (glucosio e fruttosio) e la caffeina.

Il glucosio sembrerebbe aumentare la perdita urinaria di potassio, ed aumentando la risposta insulinica, faciliterebbe una ridistribuzione del potassio stesso; il fruttosio, se assunto in grandi quantità, può causare diarrea, con conseguente perdita di potassio; la caffeina aumenta la diuresi e l’eliminazione renale di potassio.

Per evitare l’ipokalemia indotta dal consumo di cola è sufficiente ridurre il consumo di queste bibite, sostituendole con acqua o altre bevande meno dannose per la salute come, per esempio, i succhi vegetali. Questi ultimi aiutano anche a controllare il peso: secondo i dati presentati alla recente conferenza di Biologia Sperimentale a New Orleans, negli Stati Uniti, un bicchiere al giorno di succo vegetale si traduce in un maggior controllo ponderale e migliora inoltre l’apporto di vitamina C e potassio.
Non va altresì dimenticato il duplice vantaggio di offrire un esempio positivo a bambini e adolescenti, che spesso seguono una dieta estremamente povera di frutta e verdura: i succhi vegetali possono infatti permettere di variare il menu e assicurare l’apporto nell’organismo delle 5 porzioni di frutta e verdura giornaliere che gli esperti di tutto il mondo raccomandano.

(Int J Clin Pract 2009; 63 (6):900-2)

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