Colite e false credenze

Il termine colite è comunemente utilizzato per indicare la sindrome del colon irritabile caratterizzata da dolore o fastidio addominale e alterazione dell'attività intestinale.Chi ne soffre spesso imposta la propria alimentazione eliminando del tutto alcuni alimenti...

Colite e false credenze

Il termine colite è comunemente utilizzato per indicare la sindrome del colon irritabile caratterizzata da dolore o fastidio addominale e alterazione dell’attività intestinale. Chi ne soffre spesso imposta la propria alimentazione eliminando del tutto alcuni alimenti, come latte, caffè, legumi, broccoli e altri tipi di verdure, considerati da sempre i nemici numero uno; in realtà uno studio pubblicato sul Journal of The American Dietetic Association ha messo in evidenza come non ci siano cibi proibiti, il loro effetto è del tutto individuale.
L’unico alimento che sembra mantenere il bollino rosso è il latte, mentre per legumi, cipolle, broccoli e alcuni frutti come albicocche, banane il fastidio è solo legato ad un aumento del meteorismo intestinale; anche il fruttosio può dare qualche problema soprattutto quello presente nel miele, nei datteri nelle arance, nelle ciliegie nelle mele e nelle pere.  Il caffè invece sembra abbastanza innocuo anche se effettivamente tende a favorire la motilità gastrointestinale.
Da evitare pasti abbondanti e i grassi, in particolare piatti molto conditi e fritture, ma questo tipo di alimentazione dovrebbe essere evitata anche da coloro che non soffrono di colite.
Non dimentichiamoci però che nella sindrome del colon irritabile gioca un ruolo da non sottovalutare anche il disturbo d’ansia generalizzato come dimostrato da un recente studio Alimentary, pharmacology & Therapeutics 2009, realizzato mediante un’indagine telefonica randomizzata che ha coinvolto circa 2000 soggetti.
Il 5,4% dei soggetti soffriva di colon irritabile mentre il 4% soffriva di disturbo d’ansia generalizzato, in particolare il disturbo d’ansia era 5 volte più frequente nei soggetti affetti da colon irritabile, mentre la sindrome del colon irritabile era 4,7 volte più comune tra i soggetti ansiosi.
Questo non fa altro che confermare come nella sindrome del colon irritabile è quasi sempre presente un’importante componente emotiva anche se numerosi studi scientifici dimostrano in modo inequivocabile che tale patologia è causata da uno stato infiammatorio, dipende cioè dalla infiammazione del colon e che spesso ne è responsabile il cibo. 
Poiché solo un quarto dei soggetti trae dei benefici da restrizioni dietetiche, perché spesso vengono fatte seguendo indicazioni generiche che non tengono conto della reattività individuale sarebbe auspicabile controllare l’ infiammazione indotta dal cibo attraverso le intolleranze alimentari (allergie alimentari ritardate).
E’ per tale motivo che sarebbe utile eseguire un test per la ricerca delle intolleranze alimentari (Dria, F.I.T.) in grado di individuare le ipersensibilità individuali responsabili del suddetto stato infiammatorio alla base di molti disturbi, e in particolare di quelli dell’apparato gastrointestinale. Una flora batterica intestinale sana può garantire non solo la salute del nostro intestino ma anche il buon funzionamento del nostro sistema immunitario.

E’ proprio da questo legame con il sistema immunitario che nasce la relazione tra benessere intestinale e intolleranze alimentari. 
Se ci fermiamo a riflettere sulla quantità di cibo e soprattutto sulla frequenza con cui ingeriamo particolari cibi, per comodità o preferenza, numerose sono le occasioni di incorrere in una possibile ipersensibilizzazione e quindi in una risposta anomala da parte del nostro organismo che coinvolge il sistema immunitario. 

Anche se come abbiamo visto non c’è una cura universale che possa risolvere o migliorare la sintomatologia, possiamo però cercare di fornire qualche indicazione che si è dimostrata utile in molti casi.
Per concludere ricordiamo che nella sindrome del colon irritabile oltre a fattori alimentari ed emotivi intervengono anche fattori genetici e ambientali. 
Anche gli ormoni possono influire sul buon funzionamento dell’intestino, infatti le donne tendono a soffrire più spesso di questo disturbo soprattutto prima o durante il ciclo mestruale.
Anche il fumo influisce negativamente sulla muscolatura intestinale irritandola scatenando i sintomi in soggetti affetti da colon irritabile. 
Come abbiamo già detto la componente emotiva sembra giocare un ruolo determinante, gli stimoli nervosi giungono attraverso il sistema nervoso autonomo all’intestino favorendo la contrazione e determinando la sensazione di spasmi intestinali e quindi dolore. Quindi per combattere questa fastidiosa sindrome è importante imparare a gestire lo stress della vita quotidiana magari facendo anche una leggera attività fisica che migliora l’umore e regolarizza l’azione del sistema nervoso autonomo, ma anche  controllare l’alimentazione, poiché alimentarsi in modo sano e corretto è già una terapia.

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