Colon irritabile attenzione al glutine

Se hai il colon irritabile controlla la presenza di intolleranza al glutine e attenzione ai FodMap

La sindrome dell’intestino irritabile potrebbe beneficiare di una dieta senza glutine

Un gruppo di esperti ha proposto un aggiornamento della gestione dietetica dei soggetti affetti dalla sindrome dell’intestino irritabile, scatenati dall’ingestione di frumento e glutine, mostrando come siano possibili nuove tipologie di interventi nutrizionali.

La sindrome dell’intestino irritabile (SII) è un  disturbo funzionale gastrointestinale cronico e debilitante da cui, secondo le ricerche, è affetto almeno il 10% della popolazione del Regno Unito, Europa e degli Stati Uniti.
I sintomi principali  sono: dolori addominali, gonfiore, meteorismo, diarrea e stitichezza.
Tuttavia sono state individuate delle aree 
di sovrapposizione con la sensibilità al glutine non celiaca (SGNC), caratterizzata da sintomi intestinali ed extra intestinali derivanti dall’ingestione di glutine, in soggetti che non soffrono di celiachia o allergia la frumento.
Nonostante quest’ultima sia stata descritta nel 1978 per la prima volta, ci sono voluti quasi 30 anni perché le si riconoscesse la giusta attenzione a livello clinico.
E’ possibile verificare la sensibilità al glutine effettuando il Gluten Sensitivity Test che determina la presenza di marcatori di sensibilità al glutine, nello specifico:
IgA totali
IgA o IgG Anti-Transglutaminasi per escludere la possibile diagnosi di celiachia
IgA e IgG Anti-Gliadina per confermare la possibile sensibilità al glutine.
Questo test è in grado di valutare la sensibilità al glutine non celiaca, una patologia che riguarda persone che soffrono di disturbi intestinali (es: colon irritabile e infiammazioni intestinali) ed extra-intestinali legati all’assunzione di glutine, ma che non sono né celiaci né allergici al frumento.
Consigliamo anche  l’esecuzione del Test DRIA o Fit per la ricerca e cura delle intolleranze alimentari, che oltre a valutare le ipersensibilià individuali può rilevare anche un’intolleranza al glutine.
I pazienti con SGNC auto-dichiarano sintomi correlati al glutine, mentre quelli con sindrome dell’intestino irritabile non segnalano il glutine come stimolo specifico, anche se nella letteratura pubblicata in passato, il frumento era fra i principali ingredienti citati dai pazienti affetti da sindrome dell’intestino irritabile quando riferivano la loro “intolleranza alimentare”.
La ricerca dietetica si è quindi concentrata sul ruolo di due ingredienti, in particolare, tipici della dieta occidentale:

  • il glutine
  • FODMAP , oligo-, di- e monosaccaridi fermentabili e polioli, contenuti non solo nel frumento ma anche in una serie di alimenti fra cui certi tipi di frutta, verdura e prodotti a base di latte.

Nell’Europa occidentale gli oligosaccaridi, come i “fruttani” e il fruttosio sono i FODMAP più frequenti nell’alimentazione.
Si è visto che i pazienti che seguono a lungo una dieta a basso contenuto di FODMAP (Fermentable Oligosaccharides, Disaccharides, Monosaccharides And Polyols), dove l’alimento chiave principalmente escluso è il frumento, attribuiscono proprio alla minore assunzione di questo cereale la riduzione della risposta sintomatica.
Una dieta del genere, però, è complessa poiché richiede l’assistenza da parte di un dietologo esperto, che aiuti a garantire il successo e soprattutto l’adeguatezza nutrizionale, anche in considerazione dell’effetto potenzialmente negativo sul microbiota.

Preoccupazioni in parte condivise anche per le diete senza glutine, che però risultano essere un’opzione più pratica per i pazienti con SII.
Anche se rimane necessario approfondire il meccanismo secondo cui il frumento e i suoi componenti provocano la sintomatologia tipica della SII in alcuni pazienti, sembra dalle evidenze che la dieta senza glutine sia quindi un intervento dietetico specifico più efficace e migliorativo nei pazienti di SII sensibili al frumento.
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