Colon Irritabile: dieta FODMAPs

Da qualche tempo molta attenzione è rivolta agli alimenti che contengono FODMAPs, carboidrati fermentabili in grado di determinare i sintomi dell'IBS (Sindrome dell'intestino irritabile).   L’intolleranza ai carboidrati è la forma più comune di reazione immunomediata

Colon Irritabile: dieta FODMAPs
Da qualche tempo molta attenzione è rivolta agli alimenti che contengono FODMAPs, carboidrati fermentabili in grado di determinare i sintomi dell’IBS (Sindrome dell’intestino irritabile).  
L’intolleranza ai carboidrati è la forma più comune di reazione immunomediata; l’aumento della prevalenza di questo disturbo negli ultimi decenni sembra sia la conseguenza di un maggior consumo di carboidrati, soprattutto di zuccheri aggiunti. 
Alcune condizioni cliniche, predispongono all’insorgenza di intolleranze alimentari, come la sindrome dell’intestino irritabile (irritable bowel syndrome, IBS), o sindrome intestino irritabile (SII); patologia presente nel 5-10% della popolazione italiana, soprattutto femminile. Di per sé non è una patologia da considerare “grave”, ma può compromettere la qualità di vita del paziente, limitando lo svolgimento delle attività quotidiane.

La sindrome dell’intestino irritabile (IBS) rappresenta, la causa più frequente di ricorso al medico per patologia gastroenterologica.

L’IBS è un’alterazione della funzione del colon accompagnata da sintomi caratteristici quali una sensazione di fastidio a livello addominale, talvolta associato ad irritazione alla regione ano-rettale, gonfiore e meteorismo. 
La patogenesi eterogenea dell’IBS sembra comprendere alterazioni a più livelli che influenzano la motilità intestinale, la soglia percettiva degli stimoli provenienti dal canale alimentare (ipersensibilità viscerale) e disturbi della sfera psicologica.
Studi recenti hanno permesso di identificare meccanismi cellulari e molecolari, implicati nella patogenesi dell’IBS, riguardanti i polimorfismi per geni coinvolti nel metabolismo della serotonina (5-idrossitriptamina, 5-HT) e nella sintesi delle citochine pro- ed anti-infiammatorie, oltre ad alterazione della produzione di neurotrasmettitori del sistema nervoso enterico, del microbiota intestinale, dei meccanismi regolatori della permeabilità epiteliale e del sistema immunitario di mucosa.

SINTOMI

  • Dolore e crampi addominali che si attenuano con l’evacuazione;
  • Meteorismo e sensazione di gonfiore allo stomaco, riconducibile essenzialmente alla distensione addominale;
  • Episodi di diarrea alternati ad episodi di stipsi (alvo alterno);
  • Presenza di muco nelle feci;
  • Sensazione di svuotamento intestinale incompleto dopo la defecazione;
  • Urgenza all’evacuazione dopo i pasti, stimolata dal riflesso gastro-colico.

L’inquadramento clinico e la definizione patologica dell’IBS, si basa sui “Criteri di Roma” che da tempo sono stati adottati dalle Autorità Sanitarie a livello internazionale, tali criteri devono essere rispettati negli ultimi 3 mesi ed essere iniziati da almeno 6 mesi, essi sono:

  • Dolore addominale recidivante, almeno 1 giorno alla settimana negli ultimi 3 mesi, associato a 2 o più delle seguenti caratteristiche:
  1. Associato alla defecazione
  2. Associato a modificazioni della frequenza delle evacuazioni
  3. Associato a modificazioni della forma/consistenza delle evacuazioni

Sebbene l’IBS venga spesso considerata una condizione senza una eziologia organica precisa, si è evidenziato che alterazioni del microbiota e della permeabilità intestinale rientrano nella patogenesi della malattia.

L’epitelio di rivestimento intestinale, ha una superficie di circa 200m2 e rappresenta la più grande e importante barriera che separa l’organismo dall’ambiente esterno. Questa barriera è costituita da uno strato mucoso ed uno epiteliale, dove le cellule sono unite tra loro per mezzo di giunzioni intercellulari (tight junctions) che sono formate da complessi proteici che prendendo contatto con alcune fibre muscolari, possono aprirsi e chiudersi regolando la permeabilità e il passaggio di piccole molecole dal lume intestinale ai tessuti circostanti.
Molti studi confermano che molti pazienti affetti da IBS presentano un’alterata permeabilità della mucosa intestinale. Questa alterazione può essere dovuta a stati proinfiammatori, legati ad infezioni o fattori ambientali, o anche conseguenti a particolari condizioni genetiche che influenzano la struttura delle giunzioni intercellulari e quindi la normale funzione della barriera intestinale, con ripercussioni sulla funzionalità dell’organo.
MicrobiotaAnche  il microbiota intestinale ha un ruolo tra i fattori eziologici nella patogenesi dell’IBS. Il microbiota gastrointestinale è un insieme di numerosi microrganismi, dei quali oltre 160 specie sono batteriche, 90% Firmicuti e i Batteroidi, 10% Attinobatteri. 
Questo mondo di batterici è responsabile della digestione dei carboidrati fermentabili e della produzione di acidi grassi a catena corta (SCFA), che contribuiscono alla riduzione del pH intestinale e all’inibizione della crescita e colonizzazione degli agenti patogeni. La densità e composizione del microbiota varia nel corso dell’età e può essere modulata da numerosi fattori intrinseci (es. secrezione acida gastrica, motilità e secrezioni intestinali, quantità e qualità del muco intestinale, concentrazione di molecole ad attività antimicrobica) ed estrinseci (es. dieta, farmaci).
In accordo con tali osservazioni, si può supporre come variazioni nella composizione del microbiota, anche indotti dalla dieta, possano contribuire all’insorgenza o al peggioramento dei sintomi dell’IBS, così come gli effetti benefici di alcuni nutrienti sui sintomi dell’IBS possono essere mediati, almeno in parte, dall’influenza esercitata sulla composizione del microbiota.

L’esclusione di alimenti sospetti dalla dieta deve durare il tempo necessario ad ottenere un miglioramento dei sintomi, seguito da un graduale reinserimento in quantità che dipendono dalla tolleranza individuale. In passato la restrizione dietetica di alcuni carboidrati fermentabili, come lattosio e fruttosio, ha rappresentato una possibilità terapeutica nella gestione dei sintomi dell’IBS. In tempi recenti le evidenze si sono spostate sul ruolo dei carboidrati fermentabili a catena corta, che vengono raggruppati nella definizione di “FOD-MAPs”.

L’acronimo FODMAP (Fermentable Oligo-, Di- and Mono- saccharides And Polyols), è stato coniato per descrivere un gruppo di carboidrati fermentabili a catena corta e composti derivati che comprendono:

Monosaccaridi: fruttosio, Disaccaridi: lattosio (composto da glucosio e galattosio), Oligosaccaridi: fruttani (FOS, polimeri del fruttosio), galattani (GOS), Polioli o Polialcoli (sorbitolo, mannitolo, xilitolo e maltitolo).

Tutti questi composti hanno in comune 3 proprietà funzionali:

  • Sono molecole osmoticamente attive, che richiamano acqua nel lume intestinale con un effetto lassativo e di modifica della motilità intestinale;
  • Vengono scarsamente assorbiti dall’intestino, perché gli enzimi deputati alla loro digestione sono assenti o poco attivi, o perché queste molecole sono troppo grandi per diffondere attraverso l’epitelio intestinale e il loro trasporto attivo è lento;
  • Vengono fermentati rapidamente dal microbiota intestinale, grazie alla lunghezza ridotta della catena del carboidrato rispetto a quella dei polisaccaridi contenuti nelle fibre solubili alimentari.

La fermentazione di queste molecole da parte del microbiota porta a formazione di SCFA (acidi grassi a catena corta), importanti per alcune funzioni intestinali, ma anche di idrogeno gassoso e metano. 
C’è correlazione tra assunzione di FODMAPs e sintomi dell’IBS? 
La causa fisiologica di molti disturbi funzionali dell’intestino è la distensione del lume intestinale. Questo fenomeno non porta solo alla comparsa di dolore, sensazione di gonfiore e distensione addominale, ma ha anche effetti secondari sulla motilità intestinale. Il lume intestinale si dilata per la presenza di solidi, liquidi e gas: la massa solida è controllata dall’apporto di fibre alimentari, quella liquida dalla carica osmotica nel lume intestinale, mentre il volume creato dal gas dipende dal numero di molecole gassose presenti e dalla loro capacità di diffondere attraverso l’epitelio. L’aumento di volume acquoso a livello del piccolo intestino è responsabile dell’ipersensibilità viscerale, del dolore addominale e del gonfiore. Inoltre, la produzione di metano e idrogeno gassoso nel colon aumentano la distensione addominale.
La diagnosi di intolleranza ai FODMAPs, ad oggi, è ancora piuttosto difficile poiché non disponiamo di test diagnostici scientificamente validati. 
Fondamentale quindi una anamnesi medica dettagliata che includa una valutazione delle abitudini alimentari e degli stili di vita, in assenza di concomitanti patologie immunomediate o organiche di altra natura a carico dell’apparato gastroenterico, al paziente viene formulata una diagnosi di disturbo funzionale gastrointestinale, che in molti casi coincide con la presenza di IBS. 
Il gold standard della diagnosi di intolleranza ai FODMAPs è la dieta di esclusione che si basa sugli stessi principi usati per l’allergia alimentare, con la differenza che in questo tipo di intolleranza  è sufficiente ridurre, e non escludere del tutto, l’alimento sospetto della reazione avversa per ottenere un miglioramento dei sintomi. La dieta a basso contenuto di FODMAPs (low FODMAPs) è tra gli esempi di maggior successo per quanto riguarda le diete di esclusione.

Per ulteriori chiarimenti e informazioni potete leggere La dieta Low Fodmaps