Colon irritabile e intolleranze alimentari

Il colon o grosso intestino o intestino crasso si estende dalla valvola ileociecale all’ano. Ha un calibro maggiore dell’ intestino tenue, raggiungendo un diametro di circa 7-8 cm (contro i 4 cm del tenue). Esso risulta suddiviso in: cieco, colon, sigma, retto. La mucosa dell’intestino crasso si differenzia da quella del tenue in quanto non sono presenti i villi intestinali. Al contrario, vi sono diverse ghiandole secernenti grandi quantità di muco, la cui funzione consiste nell’unire e lubrificare le varie sostanze di scarto per garantirne il passaggio nel retto e la successiva espulsione. Nell’intestino crasso vengono assorbiti sali e acqua; lo scarto solido forma le feci. I disturbi funzionali del colon determinano ciò che più comunemente è conosciuta come la sindrome del Colon Irritabile, caratterizzata da: – Alternanza di stipsi e diarrea – Dolori addominali – Assenza di alterazioni di tipo organico – Colpisce più spesso soggetti giovani tra i 20 e i 50 anni, l’esordio nel 20% dei casi avviene prima dei 20 anni e le donne sono più colpite rispetto agli uomini. Le cause sono complesse, ma nella maggior parte dei casi si ritiene abbia un’origine psicosomatica anche se ci sono altri fattori che entrano in gioco, come per esempio particolari abitudini alimentari, (dieta a basso contenuto di scorie, intolleranza verso certi alimenti) o di vita (abitudini sedentarie) o anche farmacologiche (abuso di lassativi). I pazienti con colon irritabile presentano tipicamente disturbi dell’alvo, alcuni con prevalenza di stipsi, altri di diarrea, ma generalmente questi disturbi si alternano. Frequente è la presenza anche di dolori addominali, che vengono avvertiti soprattutto durante il giorno e quasi mai durante la notte, che diminuiscono notevolmente con la defecazione o con la semplice emissione di gas. Il dolore è provocato dall’ostacolato passaggio di feci ed aria, questo provoca un rapido e importante incremento della pressione la cui conseguenza è appunto il dolore. Tra le possibili cause ricordiamo anche fattori infettivi . . . il colon irritabile può essere o direttamente collegato all’agente infettivo o secondariamente imputato allo squilibrio della flora intestinale in relazione alla terapia antibiotica. Sottostimata è anche la proliferazione di candida intestinale e altri miceti, favorita da variazioni del PH, dall’alterazione del transito intestinale e dalla immunodepressione. Per quanto riguarda la prognosi, se sono state escluse cause organiche particolari, un buon equilibrio psichico è l’obiettivo che chi soffre di questo disturbo dovrebbe raggiungere. Nel caso di sindrome dell’intestino irritabile con dolore addominale e stipsi è utile aumentare l’apporto idrico almeno 2 l/die, di fibre, e se necessario utilizzare degli antispastici sotto controllo medico; se prevale la diarrea è consigliabile ricorrere ai cosiddetti probiotici (fermenti lattici) ad alcuni antibiotici attivi sulla flora batterica intestinale e se necessario ad antidiarroici. Fondamentale è il cambiamento delle abitudini alimentari, la dieta deve essere equilibrata, i pasti vanno assunti a orari fissi masticando il cibo molto bene, evitare alimenti che generalmente causano l’attacco, bere molto sia in caso di stipsi che diarrea ed evitare fumo e alcool. Importante anche mantenere un programma di attività fisica costante e cercare di andare in bagno sempre alla stessa ora. L’alimentazione gioca sempre un ruolo importante nella cura di questo fastidioso disturbo, in particolare sono sempre più numerose le conferme della correlazione tra sindrome del colon irritabile e intolleranze alimentari come appare dall’articolo di Zar S, Benson MJ, Kumar D. Am J Gastroenterol. 2005 Jul;100(7):1550-7 i ricercatori britannici hanno infatti dimostrato l’importanza della ipersensibilità alimentare nella genesi della sindrome del colon irritabile. Non essendoci test convenzionali per la diagnosi delle ipersensibilità alimentari, sono state identificate le IgG4 nei confronti di alcuni antigeni. I soggetti con IBS avevano un significativo aumento di titolo di IgG4 nei confronti di alcuni alimenti, verso cui non veniva evidenziata alcuna reazione IgE. Il livello più o meno elevato di IgG4 non era correlato con la gravità della sindrome. Diventa quindi evidente che la diagnostica delle intolleranze alimentari NON può essere fatta tramite dosaggio di IgE, e che un test per la ricerca delle intolleranze alimentari può essere utile. Ulteriore conferma ci viene data da un recente studio The therapeutic effects of eliminating allergic foods according to food-specific IgG antibodies in irritable bowel syndrome, Zhonghua Nei Ke Za Zhi. 2007 Aug;46(8):641-3. Chinese, mostra come una dieta che limiti il consumo di alimenti verso cui è stata rilevata una allergia IgG specifica, porti ad una significativa riduzione della frequenza dei sintomi e un notevole miglioramento della qualità di vita dei soggetti con Sindrome del Colon Irritabile e ancora ……… ne citiamo uno piuttosto significativo Orv Hetil. Increased IgE-type antibody response to food allergens in irritable bowel syndrome and inflammatory bowel diseases 2005 Apr 24;146(17):797-80, anche in questa ricerca si evidenzia come le ipersensibilità alimentari concorrono a sostenere la sintomatologia della sindrome da colon irritabile, e una dieta attenta alle ipersensibilità porta a un significativo miglioramento della sintomatologia. Ricordiamo inoltre come secondo una ricerca olandese (Eur J Gastroenterol Hepatol 2001; 13: 941) effettuata nel 2001, si metteva in relazione la sindrome del colon irritabile con la presenza di una reazione di intolleranza al lattosio o di ipersensibilità al latte e come una corretta dieta su latte e derivati ha portato in alcuni casi alla completa risoluzione della patologia o comunque ad un notevole miglioramento in un significativo numero di casi. Alcuni consigli per favorire la salute del nostro intestino: – Mantenere una flora batterica simbiotica “buona” al fine di tenere sotto controllo la proliferazione di batteri nocivi, miceti, virus, parassiti ed esplicando numerose altre attività essenziali, tra cui la sintesi di alcune vitamine e la neutralizzazione di diverse sostanze cancerogene. E’ bene evitare di creare una situazione di disbiosi (sostituzione delle normali popolazioni batteriche benefiche da parte di altre dannose), che a sua volta rende sempre più difficile la digestione. I cibi mal digeriti infatti, in presenza di disbiosi, vanno incontro a fenomeni fermentativi e putrefattivi, che a loro volta provocano dolori e fanno nascere disturbi anche in altri distretti corporei. – Fare attenzione alla masticazione, e a mantenere una alimentazione corretta – Verificare la presenza di eventuali intolleranze alimentari, le intolleranze conducono velocemente a disbiosi, sono una delle principali cause di malassorbimento e possono provocare gravi lesioni alla mucosa intestinale. – Controllare le emozioni, Cervello e Apparato Gastrointestinale sono profondamente connessi dal punto di vista neurologico: stress, ansia, depressione e paura alterano le secrezioni del tratto gastrointestinale e portano al proliferare di batteri dannosi. Gli stress psico-emotivi influenzano anche la motilità della muscolatura intestinale, provocando diarrea o stipsi. Non dimentichiamoci poi che nell’ intestino sono prodotti molti neurotrasmettitori come ad esempio la serotonina (il “neurotrasmettitore che svolge un ruolo importante nella regolazione dell’umore, del sonno, della temperatura corporea, della sessualità e dell’appetito) in caso di disfunzionalità intestinale, la formazione di tale neurotrasmettitore ne risente e possono manifestarsi numerosi “disturbi”. – Controllare la stipsi, il transito del materiale fecale determina un incremento anche notevole della tossicità e del passaggio delle tossine attraverso la mucosa. E’ bene ricordare che al fine di migliorare la funzionalità intestinale è opportuno introdurre circa 30 grammi di fibra al dì ed è quindi indispensabile consumare cinque porzioni al giorno di frutta e verdura e utilizzare cibi non raffinati. Attenzione, però, assumere fibre senza aumentare l’apporto idrico può peggiorare la situazione. Quindi, il consiglio è bere circa 2 litri di acqua al giorno. L’acqua infatti viene assorbita maggiormente dal colon; quella che si trova nelle feci è soltanto una piccola parte. Per aumentare l’acqua nelle feci, e quindi renderle più soffici e più facili da espellere, bisogna aumentare anche la quantità di acqua ingerita. Un’azione congiunta di fibre ed acqua migliora di molto la progressione delle feci verso l’ano e rende meno difficoltosa e dolorosa la loro espulsione. – Attenzione ai farmaci l’uso prolungato di alcuni di essi tra cui antibiotici, certi antidepressivi, corticosteroidi, FANS ………….possono provocare disbiosi, e interferire con le funzioni della barriera intestinale rendendola più porosa al passaggio dall’intestino al resto dell’organismo di sostanze che normalmente non penetrano. In tal caso, oltre a una maggior quantità di tossine, entrano nell’organismo anche batteri e allergeni alimentari, che in primo luogo determinano un ulteriore sovraccarico epatico e una modificazione della risposta immunitaria.