Combattiamo la pressione alta con l’attività fisica e il buon umore
L'ipertensione arteriosa non dà sintomi, ma è la prima causa di mortalità al mondo, è associata a tantissime malattie...

Combattiamo la pressione alta con l’attività fisica e il buon umore
L’ipertensione arteriosa non dà sintomi, ma è la prima causa di mortalità al mondo, è associata a tantissime malattie – e conseguenti costi sanitari: danneggia cuore e arterie, aumentando il rischio di attacchi cardiaci, danneggia reni, vista, memoria; favorisce la disfunzione erettile a tante altre patologie. In Italia ne soffre un terzo della popolazione. Da un nuovo studio eseguito presso l’Istituto Cardiologico e Vascolare Henry Ford di Detroit, Michigan, emerge ancora una volta l’importanza dell’attività fisica nel determinare lo stato di salute. Sembrerebbe infatti che se si svolge regolarmente attività fisica le possibilità di sviluppare ipertensione sono molto più scarse.
Lo studio
I risultati
Ulteriori studi dovranno misurare quanto aumentare e diminuire l’attività fisica nel corso del tempo abbia un impatto sul rischio d’ipertensione, ma in ogni caso comunque aumentare i livelli di esercizio e di fitness protegge da molte malattie.
Come abbiamo preannunciato nel titolo anche il buon umore fa bene alla salute del cuore non a caso le nostre nonne affermavano “la malinconia porta la malattia”, ed è vero come dimostra lo studio pubblicato su Health behavior and policy review che dimostra come le persone più ottimiste hanno una probabilità doppia di avere un cuore sano rispetto a chi è pessimista e questa associazione rimane significativa anche quando si escludono le variabili socioeconomiche e quelle relative alla salute mentale. Lo studio ha preso in considerazione oltre 5 mila adulti (che partecipano a una più ampia ricerca chiamata Multi-ethnic study of atherosclerosis) di età compresa fra i 45 e gli 84 anni. Ognuno di loro è stato sottoposto a indagini che prevedevano l’analisi di sette parametri (pressione sanguigna, indice di massa corporea, glicemia a digiuno, colesterolemia, tipo di dieta, livello di attività fisica e abitudine al fumo) e una valutazione della salute mentale, del livello di ottimismo e dello stato fisico generale. E a seconda dei risultati veniva assegnato a ognuno un punteggio che andava da 0 a 14.
E’ stato quindi osservato che questo punteggio saliva di pari passo con i livelli di ottimismo e le persone più propense a vedere il lato positivo delle cose avevano una probabilità del 50-70 % in più rispetto agli altri di avere un cuore “sano”.
Gli ottimisti, risultavano avere:
– minori livelli di glucosio e di colesterolo nel sangue,
– si rivelavano più attivi fisicamente,
– presentavano un minore BMI (indice di massa corporea)
– avevano minori probabilità di essere fumatori.
Tutto ciò comporta una riduzione dei tassi di mortalità e fa riflettere sul modo di prevenire le malattie cardiovascolari che dovrebbe sempre prendere in considerazione anche quegli strumenti che possono migliorare il benessere psicologico.