Prevenzione influenza: la vitamina D

Da una recente ricerca ci sono alcuni cibi che potrebbero aiutarci ad evitare raffreddore , starnuti e tosse e sono quelli che contengono vitamina D....

Prevenzione influenza, non solo vitamina C ma anche D

 

Quando pensiamo all’inverno al raffreddore e all’influenza tra gli alimenti che ci viene spontaneo utilizzare troviamo gli agrumi ricchi di vitamina C, sostanza antiossidante nota per la sua attività immunostimolante, cioè di aiuto alle difese del sistema immunitario che nella stagione fredda vengono messe a dura prova. Questa vitamina la troviamo però anche in cavoli, cavolfiori (crucifere) e in verdure a foglia verde come lattuga e radicchio.
La famiglia delle crucifere o brassicacee,  in inverno è preziosa oltre che per il contenuto in vitamina C anche per il suo alto contenuto nutritivo, in accordo con le aumentate richieste energetiche date dal freddo, e per l’azione disintossicante e di aiuto al sistema immunitario.

Da una recente ricerca come abbiamo già accennato nel precedente articolo Prevenire l’influenza con il tè verdeci sono altri cibi che potrebbero aiutarci ad evitare raffreddore , starnuti e tosse e sono quelli che contengono vitamina D, ricordiamo che gli alimenti che ne sono più ricchi sono il pesce, le uova e i latticini.

E’ comunque piuttosto intuitivo pensare all’ effetto preventivo della vitamina D sulle infezioni virali già osservando  che le sindromi influenzali hanno un picco in inverno, quando la sintesi di vitamina D cutanea è debole. Un’altra conferma viene dal fatto che nei bambini con grave carenza di vitamina D la suscettibilità alle infezioni, soprattutto virali, si manifesta prima dei segni di rachitismo. La vitamina D non è solo un regolatore della formazione ossea, ma è anche un immuno-modulatore. Per esempio, induce nei monociti, nei neutrofili e in altre cellule immunitarie la produzione di proteine antimicrobiche. Il consiglio è quello di non trascurare la vitamina D, che tra l’altro sembrerebbe proteggere anche da malattie cardiovascolari, diabete, molti tipi di cancro e numerose patologie autoimmuni, a tale proposito rimandiamo alla lettura Vitamina D fonte di salute e benessere
I primi a dimostrare l’efficacia della Vitamina D per prevenire l’influenza sono stati i ricercatori dell’università del Colorado e del Massachusetts General Hospital di Boston. Gli scienziati hanno realizzato il più ampio studio mai eseguito in materia. Hanno misurato i livelli di vitamina D (per la precisione, di 25-idrossivitamina D) nel sangue di 19 mila adulti e adolescenti,  dalla ricerca è emerso che chi aveva più vitamina D nel sangue (oltre 30 nanogrammi/ml) aveva il 40 per cento in meno di possibilità di incappare in un’infezione virale delle vie respiratorie sia d’inverno, sia nel resto dell’anno. L’effetto della vitamina D era ancora più evidente in persone che avevano già patologie respiratorie, come asma o broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). Chi aveva bassi livelli di vitamina D rischiava di prendere raffreddori o influenza cinque volte di più degli altri.

I dubbi erano venuti notando che d’inverno, periodo tipico delle epidemie d’influenza, è anche un periodo a carenza di vitamina D per mancanza di sole. Da qui, l’ipotesi che a favorire l’ epidemia fosse un sistema immunitario piuttosto deficitario. L’effetto positivo del sole per le patologie respiratorie era già stato intuito in passato: non a caso, prima della scoperta degli antibiotici, la terapia elettiva per la tubercolosi era “la cura del sole”. Poiché l’esposizione alla luce solare stimola la formazione di vitamina D nella cute, viene naturale pensare al coinvolgimento di questa sostanza nel rafforzamento del sistema immunitario.

A proposito di tubercolosi riportiamo un interessante  studio pubblicato recentemente condotto su 300 persone Sudafricane (Paese in cui l’incidenza di tubercolosi è elevata), si è osservato che  bassi livelli di  vitamina D erano associati a un’aumentata suscettibilità alla tubercolosi. Quanto all’influenza e alle malattie di stagione, in un altro studio pubblicato dal British Journal of Nutrition, condotto nel Regno Unito su più di 6700 adulti, si è visto che più erano elevati i livelli di vitamina D, più basso era il rischio d’infezione.

Per quanto riguarda il fabbisogno di vitamina D è bene sapere che in condizioni normali l’esposizione alla luce solare è sufficiente a garantire livelli di vitamina D sufficienti. Il problema nasce in individui che non si espongono alla luce o che presentano richieste maggiorate di vitamina. Attenzione dosi elevate di vitamina D (250-1250 μg/die) possono provocare fenomeni di tossicità acuta o cronica con comparsa di nausea diarrea, ipercalciuria, ipercalcemia, poliuria. Generalmente ciò avviene allorché i livelli circolanti di vitamina D superano i 100 μg/ml. Per evitare ciò, è consigliabile non superare un’assunzione giornaliera di 50 μg/die.

Negli adulti l’apporto giornaliero deve essere di 10 µg/die. Comunque a meno che non siano costretti a rimanere a casa, non hanno bisognosi un apporto di vitamina D con la dieta.

Neonati: 10 µg/die.

Bambini da 1 a 3 anni: quando non hanno una buona esposizione al sole, si consiglia un apporto di vitamina D non inferiore a 10 µg/die.

Bambini oltre i 3 anni e adolescenti: essendo in una fase di rapido accrescimento, hanno una richiesta particolarmente elevata di vitamina D, che dovrebbero però riuscire a coprire con un’esposizione adeguata al sole. Nel caso di esposizione insufficiente, un’assunzione di 10 – 15 µg/die è comunque idonea a mantenere i livelli plasmatici ai valori desiderati.

Gravidanza e Allattamento: aumenta il fabbisogno di vitamina D, per l’aumentato utilizzo di calcio e fosfato nella mineralizzazione dello scheletro in crescita, sia nel feto che nel neonato. Si raccomandano 10 µg/die.

Anziani: sono un gruppo a rischio di carenza di vitamina D, sia per mancanza di esposizione alla luce solare, sia per la diminuita capacità di sintesi endogena legata all’avanzare dell’età. Si raccomandano 10 µg/die.

 

Riportiamo il contenuto di vitamina D di alcuni alimenti (µg/100 g)

 

Olio di fegato di merluzzo

210

Aringa

19

Tonno

16,3

Cernia, pesce spada, acciughe

11

Trota

10,6

Salmone

8,0

Acciughe sott’olio

5

Tonno sott’olio

4,9

Uovo tuorlo

4,9

Funghi porcini

3,1

Uovo intero

1,8

Carne di vitello magra

1,3

Burro

0,75

Formaggi

0,5 (media)

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