Infiammazione nemica del peso e del metabolismo

Una dieta anti-infiammazione non può prescindere da una valutazione delle ipersensibilità alimentari, che consentono di individuare il cibo che ne è maggiormente responsabile.

L’infiammazione combattiamola con la dieta GIUSTA

Lo stato infiammatorio cronico è uno stato patologico, che si verifica quando la risposta immunitaria va in tilt, ma non viene percepito dall’individuo. L’infiammazione silente è alla base di numerose patologie quali quelle cardiache, tumorali e degli stati di demenza. Da tempo sappiamo che la causa primaria di infiammazione è il grasso corporeo in eccesso, infatti numerosi sono gli studi su alimentazione bilanciata, omega-3, polifenoli e attività fisica che si occupano del legame tra nutrizione e infiammazione.

Di seguito cercheremo di approfondire la relazione tra infiammazione e perdita di peso:
Sappiamo che la causa primaria dell’infiammazione è la dieta, in particolare la combinazione di insulina in eccesso (indotta dalla dieta ad alto carico glicemico) insieme a consumo eccessivo di acidi grassi omega-6 che produce livelli eccessivi di ormoni pro-infiammatori ( eicosanoidi).
Tra gli effetti dell’aumento dell’infiammazione abbiamo un rallentamento del metabolismo, con conseguente insulino-resistenza che causa un aumento di immagazzinamento delle calorie in entrata sotto forma di grasso, e una ridotta capacità di bruciare le calorie per trasformarle in energia.
Ma non solo, alcuni cibi che favoriscono l’infiammazione agiscono anche sul senso di fame, favorendo l’assunzione di maggiori quantità di cibo.
Per diminuire l’infiammazione si consiglia di diminuire il consumo di cibi ricchi di grassi in particolare quelli che contengono olio di mais, olio di soia, olio di cartamo, ricordiamo che, anche se non si utilizzano direttamente, sono presenti in quasi tutti i cibi industriali, e assumere cibi ricchi di acidi grassi buoni omega-3 e omega-6 che troviamo nell’olio extra vergine d’oliva, i semi di lino, noci, salmone, pesce azzurro, edamame (fagioli di soia).
Prediligiamo alimenti con un basso carico glicemico, e aumentiamo le quantità di verdure non amidacee che favoriscono la diminuzione dei livelli di insulina, rendendo così più difficile la produzione di eicosanoidi infiammatori.
Cerchiamo di assumere tutti i giorni cibi colorati, che indicano la presenza di polifenoli, sostanze utili per il controllo dell’infiammazione e la lotta ai radicali liberi. In natura vi sono più di quattromila molecole di polifenoli, ma c’è un gruppo particolare, quello delle delfinidine, di eccezionale valore anti età. Si trovano nel vino rosso, nei mirtilli, ma soprattutto nelle bacche di maqui, che crescono in Patagonia.
Rispetto agli altri polifenoli sono più idrosolubili e hanno un sapore meno amaro, due proprietà che sembrano aumentare la capacità di attivare il famoso enzima della vita (definito AMP chinasi o AMPK). Le ricerche hanno dimostrato che l’estratto purificato di delfinidina ottenuto dalla bacca del maqui è assolutamente sicuro. Quanto più delfinidine si consumano, tanto più viene rallentato il processo di invecchiamento.

Tra gli alimenti ricchi di polifenoli ricordiamo: maqui, more, mirtilli, lamponi, fragole, tè nero, tè verde, cioccolata fondente, mele, spinaci, miele.
Una dieta anti-infiammazione non può prescindere da una valutazione delle ipersensibilità alimentari, che consentono di individuare il cibo che ne è maggiormente responsabile.
Una dieta che controlli l’infiammazione da cibo (intolleranze alimentari) consente anche di perdere peso, recuperando il proprio “peso ragionevole”, diminuendo soprattutto la massa grassa senza intaccare quella magra, che comporterebbe una diminuzione del metabolismo.
Concludiamo con uno studio della School of Medicine di Yale pubblicato su Nature Medicine che ha svelato i meccanismi che fanno sì che dieta e digiuno contrastino l’infiammazione.
I ricercatori hanno evidenziato che quando siamo a dieta o a digiuno l’organismo produce una sostanza in grado di bloccare una parte del sistema immunitario coinvolto in stati infiammatori associati a diverse condizioni e patologie come aterosclerosi, diabete di tipo 2 e patologie autoimmuni
Si tratta del β-idrossibutirrato (BHB) che inibisce l’ NLRP3 che fa parte di un insieme complesso di proteine che guidano la risposta infiammatoria in molte patologie, comprese diverse malattie autoimmuni. Il BHB è un metabolita prodotto in risposta al digiuno, all’esercizio fisico ad alta intensità, alla restrizione calorica, o alla pratica di una dieta chetogenica (a basso contenuto di carboidrati e alto di proteine e lipidi).
Questi studi sono importanti perché composti come il BHB potrebbero essere rilevanti contro molte malattie infiammatorie, e confermano che dieta ed esercizio fisico producono benefici anche attraverso meccanismi fino ad ora non ancora messi in evidenza.
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