Diabete: attenzione anche ai grassi
I risultati degli esami hanno dimostrato che un singolo “pasto” ad alto contenuto di grassi saturi riduce la capacità di azione dell’insulina sulle cellule

Non solo lo zucchero, ma anche i grassi animali possono favorire l’insorgenza del Diabete di tipo 2
Siamo abituati ad associare il Diabete ad un consumo eccessivo di zucchero, in realtà da recenti ricerche scientifiche è emerso che anche l’assunzione abbondante di grassi saturi, soprattutto cibi da fast food, aumenta il rischio di sviluppare diabete di tipo 2.
La prima ricerca, pubblicata sul Journal of Clinical Investigation da ricercatori del German Center for Diabetes Research, condanna soprattutto hamburger, patatine e cibi grassi: i medici hanno dato ad alcuni volontari un bicchiere di acqua o di una bevanda contenente grassi saturi in quantità analoga a quelli di un doppio cheeseburgeer col bacon e patatine fritte o di due pizze al salame, quindi hanno valutato la resistenza all’insulina e altri parametri metabolici.
I risultati degli esami hanno dimostrato che un singolo “pasto” ad alto contenuto di grassi saturi riduce la capacità di azione dell’insulina sulle cellule, e quindi peggiora il metabolismo del glucosio, favorendo una resistenza all’ormone che è il primo passo verso il diabete; ne risente anche il fegato che accumula immediatamente più grasso modificando anche il bilancio energetico.
I cambiamenti metabolici osservati sono simili a quelli tipici dei pazienti con diabete di tipo 2 o steatosi non alcolica, il “fegato grasso” che si associa anch’esso a un maggior pericolo di diabete.
Sono state inoltre analizzate le modificazioni del metabolismo nel fegato, nei muscoli e nel tessuto adiposo grazie alla risonanza magnetica, un metodo non invasivo ma preciso per “seguire” l’immagazzinamento di zucchero e grassi e valutare anche il metabolismo energetico delle cellule.
E’ emerso che la resistenza all’insulina indotta dai grassi ha portato a un incremento di zucchero nel fegato e una concomitante riduzione dell’assorbimento di glucosio nei muscoli, un meccanismo che porta a far salire la glicemia tipico del pre-diabete.
Nel tessuto adiposo è stato registrato anche un aumento della resistenza all’insulina che comporta un maggior rilascio di grassi nel sangue, che a sua volta peggiora la resistenza all’insulina; l’eccesso di grassi, può inoltre favorire la comparsa di steatosi epatica.
I soggetti sani possono gestire l’impatto del cibo ad alto contenuto di grassi sul metabolismo, ma una dieta regolarmente ricca di grassi saturi può costituire un vero problema e aumentare molto il rischio di diabete.
Queste valutazioni sono state confermate dai nuovi dati emersi dallo studio PREDIMED, pubblicati sull’American Journal of Clinical Nutrition: seguendo per quattro anni e mezzo oltre 3300 persone senza diabete ma ad alto rischio cardiovascolare.
I ricercatori hanno osservato che un elevato consumo di grassi saturi aumenta la probabilità di sviluppare un diabete di tipo 2; i grassi animali in particolare il burro sarebbero correlati a un maggior pericolo anche se con qualche eccezione, visto che per esempio lo yogurt intero sarebbe protettivo nei confronti del diabete.
Ancora una volta la dieta Mediterranea risulta sempre l’alimentazione più corretta per mantenersi in salute.
La raccomandazione principale è di sostituire i grassi saturi e quelli di derivazione animale, in particolare da carni rosse e conservate, con grassi vegetali di olio d’oliva e frutta secca.
Un’alimentazione ricca di frutta, verdura, legumi, cereali integrali, frutta secca e olio d’oliva che scarseggi di carni rosse e dolci è la migliore per ridurre il rischio di diabete.
L’ultimo studio a conferma delle tesi precedenti è quello della Harvard University di Boston pubblicato sul British Medical Journal: gli autori hanno esaminato 73mila donne e 42mila uomini, tutti operatori sanitari americani seguiti per 28 e 24 anni.
Analizzando le abitudini alimentari dei partecipanti (sani, senza malattie croniche) e valutando eventuali altri fattori di rischio (abitudine al fumo e all’alcol, attività fisica, uso frequente di farmaci), hanno concluso che l’assunzione di acidi grassi saturi è correlata a un aumento del rischio cardiovascolare, in particolare di infarto miocardico e ischemia coronarica (occlusione o restringimento delle arterie che portano sangue al cuore).