Dieta antiossidanti e infiammazione
Per poter stilare una dieta corretta bisogna ricordare che l'obesità è una patologia infiammatoria cronica e che bisogna prendere in considerazione il ruolo dell' infiammazione e in particolare della "infiammazione da cibo"

Dieta, antiossidanti e infiammazione
Per poter stilare una dieta corretta bisogna ricordare che l’obesità è una patologia infiammatoria cronica e che bisogna prendere in considerazione il ruolo dell’ infiammazione e in particolare della “infiammazione da cibo” cerchiamo quindi di capire meglio il legame infiammazione – dieta iniziando dalla definizione di “Infiammazione silenziosa” “The secret killer” Stipp D.Fortune 2003 Oct 27; 108,10112,114” Questo tipo di infiammazione interna ha una natura insidiosa ed è responsabile di diversi disturbi, la cui eziologia è dovuta principalmente a un inadeguato stile di vita determinato da una “cattiva alimentazione”, che comporta un costante aumento delle sostanze biochimiche pro-infiammatorie, oltre alla presenza di inquinanti ambientali.
L’infiammazione acuta è una risposta immediata e precoce a uno stimolo lesivo, è una reazione vascolare e cellulare al danno tissutale indipendentemente dal tipo di causa scatenante, l’infiammazione è il primo segnale di allerta che richiama in azione le cellule preposte alla sorveglianza e alla protezione, attivate per limitare il danno tissutale.
L’infiammazione cronica “il killer silenzioso” invece, richiede al sistema di difesa dell’organismo un cronico e continuo intervento di basso livello infiammatorio, che nel tempo, porta ad un vero e proprio esaurimento del sistema immunitario. In questo tipo di infiammazione non vi è la corretta progressione biochimica a cascata come avviene nell’infiammazione fisiologica, bensì ci sono reazioni caotiche che si ostacolano vicendevolmente. Perfino i tessuti stessi perdono la loro capacità di riconoscere le loro stesse cellule da quelle che non lo sono, identificandole come invasori e attaccandoli. Se questo processo perdura nel tempo, può causare grandi danni ad organi, vasi sanguigni e tessuti; perché innesca continuamente la risposta immunitaria, predisponendo nel tempo il terreno anche per malattie autoimmuni. Dopo questa premessa possiamo ora comprendere meglio cosa si intende per “infiammazione da cibo”, un argomento di notevole interesse nel campo immunologico e diagnostico: è ormai dimostrata l’esistenza di una vasta gamma di alimenti in grado di provocare nell’uomo un’infiammazione cronica di bassa intensità, che provoca una sintomatologia costituita da una serie di disturbi, talvolta anche gravi, di natura intestinale o extra intestinale, e che trova oggi una più precisa collocazione nell’infiammazione da cibo: consumare spesso gli stessi alimenti, sottopone le cellule intestinali al perpetuarsi di uno stimolo che può provocare uno stato infiammatorio.
Diversi studi scientifici evidenziano che alcuni cibi sono in grado di stimolare un particolare tipo di recettori che segnalano all’organismo la presenza di un pericolo (nel nostro caso il superamento di un livello di soglia dell’assunzione alimentare ripetuta) e manifestano la reazione infiammatoria, come una “luce di allarme” che dovrebbe spingere a cambiare comportamento alimentare.
Le sostanze infiammatorie (citochine) liberate dalle cellule immunitarie, nelle allergie scatenano una reazione contemporanea all’assunzione dell’alimento incriminato, nell’ infiammazione da cibo (ipersensibilità alimentari) i sintomi compariranno solo per assunzioni prolungate e ripetitive.
Ricordiamo i fattori che contribuiscono all’insorgere di un’infiammazione da cibo
- Stress: indebolisce il sistema immunitario
- Consumo eccessivo di cibo industriale: troppo ricco di conservanti e additivi
- Inquinamento: immette nell’ambiente sostanze allergizzanti
- Squilibrio della flora batterica intestinale
Tornando all’ infiammazione . . . . .
- Il passare degli anni ci mette lo zampino: il sistema immunitario perde colpi e si accumulano cellule senescenti, che producono mediatori infiammatori.
- Gli stili di vita, a prescindere dall’età, il fumo e gli eccessi di alcol che sono tossici.
- Troppe calorie e alcuni ingredienti dei cibi, come i grassi idrogenati, mandano in tilt l’equilibrio immunitario.
- L’infiammazione da cibo
La soluzione
Spesso basta migliorare lo stile di vita ovvero modificare l’alimentazione e cominciare a svolgere regolarmente attività fisica
Ricordiamoci inoltre che esistono cibi ad azione proinfiammatoria a tale proposito l’Harvard Medical School ha individuato sei cibi e categorie di cibi ad azione antinfiammatoria:
- pomodori;
- arance e frutti rossi;
- olio evo;
- frutta a guscio;
- verdure a foglia verde;
- pesce ricco di grassi buoni
La scelta ricade su questi alimenti perchè sono correlati alla riduzione dei marcatori dell’infiammazione; negli studi sulle popolazioni sono associati a un rischio minore di malattie, come quelle cardiovascolari; alcuni dei loro composti hanno mostrato negli esperimenti in laboratorio capacità antiossidanti.
La dieta mediterranea
Altro presidio è il regime antinfiammatorio per eccellenza, la dieta mediterranea. I suoi pilastri prevedono frutta e verdura, legumi, cereali integrali, olio extravergine per condire, pesce. Poca carne, preferibilmente bianca, consumo ponderato di uova e di formaggi. Interessante inoltre il ruolo del regno vegetale, la fibra, che noi non digeriamo ma che fa proliferare i batteri amici nel microbiota. Se hanno il sopravvento i germi pericolosi, l’intestino può diventare un focolaio di infiammazione. Ai microbi buoni piace anche l’amido resistente, cioè quella frazione di amido indigeribile che si forma per esempio quando gli amidi cotti si raffreddano.
Quali cibi evitare
Cinque le tipologie di alimenti da limitare, perché senza dubbio accelerano i processi infiammatori: cibi fritti, bibite zuccherate, carboidrati raffinati, strutto e margarine, carni lavorate come salumi e salsicce. In uno studio recentissimo su topi, i ricercatori hanno visto che il sistema immunitario degli animali risponde a una dieta a base di cibo spazzatura, con poche fibre e molti grassi, calorie e zuccheri, come se reagisse a un’infezione batterica. Nelle cellule immunitarie ci sarebbe una sorta di sensore junk food, che riconosce gli alimenti incriminati come pericolosi. I grassi “cattivi” innescano perfino infiammazione dei neuroni, con ripercussioni (a lungo termine) sul funzionamento del cervello.