Dieta, intolleranze alimentari, infiammazione

Abbiamo più volte preso in esame la sindrome metabolica come un importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari e metaboliche. Ricordiamo inoltre che a svolgere un ruolo fondamentale nello sviluppo della sindrome metabolica e le sue conseguenze cliniche è l'obesità viscerale.

Abbiamo più volte preso in esame la sindrome metabolica come un importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari e metaboliche. Ricordiamo inoltre che a svolgere un ruolo fondamentale  nello sviluppo della sindrome metabolica e le sue conseguenze cliniche è l’obesità viscerale. Per valutare se un soggetto ha un’eccessiva quantità di tessuto adiposo in sede viscerale è sufficiente un metro che ci permetterà di misurare la circonferenza della vita. Tale rilevazione è un indice della presenza di una quantità eccessiva di grasso a livello addominale che  si associa a patologie, come il diabete di tipo II, l’ipertensione arteriosa, la dislipidemia e le malattie cardiovascolari. E’ bene ricordare che questa misura viene considerata ancora più importante dell’indice di massa corporea BMI per predire i rischi legati all’obesità

Una persona ha un’eccessiva quantità di grasso addominale se la sua circonferenza vita è: 
negli uomini >94 cm
nelle donne >80 cm

 

Il tessuto adiposo come abbiamo già visto in un precedente articolo è oggi considerato un organo endocrino che secerne diversi fattori umorali tra cui le adipochine, esso inoltre produce citochine proinfiammatorie che nell’obesità contribuiscono a creare un livello di infiammazione di basso grado tipica della suddetta sindrome metabolica che è spesso associata a patologie croniche quali l’aterosclerosi.

Anche se è di ormai un decennio la definizione di obesità come malattia infiammatoria cronica correlata ad una condizione di basso grado di infiammazione. Ulteriori studi hanno dimostrato che l’obesità provoca una importante infiammazione cronica locale nel tessuto adiposo, e che le cellule del sistema immunitario, in particolare i macrofagi sono coinvolti nell’infiammazione del tessuto adiposo e conseguentemente in patologie di tipo  metabolico.

 

Macrofagi

Sono cellule mononucleate tissutali che appartengono al sistema dei fagociti. Essi svolgono un ruolo molto importante nelle risposte immunitarie, la loro funzione principale è la fagocitosi cioè la capacità di inglobare nel loro citoplasma particelle estranee, compresi i microrganismi, e di distruggerle. Secernono inoltre citochine ad attività proinfiammatoria e presentano l’antigene ai linfociti T-CD4.

 

Tuttavia, è solo in tempi relativamente recenti che si è evidenziata una maggiore infiltrazione dei macrofagi nonché un aumento del numero di essi nel tessuto adiposo degli individui obesi.

I macrofagi noltre, sono stati identificati come la fonte primaria di molte delle molecole infiammatorie circolanti che vengono rilevate negli obesi e che si ritiene siano responsabili  nello sviluppo di insulino-resistenza e nella progressione del diabete di tipo 2. Ci sono anche nuovi elementi che suggeriscono che i macrofagi inibiscono la differenziazione degli adipociti, che potrebbe condurre alla ipertrofia degli stessi adipociti ed alterata secrezione di adipochine.

Attualmente, non è chiaro ciò che provoca una maggiore infiltrazione dei macrofagi del tessuto adiposo in soggetti obesi ma le teorie più accreditate sono quelle di alterati segnali da parte degli adipociti, ridotta angiogenesi e locale ipossia delle cellule adipose.

In considerazione di tutto ciò non ci resta che confermare ancora una volta che una attenta valutazione dello stato infiammatorio generale potrebbe essere assai utile nel soggetto soprappeso od obeso che deve intraprendere un programma nutrizionale e/o dietologico finalizzato al calo ponderale.

L’identificazione quindi di eventuali intolleranze alimentari (sinonimo di uno stato infiammatorio generale a sua volta responsabile di resistenza insulinica) potrebbe rivelarsi un’arma fondamentale in tutti coloro che intraprendono una dieta

 

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