Dimagrire imparando a calcolare l’indice di qualità della dieta IQD
Dopo anni in cui si è ritenuto che per dimagrire fosse indispensabile contare le calorie finalmente è arrivata la notizia che per mantenersi in linea la qualità di ciò che si mangia è più importante del conteggio energetico dei vari nutrienti....

Impara a calcolare l’IQD
Dopo anni in cui si è ritenuto che per dimagrire fosse indispensabile contare le calorie finalmente arriva dal 7° Congresso regionale della Società italiana dell’obesità SIO, la notizia che per mantenersi in linea la qualità di ciò che si mangia è più importante del conteggio energetico dei vari nutrienti. In altre parole, non è importante quanto c’era dentro il piatto ma che cosa c’era.
Questa affermazione nasce da uno studio effettuato dai ricercatori dell’università “La Sapienza di Roma” che hanno confrontato i diari alimentari di 120 persone con stili alimentari molto diversi ma che assumevano quantità caloriche sovrapponibili e facevano più o meno la stessa quantità di esercizio fisico.
I gruppi erano:
- 30 vegani che assumevano 1970 calorie al giorno con indice di massa corporea con BMI =23,6
- 30 latto-ovo-vegetariani, che assumevano 2.174 calorie con BMI =22,9
- 30 magri onnivori che assumevano 2.020 calorie con BMI = 23,69
- 30 obesi onnivori che assumevano 2.140 calorie con BMI =37,9
Da questa ricerca è emerso che ci sono cibi ad alto rischio e che portano a ingrassare velocemente, come carboidrati, alcuni tipi di formaggi, zuccheri e grassi saturi ma anche alimenti che, affiancati ai primi, possono compensarne i danni, come fibre, verdure e cereali integrali.
Come si calcola l’indice di qualità della dieta ?
Apporto di glucidi (carboidrati e zuccheri non integrali) x apporto di acidi grassi saturi
IQD = _______________________________________
l’introito di fibre (cereali integrali, vegetali, frutta)
In sintesi le porzioni di cibi meno salutari vengono in parte ‘neutralizzate’ da quelli più leggeri e sani.
In conclusione a parità di calorie assunte ogni giorno dai diversi gruppi si evidenziano pesi decisamente differenti. Non è quindi solo l’introito calorico a determinare lo sviluppo dell’obesità e del sovrappeso, ma la tipologia del menù, è perciò indispensabile bilanciare i cibi contenenti grassi saturi o glucidi con le fibre; i piatti privi di fibre e verdure e ricchi di grassi saturi, in particolare le carni rosse, non solo fanno ingrassare, ma facilitano lo sviluppo di malattie correlate all’obesità. Parallelamente, quest’ultime seguono il medesimo andamento in rapporto alla qualità piuttosto che alla quantità del cibo”.
Dopo questa scoperta i ricercatori italiani hanno deciso di coinvolgere ancora più persone nella sperimentazione per raccogliere ulteriori conferme in modo tale da poter stabilire come impiegare al meglio il nuovo indice IQD e renderlo disponibile a tutti .
E’ bene osservare che sovrappeso e obesità rappresentano nel mondo il quinto principale rischio per la mortalità. Il numero di obesi nel mondo è quasi raddoppiato dal 1980 ad oggi. In Italia, il 33,1% della popolazione è in sovrappeso (41% degli uomini e 25,7% delle donne) e il 9,7% è obesa e sebbene l’obesità può dipendere da diversi fattori tra cui la predisposizione genetica ricordiamoci che un corretto stile di vita gioca un ruolo fondamentale.
Una indispensabile riflessione
Questa ricerca evidenzia quello che durante questi 20 anni di lavoro abbiamo sempre sostenuto non è importante quanto (inteso come puro calcolo delle calorie) ma quello che metto nel piatto e come gestisco i pasti durante la giornata.
Una dieta corretta prevede una sana abbondante colazione, rimandiamo per l’approfondimento ai numerosi articoli precedentemente scritti, e il bilanciamento dei singoli pasti con la giusta quota di carboidrati, meglio integrali, e proteine nonché un regolare consumo di frutta e verdura. Al di là di queste regole fondamentali, ancora prima dovremmo considerare che per ritrovare la propria forma fisica e dimagrire dobbiamo fare i conti con “l’infiammazione da cibo” ovvero la reattività che il nostro organismo ha nei confronti di alcuni alimenti e recuperare la tolleranza alimentare.
Poiché è ormai accertato che l’infiammazione in genere determina resistenza insulinica, una reazione alimentare che genera infiammazione (vedi ipersensibilità/intolleranze alimentari) innesca nell’organismo un processo infiammatorio che provoca l’ingrassamento. Lo scopo di una impostazione alimentare tesa a recuperare la tolleranza, è quello di ridurre il più possibile l’infiammazione determinata dal cibo a cui siamo intolleranti inviando segnali positivi di attivazione del metabolismo con conseguente perdita di peso e miglioramento della sensibilità all’insulina
In pratica
Per seguire una impostazione nutrizionale che favorisca il recupero della tolleranza alimentare controllando l’infiammazione, è necessario effettuare un test per la ricerca delle intolleranze alimentari (DRIA, Food Intollerance Test …) e una volta ottenuto il risultato seguire una dieta di rotazione sugli alimenti a cui si è intolleranti consentendo comunque alcuni pasti alla settimana di libertà alimentare, sia per aiutare il recupero della tolleranza, sia per rendere comunque un piacere il cammino per il recupero della propria forma fisica.