Disturbi alimentari: allarme donne

Disturbi alimentari: allarme donne. Il Ministero della Salute ha dedicato uno dei suoi Quaderni al fine di di fornire una guida sull'appropriatezza clinica, strutturale e operativa nella prevenzione, diagnosi e terapia dei disturbi dell'alimentazione.

Disturbi alimentari: allarme donne

Riportiamo i dati nel nuovo “Quaderno della salute” del ministero e una nuova interessante scoperta riguardante le cellule che regolano l’appetito. . . . .
Il fenomeno colpisce soprattutto la popolazione femminile e le più giovani.
I primi sintomi si manifestano infatti soprattutto tra i 15 e i 19 anni. Nei maschi l’incidenza è invece molto più bassa.
I disturbi alimentari come anoressia, bulimia, disturbo da alimentazione incontrollata (Bed) rappresentano certamente un fenomeno della nostra società. Un problema delicato che, tra l’altro è uno dei problemi di salute più comuni nei giovani, soprattutto nelle ragazze, nel nostro Paese come in tutti i Paesi occidentali. Ed ecco che il Ministero della Salute ha dedicato uno dei suoi Quaderni proprio al tema. Un documento, quello presentato dal Ministero che non vuole essere dedicato agli operatori, ma a tutti i cittadini. Obiettivo, oltre al focus sulla materia, è quello di fornire una guida sull’appropriatezza clinica, strutturale e operativa nella prevenzione, diagnosi e terapia dei disturbi dell’alimentazione. Nella popolazione generale di età maggiore di 18 anni e di sesso femminile sono stimati tassi di prevalenza lifetime dello 0,9% per l’anoressia nervosa, dell’1,5% per la bulimia nervosa e del 3,5% per il BED. L’incidenza dell’anoressia nervosa è stimata essere di almeno 8 nuovi casi per 100.000 donne in un anno (pari a circa 2.500 casi calcolati sull’intera popolazione femminile), mentre quella della bulimia nervosa è di almeno 12 nuovi casi per 100.000 donne (pari a circa 3.700 casi). Negli studi condotti su popolazioni cliniche, i maschi rappresentano tra il 5% e il 10% dei casi di anoressia nervosa, tra il 10% e il 15% dei casi di bulimia nervosa e tra il 30% e il 40% dei casi di BED. Pur essendo primariamente disturbi psichiatrici, i disturbi dell’alimentazione producono spesso complicanze fisiche anche serie, secondarie alla malnutrizione e/o ai comportamenti impropri messi in atto per ottenere il controllo sul peso e sulla forma del corpo. Le persone con anoressia nervosa, in particolare, hanno una mortalità tra le 5 e le 10 volte maggiore di quella delle persone sane della stessa età e sesso. Ma oltre ai problemi di salute, c’è la questione delle diagnosi e dei trattamenti. La maggior parte delle persone con disturbi dell’alimentazione non riceve una diagnosi e un trattamento adeguati. Molti casi arrivano all’osservazione clinica dopo una lunga storia di malattia, quando è più difficile ottenere una guarigione. Altro aspetto delicato, riguarda poi l’informazione degli utenti, soprattutto attraverso la rete on line.
“In rete” ci sono 150 mila siti con informazioni distorte e pericolose, non appropriate rispetto al singolo utente, che generalmente è un giovane. Se si scrive bulimia o anoressia su Google appaiono moltissimi siti inappropriati, con all’interno consigli su come aggirare i controlli della famiglia, come smettere di mangiare e come perdere peso E’ ovvio che è necessario intervenire in merito al problema e che serve un’operazione culturale e una prevenzione molto forte come evidenzia il Ministero della Salute.

I disturbi alimentari

L’anoressia nervosa si caratterizza per:

  • consistente perdita di peso corporeo;
  • intensa paura di ingrassare anche se si è sottopeso;
  • disturbi della propria immagine corporea.

La bulimia nervosa si caratterizza per:

  • ricorrenti episodi di abbuffate alimentari;
  • comportamenti di compenso volti a evitare l’aumento di peso, come il vomito autoindotto, l’uso improprio di lassativi o enteroclismi, l’uso improprio di diuretici, il digiuno protratto o l’esercizio fisico eccessivo;
  • stima di sé eccessivamente influenzata dalla forma e dal peso del corpo.

Il BED condivide con la bulimia nervosa gli episodi di abbuffate, ma non le pratiche di compenso volte a impedire l’aumento di peso, per cui i soggetti possono sviluppare una condizione di obesità.

A proposito di anoressia e bulimia riportiamo una nuova interessante scoperta sembra infatti che siano state scoperte le cellule che regolano l’appetito fino ad oggi la medicina sosteneva che le cellule nervose del cervello associate alla regolazione della fame fossero generate integralmente durante lo sviluppo dell’embrione all’interno del grembo materno e quindi che il loro numero fosse fisso per tutta la durata della vita. Alcuni scienziati hanno però constatato che in realtà la fame è associata a differenti cellule che risultano invece riproducibili. Lo studio, dei ricercatori della University of East Anglia, ha appurato l’esistenza di una popolazione di cellule staminali in grado di generare nuovi neuroni regolatori dell’appetito nel cervello. Le prime ricerche, pubblicate sul Journal of Neuroscience, sono state attuate su un gruppo sperimentale di roditori di età giovane e avanzata. Questa scoperta potrebbe rappresentare una soluzione significativa, e duratura, a tutta una serie di disturbi alimentari come l’obesità, la bulimia o l’anoressia. Gli scienziati hanno studiato l’ipotalamo, addetto alla regolazione dei cicli di sonno e veglia ma anche del consumo energetico e  dell’appetito (oltre che della sete e di molte altre funzioni biologiche fondamentali) ed hanno attuato una serie di tecniche di “mappatura del destino genetico”, metodo che permette di seguire lo sviluppo delle cellule staminali e delle cellule da esse derivate, ad intervalli di tempo desiderati, durante la vita di un animale.  I risultati hanno rivelato che una popolazione di cellule del cervello definita “taniciti” si comporta allo stesso modo delle cellule staminali riuscendo così a riprodursi. Grazie a questa intuizione il senso dell’appetito potrà essere modificato dato che non rappresenta, come si credeva, un’eredità genetica che ci portiamo dietro dalla nascita. La speranza è che, attraverso lo studio sui taniciti, si possa giungere alla commercializzazione di farmaci in grado di normalizzare le funzionalità legate ai neuroni incaricati di regolare l’appetito.

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