Disturbi del comportamento alimentare: il mese della prevenzione

Il 15 marzo 2022 e per tutto il mese, si celebra la Giornata nazionale contro i Disturbi dell’Alimentazione, conosciuta anche come Giornata del Fiocchetto Lilla.

Marzo, il mese della prevenzione dei Disturbi del Comportamento Alimentare

A cura di Lisa Lever,
Psicologa e Psicoterapeuta sistemico-relazionale

Il 15 marzo 2022 e per tutto il mese, si celebra la Giornata nazionale contro i Disturbi dell’Alimentazione, conosciuta anche come Giornata del Fiocchetto Lilla.

Alcuni dati …
Secondo i dati riportati dalla Società Italiana per lo Studio dei Disturbi del Comportamento Alimentare in una rassegna pubblicata alla fine del 2021, Anoressia, Bulimia, ma anche Binge Eating Disorder ( o Disturbo da Alimentazione Incontrollata) hanno subito un incremento del 30% per quel che riguarda i nuovi casi e del 50% di richieste in più di prime visite. Inoltre, l’età media dell’esordio di un disturbo del comportamento alimentare è scesa a 12 anni. Quella che è stata definita anche “un’epidemia dentro l’epidemia”.
Va considerato, tra l’altro, che questi dati sono principalmente raccolti da strutture afferenti al Servizio Sanitario Nazionale deputate alla cura di questi problemi e pertanto tendono ad essere sottostimati, poiché non riguardano, ad esempio, tutti coloro che si rivolgono a psicoterapeuti, nutrizionisti o dietisti sul canale privato, o che magari, pur esprimendo un forte disagio fisico e psicologico a causa di un rapporto complesso con il cibo, non arrivano all’attenzione dei servizi pubblici territoriali o ospedalieri.

Che cosa sono i disturbi alimentari?
“Specchio, specchio delle mie brame …”

L’Anoressia Nervosa e la Bulimia Nervosa sono tra i problemi alimentari più conosciuti, ma non sono gli unici “disturbi dell’alimentazione e della nutrizione” (DSM, 2013); esistono infatti molte altre forme riconosciute, come il Disturbo da evitamento o restrizione dell’assunzione di cibo, oppure sul fronte opposto il Binge Eating Disorder ( o Disturbo da Alimentazione Incontrollata).
Senza contare tutti quei comportamenti “sottosoglia”, che pur non appartenendo ad una delle sopra citate categorie, non dovrebbero comunque essere trascurati. Si pensi, ad esempio, a disturbi dell’immagine corporea, come la Vigoressia (conosciuta anche come “Anoressia Inversa”), caratterizzato dalla continua e ossessiva preoccupazione per la propria massa muscolare, l’allenamento, la massa magra, una dieta ipocalorica e iperproteica, nonché la tenuta atletica del corpo, anche a discapito della propria salute. Anche l’Ortoressia è considerato un disturbo alimentare, di cui soffre chi tende a porre un focus eccessivo su un’alimentazione sana, che si traduce in un comportamento ossessivo in cui avviene una restrizione progressiva degli alimenti considerati “non sani”, con il risultato di eliminare anche quelli utili al nostro organismo.

Quale origine dei disturbi alimentari ?
I disturbi del comportamento alimentare affondano le loro radici in motivazioni complesse e profonde, in cui spesso si intrecciano aspetti di varia natura: sono presenti fattori individuali (come, ad esempio, aspetti di perfezionismo, attenzione alla prestazione ed alla competizione, desiderio di avere “il controllo” sugli eventi, bassa autostima, insoddisfazione corporea, e così via..).
Inoltre, nei contesti familiari in cui si sviluppano dei problemi alimentari, si evidenziano spesso alcune caratteristiche specifiche, come ad esempio, un’ attenzione e valorizzazione verso aspetti legati al successo, all’ambizione, al “potere” ed alla volitività (percepirsi come “determinati” e valorizzare quest’aspetto).
Sono contesti affettivi e relazionali in cui spesso tende a prevalere la polarità “vincente/perdente” (Ugazio, 2013) nella definizione di sé e dell’altro: ad esempio, c’è chi si sente “fallito, incapace, perdente” e al contrario chi si sente “forte, capace, determinato a raggiungere gli obiettivi prefissati, vincente”. Tali vissuti tendono, di conseguenza, a scaturire emozioni come il senso di orgoglio (o, al contrario, di vergogna); in tali famiglie si riscontra di frequente una propensione al confronto con l’altro.
Non da ultimo, anche fattori sociali rischiano di avere una maggiore influenza in coloro che hanno già una bassa autostima; pensiamo, ad esempio, ad alcuni canoni di bellezza comunicati dai mass media.
Da un punto di vista storico – culturale, diversi autori, tra cui Ugazio (2013) hanno evidenziato come i disturbi della nutrizione possano essere riscontrati per lo più all’interno di società in cui il cibo è offerto in abbondanza, ma anche in cui la funzione tutoria e genitoriale è valorizzata.
Infatti, a tal proposito l’autrice scrive che “Solo nelle società dove il figlio assume un ruolo centrale e l’adulto acquista valore in rapporto al suo ruolo di genitore, il rifiuto [o l’abuso] di cibo diventa un comportamento provvisto di senso.” (Ugazio, 2013).

Cambiamenti nei disturbi alimentari negli ultimi anni
Prima ancora dell’avvento della pandemia alcune caratteristiche dei principali disturbi del comportamento alimentare stavano già mutando.
Ad esempio, ad oggi non è più necessario che sia presente l’amenorrea (interruzione del ciclo mestruale) per diagnosticare l’anoressia; tale aspetto non è più inserito tra i criteri diagnostici (DSM, 2013), proprio per includere target di età sempre più bassi (ad esempio, ragazzine prepuberi), donne in menopausa o che utilizzano la pillola anticoncezionale oppure ancora persone di sesso maschile, in aumento tra i casi.
Un’altra grande novità è che negli ultimi anni l’obesità è stata ufficialmente riconosciuta come un problema non più di natura soltanto fisica, ma anche e soprattutto di natura psicologica; il Disturbo da Alimentazione Incontrollata, infatti, entra a tutti gli effetti a far parte dei Disturbi del Comportamento Alimentare solo a partire dal 2013.

I disturbi alimentari al tempo del Covid – 19
Premessa la natura multi fattoriale dei disturbi del comportamento alimentare, ognuno di noi in qualche misura probabilmente ha subito, negli ultimi 2 anni, cambiamenti significativi nello stile di vita e nella propria quotidianità a tanti livelli.
Tra gli aspetti che possono fungere da “detonatori” di un disagio sul fronte corporeo ed alimentare, fino ad evolvere, in alcuni casi, in un problema vero e proprio, si evidenziano, ad esempio:
• la riduzione dell’attività fisica generale ed una maggior sedentarietà, ad esempio dovuta ad una maggior permanenza in casa, aspetto a volte amplificato da una maggior tendenza a “spiluccare” più frequentemente durante il giorno, con un diretto impatto sul corpo (che ingrassa ad esempio), modificando di conseguenza l’immagine che abbiamo di noi stessi ed aumentando quindi il senso di insoddisfazione corporea. 
• Sul fronte opposto, in alcuni casi, si assiste ad un aumento di un comportamento alimentare selettivo, soprattutto in bambini e adolescenti, ma non solo.
Una spiegazione psicologica plausibile, a tal proposito, può essere legata al fatto che le pesanti restrizioni durante il periodo di pandemia hanno aumentato in generale la sensazione di perdita di autoefficacia e soprattutto di controllo sulla nostra vita e sugli eventi.
Per “contrastare” queste sensazioni, è possibile che siano messi in atto dei “meccanismi controllanti” che, in apparenza, potrebbero fornire un sollievo temporaneo, generando vissuti rassicuranti (sempre apparenti) e restituendo la sensazione di avere un maggior “controllo” sulla nostra vita (es. “sono io che decido”), recuperando in tal modo un senso di “potere”, su di sé ma anche sull’altro.
• Un aumento del tempo trascorso sui PC, sugli smartphones, sui social.
Questo cambiamento in realtà è stato per molti, grandi e piccoli, una necessità (pensiamo all’aumento esponenziale dello smart working per gli adulti e della DAD per i più piccoli), forse spesso una costrizione.
Tuttavia, tra i rischi connessi si evidenzia l’aumento del divario tra il mondo “ideale” (rappresentato, ad esempio, dai messaggi comunicati da alcuni influencer) e il mondo “reale” (viene meno, il nfronto con i coetanei, con gli amici, con i contatti “reali” appunto). Parallelamente, l’aumento del tempo trascorso “online” favorisce un maggior accesso a strumenti e “soluzioni” che promettono di avvicinarti a dei canoni ideali (diete di ogni tipo, work – out, tutorial, e così via). Questo non significa che l’utilizzo dei social o degli “strumenti” in rete vada “demonizzato” di per sé; il focus non è sul “cosa” ma sul “come”.

• La drastica riduzione dei contatti sociali “reali”
Ovvero, “la nostra finestra sul mondo”.
Il gruppo rappresenta un luogo d’origine dell’identità, o per lo meno rappresenta una dimensione importante, soprattutto in alcune fasi di vita, nel contribuire a definire l’idea che abbiamo di noi stessi, ad esempio attraverso il confronto con l’altro. Ognuno di noi tende ad identificarsi con alcuni valori e norme di riferimento attraverso la scelta del gruppo, o dei gruppi, a cui scegliamo di appartenere. Ad esempio, accade che il senso di insicurezza venga “colmato” attraverso il senso di appartenenza ad un gruppo, come può essere il gruppo di amici che frequentiamo.
Non solo. Il mondo esterno, quello relazionale, spesso consente di “attutire” alcune dinamiche familiari e le conseguenti emozioni sperimentate.
• Maggiore focus sulle dinamiche familiari e, di conseguenza, sull’ intensità delle emozioni sperimentate.
I vissuti emotivi si amplificano, durante la convivenza forzata alcuni conflitti sono aumentati (nella coppia genitoriale, ad esempio, oppure nella relazione tra un genitore ed un figlio) e/o, al contrario, sono nate nuove “alleanze” tra qualcuno.
In generale, i confini relazionali e familiari, durante la pandemia, hanno spesso subito dei cambiamenti (ci siamo avvicinati di più ad alcuni… ma anche allontanati di più da altri… si pensi, ad esempio, a come sono cambiati alcuni rapporti con le famiglie estese o allargate).

Come intervenire?

I disturbi del comportamento alimentare rappresentano problemi complessi e multifattoriali che necessitano, affinché sia possibile affrontare definitivamente il problema, di un intervento multidisciplinare. Un approccio integrato consente, infatti, di affrontare le difficoltà sia su un piano corporeo concreto, attraverso un’indicazione dietetica specifica fornita da un professionista, sia su un piano psicologico attraverso un percorso di psicoterapia che permetta di indagare le cause, ma soprattutto con l’obiettivo di trovare “vie d’uscita” permanenti, offrendo nuove prospettive, sviluppando strategie e strumenti psicologicamente utili per contrastare il rapporto disfunzionale con il cibo e rinforzando le risorse del singolo, più spesso anche della famiglia.
Talvolta, risulta, inoltre, utile, anche un temporaneo supporto farmacologico.
Tra le raccomandazioni di valore scientifico in termini di trattamenti psicologici efficacy, il National Institute for Health and Clinical Excellence raccomanda l’utilizzo della terapia sistemico – familiare per il trattamento dei disturbi alimentari (NICE, 2004).
Seppur il modello sistemico relazionale faccia riferimento alla famiglia i terapeutici sistemici da tempo lavorano in setting individuali (Selvini Palazzoli & Viaro, 1988).
Ugazio (2006) ha ad esempio previsto l’utilizzo dei setting alternati pianificati, in cui un’iniziale fase di consultazione familiare, precede il lavoro terapeutico individuale, ad esempio nel caso di minori o giovani adulti che vivono in famiglia e manifestano i sintomi di un disturbo alimentare .