Fitoterapia: tisane, estratti, tinture madri. . . . .

DERIVATI DA DROGA ESSICCATA Tisane, infusi, decotti: droghe tagliate a pezzi più o meno grandi provenienti da una o diverse piante mescolate tra loro, essiccate e ridotte a pezzi più o meno piccoli mediante lavorazione meccanica;

Prima di iniziare la lettura del seguente articolo vi invitiamo a leggere:
Fitoterapia: facciamo chiarezza

DERIVATI DA DROGA ESSICCATA

  1. Tisane, infusi, decotti: droghe tagliate a pezzi più o meno grandi provenienti da una o diverse piante mescolate tra loro, essiccate e ridotte a pezzi più o meno piccoli mediante lavorazione meccanica; questi preparati consistono nel liquido risultante dall’infusione del composto in acqua calda, lasciato raffreddare e filtrato senza pressione tramite garza; composte da rimedio base, adiuvante e correttivo; si usano da 10 a 20 grammi di droga per preparare un litro di tisana, preparata per infusione o per decozione; sono prodotti molto diluiti e quindi dotati di una attività medicamentosa molto scarsa; non sono quindi titolabili e standardizzabili; per i decotti solitamente si utilizzano da due a cinque parti di pianta essiccata per preparare cento parti di decotto; questa metodica di preparazione male si presta con piante contenenti principi attivi volatili. Infusi, decotti e tisane sono preparazioni che vanno assunte subito o entro poche ore, poiché sono forme farmaceutiche facilmente deperibili; infatti, fermentano facilmente, compromettendo la struttura del fitocomplesso e quindi le caratteristiche curative del prodotto stesso. Inoltre, essendo forme farmaceutiche ottenute attraverso un’estrazione acquosa del fitocomplesso, la loro efficacia terapeutica è migliore solo se i costituenti del fitocomplesso, o almeno la maggior parte di essi, sono idrosolubili. È necessario anche considerare che l’infusione in acqua bollente può alterare i principi attivi eventualmente più termolabili presenti nella pianta, inficiandone così l’efficacia. Per questi motivi, tisane, infusi e decotti presentano un’azione curativa blanda.
  2. Polveri: droghe essiccate e finemente macinate. Quelle micronizzate subiscono successivamente la setacciatura, e si arriva così a ottenere una granulometria molto fine e uniforme; mentre quelle criofrantumate vengono preparate a –60 °C, col vantaggio di non causare termicamente alterazioni nel fitocomplesso; possono essere semplici (se contengono un solo componente) o composte (se ne contengono più di uno). Contengono principalmente sostanze inerti, in particolare cellulosa e lignine, per cui la quantità di fitocomplesso è piuttosto modesta (non oltre il 10% del peso del prodotto finito); per questo motivo non sono in genere titolabili e standardizzabili.
  3. Estratti fluidi: si realizzano attraverso la macerazione in determinate tempistiche in alcol etilico e acqua (grado alcolico compreso tra i 20 e i 60 gradi); l’alcol è in grado di estrarre la quasi totalità del fitocomplesso presente nella pianta di partenza. Il rapporto estratto/droga deve essere di 1:1; va assunto diluendolo in poca acqua non gasata a temperatura ambiente e tenuta in bocca per almeno un minuto, allo scopo di favorire l’assorbimento attraverso la mucosa della bocca; i principi attivi sono presenti ma diluiti nella soluzione idroalcolica, per cui il titolo è nettamente inferiore a quello richiesto dalla farmacopea.
  4. Estratti secchi: si ottengono quasi sempre per evaporazione (nebulizzazione) degli estratti fluidi o anche partendo da droga fresca; sono costituiti da puro fitocomplesso altamente concentrato e purificato; grazie all’elevata concentrazione e purezza, è possibile procedere alla titolazione, che permette di valutare la presenza e la quantità esatta del principio o dei principi attivi ricercati, consentendo la standardizzazione secondo la Farmacopea; sono utilizzati in quasi tutti gli studi clinici controllati presenti in letteratura; per questi motivi, l’estratto secco è considerato il prodotto fitoterapico migliore, con azione curativa ottimale.

DERIVATI DA DROGA FRESCA

  1. Tinture madri: macerazione in alcol etilico del tessuto vegetale fresco entro poche ore dalla sua raccolta (grado alcolico compreso tra i 50 e i 70° C); diluizione con alcol o acqua in rapporto 1:10; si assume diluendola in poca acqua e tenendola in bocca per almeno un minuto, allo scopo di favorire l’assorbimento attraverso la mucosa della bocca; il fitocomplesso presente in esse è completo, ma quantitativamente scarso, quindi non sono titolabili e standardizzabili.
  2. Macerati glicerinati: si preparano mettendo a macerare in una miscela di acqua (20%), alcol (30%) e glicerina (50%) le parti più giovani della pianta (le gemme, i giovani getti o le giovani radici) per determinati periodi di tempo; il liquido viene poi diluito con acqua, alcol e glicerina secondo la proporzione di nove parti di acqua, alcol e glicerina e una parte di estratto (si fa riferimento a quanto indicato nella Farmacopea francese); la modalità di assunzione è analoga a quella delle tinture madri; nonostante le diluizioni, hanno un’azione curativa discreta.
  3. Succhi: ottenuti per spremitura meccanica dei tessuti vegetali freschi a temperatura ambiente, rispettando piuttosto bene il fitocomplesso; sono commercializzati sottovuoto senza l’aggiunta di coloranti o conservanti, quindi si conservano poco una volta aperti; non avendo subito la procedura di essiccamento, non ci sono alterazioni enzimatiche di alcuni componenti; i succhi hanno un’azione curativa discreta.

OLI ESSENZIALI

Vengono prodotti per distillazione in corrente di vapore, pressione a freddo, estrazione iperbarica con CO2 ed estrazione con solventi; si ottiene una miscela di sostanze organiche altamente lipofile (penetrano significativamente nel sangue anche se usate per via esterna) e molto volatile, con un aroma caratteristico, penetrante e spesso piacevole. Gli oli essenziali sono tuttavia poco stabili e all’aria, alla luce e al calore si ossidano diventando scuri, più densi e di odore meno gradevole; sono poco solubili in acqua, ma solubili nei solventi quali alcol, etere, cloroformio e nei grassi come olio di mandorle, olio di oliva o di semi.
Recentemente sono stati messi a punto i cosiddetti “oli essenziali microincapsulati”, che si presentano come una polvere nella quale gli oli essenziali vengono fatti assorbire a particelle di materiali inerti, molto concentrati e quindi molto attivi dal punto di vista terapeutico, con una azione curativa ottimale. Sono però anche potenzialmente molto tossici se di scarsa purezza/qualità o se utilizzati in modo non corretto. Sono titolabili e standardizzabili; è generalmente più indicato l’uso esterno, mentre possono avere effetti collaterali soprattutto per uso interno.

 INDICAZIONI POSOLOGICHE GENERALI (TINTURE MADRI E MACERATI GLICERINATI)

Sono parametri imprescindibili da considerare prima di definire la posologia del fitomedicinale, al fine di adattare in modo specifico e soggettivo la terapia: il peso e l’età del soggetto, il tipo di problema da curare.
Nel soggetto adulto mediamente si utilizzano i seguenti dosaggi: tinture madri: dalle 30 alle 50 gocce al dì (ridurre nei bambini/ragazzi e anziani); macerati glicerici: si possono raggiungere dosaggi anche di 50-150 gocce al dì.
L’orario di somministrazione consigliato, in linea generale, può essere così differenziato per le diverse categorie:

  • al risveglio: depurativi, tonici, lassativi, diuretici, antinfiammatori;
  • lontano dai pasti: tonici, epatoprotettori, sedativi della tosse;
  • prima dei pasti: antiacidi, stimolanti della produzione di succhi gastrici, inibitori dell’appetito;
  • dopo i pasti: digestivi, spasmolitici, antifermentativi;
  • prima del riposo notturno: sedativi, fitoterapici mirati a curare problemi cardiologici e di circolazione.

L’etichetta delle fitomedicine deve fornire necessariamente alcune informazioni:

  • nome botanico latino della o delle piante utilizzate, seguito dal nome volgare nella lingua in uso nel Paese di vendita e famiglia botanica di appartenenza;
  • definizione da Farmacopea della droga, laddove possibile;
  • forma farmaceutica e sua quantità per capsula/compressa espressa in milligrammi;
  • nome del o dei principali principi attivi;
  • titolazione del o dei principali principi attivi;
  • posologia e modalità della somministrazione;
  • scadenza del prodotto.

In Europa il contesto legislativo che dovrebbe regolamentare il settore della Fitoterapia è carente e disordinato sia a livello nazionale che internazionale. La normativa europea prevede la presenza di:

  • specialità medicinali: secondo quanto previsto dalla Direttiva comunitaria 65/65/EEC, alcune con obbligo di ricetta medica, sperimentate con ricerche di qualità, sicurezza ed efficacia, registrate e dotate di Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC) rilasciata dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA);
  • medicinali vegetali tradizionali: previsti dalla Direttiva 2004/24/CE, per i quali non sono richieste prove di efficacia e, in virtù della loro composizione e scopo, sono destinati a essere adoperati senza controllo medico;
  • integratori: ovvero prodotti privi di valenza curativa o preventiva, anzi definiti “salutistici”, utilizzati come alimenti, cosmetici e supplementi dietetici, in qualità di prodotti erboristici.

Negli Stati Uniti, nel 1994, la Food & Drug Administration (FDA), su pressione delle lobby dei produttori di vitamine e di piante medicinali, ha emanato una legge (Dietary Supplement Health and Education Act, Public Law 103-417) che riconosce come integratori alimentari (dietary supplements) le piante e le erbe medicinali, le vitamine, i minerali e gli aminoacidi.

I prodotti fitoterapici, cioè preparati a base di erbe officinali, vengono considerati medicinali se rispondono alla definizione riportata nella Direttiva 65/65/EEC: “un prodotto medicinale è una sostanza o combinazione di sostanze che servono per trattare, alleviare o prevenire le malattie dell’uomo o dell’animale o possono essere somministrati all’uomo o agli animali a scopi diagnostici o al fine di ripristinare correggere o modificare le funzioni fisiologiche”. Quindi, i fitoterapici, in base alla Direttiva comunitaria 65/65/EEC, sono considerati medicinali a tutti gli effetti e possono essere commercializzati a condizione che soddisfino le seguenti proprietà:

  • sicurezza: alle dosi e nelle condizioni d’uso prescritte, i benefici previsti dalla loro somministrazione sono superiori ai rischi tossici;
  • efficacia: i benefici attesi dalla loro somministrazione sono dimostrati in una vasta popolazione di pazienti;
  • qualità: i componenti sono quelli dichiarati dal produttore (identità); tali ingredienti non devono contenere impurità in quantità superiori ai limiti prestabiliti (purezza) e la quantità di sostanza attiva contenuta deve essere tale da assicurare l’effetto terapeutico richiesto (potenza);
  • confezionamento ed etichettatura secondo le disposizioni vigenti nell’Unione Economica Europea (CEE); devono essere corredati delle informazioni descritte nella precedente sezione;
  • prescrizione e distribuzione da parte di personale competente, ovvero farmacisti e medici qualificati.

Infine, in Italia, oltre alle specialità medicinali a base di preparati vegetali registrate e dotate di Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC) rilasciata dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), la normativa autorizza i farmacisti ad allestire nei propri laboratori prodotti medicinali di origine vegetale, inclusi sia nella Farmacopea Italiana sia in quella Europea, noti con il nome di “prodotti galenici”:

  • quelli magistrali, preparati dietro specifica ricetta medica per uno specifico paziente;
  • quelli officinali, preparati in anticipo dal farmacista5;
  • quelli in scala ridotta, ossia un numero di preparati eseguibili dal farmacista ottenibili da una massa non più grande di 3.000 grammi di formulato.

Continua . . . . .

Tratto da Scienza e Natura al servizio della Salute