Dieta “DASH” i benefici
Confermati i benefici della dieta "DASH" (acronimo dall'inglese Dietary Approaches to Stop Hypertension)sponsorizzata dal governo Usa per prevenire le malattie cardiovascolari....

I Benefici della dieta “DASH”
Confermati i benefici della dieta ‘DASH’ (acronimo dall’inglese Dietary Approaches to Stop Hypertension)sponsorizzata dal governo Usa per prevenire le malattie cardiovascolari, le donne che hanno seguito per almeno 25 anni questo regime alimentare – che prevede svariate porzioni di frutta e verdura, carboidrati integrali e proteine da legumi e soia piuttosto che da carni -hanno il 24% in meno di probabilita’ di venire colpire da un infarto ed il 18% in meno di soffrire di un ictus.
Questo piano dietetico nasce soprattutto per il controllo dell’ipertensione, i valori ottimali sono intorno a 120/80, anche piccole variazioni in eccesso possono avere già qualche effetto collaterale, ricordiamo che l’ipertensione comporta un rischio di essere colpiti da infarto del miocardio doppio rispetto ai normotesi, mentre il rischio di ictus cerebrale sarebbe addirittura otto volte maggiore, inoltre l’ipertensione aumenta anche il rischio di altre gravi malattie come l’insufficienza renale, le arteriopatie degli arti inferiori e il danno oculare da retinopatia.
In America, vi furono ricerche chiave supportate dallo NHLBI (National Heart, Lung, and Blood Institute). Il primo studio, denominato DASH, analizzava l’influenza di ogni alimento sulla pressione sanguigna e scoprì che la pressione sanguigna veniva ridotta seguendo una dieta povera di grassi saturi e colesterolo, ed enfatizzando invece l’assunzione di frutta, verdura e prodotti a basso contenuto di grassi. Elaborarono quindi un piano dietetico, DASH per l’appunto, che prevedeva anche l’assunzione di prodotti a base di grano duro, pesce pollame e nocciole, mentre limitava la carne rossa, i dolci e le bevande zuccherate. Il piano era inoltre ricco di magnesio, potassio e calcio, oltre che di proteine e fibre.
Il progetto DASH pose a confronto 3 tipi di alimentazione diversi:
– 1 gruppo seguì le normali abitudini alimentari.
– il secondo gruppo si vede aumentare le quantità di frutta e verdura.
– il terzo gruppo dovette seguire il piano dietetico DASH.
I risultati mostrarono come sia il secondo che il terzo gruppo riuscirono a ridurre la pressione del sangue, ma nel caso della dieta DASH questo risultato era raggiunto in sole 2 settimane.
L’obiettivo principale della dieta Dash non era certo la perdita di peso ma il controllo dell’ipertensione attraverso l’alimentazione, ma si ottennero entrambe i risultati anche se per la perdita di peso è necessario controllare anche le quantità di cibo assunte.
Diversi studi avevano già concluso che la pressione cala limitando l’apporto di sale a non più di due grammi e mezzo di sale o sei di cloruro di sodio, il comune sale da cucina”.
Adesso ci chiediamo per controllare la pressione è sufficiente diminuire il sale o è meglio seguire la dieta DASH?
Proprio per rispondere a queste domande che il Dash-Sodium Group, coordinato dal Dipartimento di nutrizione della Scuola medica di Harvard, si è messo al lavoro su uno studio finanziato dal governo tramite il National Heart, Lung and Blood Institute e costato la bellezza di 11 milioni di dollari. Da settembre 1997 a tutto novembre 1999 sono stati raccolti in cinque centri di riferimento poco più di 400 uomini e donne francamente ipertesi o comunque con valori di pressione stabili sopra i 120/80 millimetri di mercurio. Dal protocollo sono stati esclusi i cardiopatici, i diabetici, gli iperlipidemici, i nefropatici, i bevitori eccessivi e i pazienti in terapia con antipertensivi o farmaci di altro genere attivi sulla pressione o sul metabolismo.
“La riduzione più consistente di pressione si è verificata nei soggetti che seguivano la dieta Dash abbinata all’apporto di sodio più basso, 1,5 grammi al giorno. La combinazione tra i due regimi ha fruttato una riduzione media della pressione sistolica di sette millimetri di mercurio nei non ipertesi e di oltre 11 mm/Hg negli ipertesi” precisa l’endocrinologo di Harvard. Ma dalla ricerca statunitense emergono anche altri dati interessanti. Uno di questi è che per ognuno dei tre valori crescenti di sale la pressione era più bassa in chi usava la Dash rispetto a chi non la seguiva: per esempio, ai livelli di sale attualmente raccomandati, 2,4 grammi al giorno, la dieta fa calare la pressione di altri preziosi 5 mm/Hg. “Le buone notizie riguardano anche chi non ha la voglia o il coraggio di mettersi a dieta aggiunge Sacks. I risultati ottenuti nel gruppo a dieta libera dimostrano che ridurre l’apporto di sale fa calare la pressione sistolica di quasi sette mm/Hg e la diastolica di 3,5 mm/Hg>. Ma non basta: più della metà della riduzione si verifica passando dal gradino intermedio a quello più basso di incremento del sale. “Inoltre, riducendo il sale la pressione scende sensibilmente anche in chi non è iperteso” puntualizza Sacks.
“Lo studio dimostra non solo il ruolo cardine della dieta nella prevenzione dell’ipertensione, ma anche quanto sia importante usare poco il sale, rinforzando le basi scientifiche per continuare a raccomandare a tutti i cittadini, ipertesi o no, di ridurre l’apporto di sale da cucina dai nove grammi giornalieri della media nazionale a meno di 4-5”.
“Ciò significa non solo scegliere attentamente quello che si mangia leggendo le informazioni nutrizionali stampate sulle confezioni, ma anche usare le spezie per insaporire le pietanze eliminando definitivamente il portasale dalla tavola imbandita”.