Infiammazione da cibo e peso
L'obesità si associa con l'infiammazione cronica di basso grado quando nell'organismo si viene a creare una condizione di bilancio energetico che supera i consumi si assiste a modificazioni morfologiche e metaboliche a livello del tessuto adiposo, maggior espressione di citochine ad azione pro-infiammatoria . . . . .

Infiammazione da cibo e peso
In Italia nel 2015 più di un terzo della popolazione adulta 35,3% era in sovrappeso e una persona su dieci era obesa 9,8% inoltre complessivamente il 45,1 %dei soggetti di età>18 anni era in eccesso ponderale
L’obesità si associa a una riduzione della aspettativa di vita che si è stimata essere di circa 6-7 anni ed è in gran parte dovuta alla maggior prevalenza delle malattie cardiovascolari L’eccesso di peso e l’aumento di tessuto adiposo viscerale, negli adolescenti sono fattori di rischio importanti per lo sviluppo di aterosclerosi nell’età adulta inoltre proprio nei giovani è maggiore l’impatto dell’obesità estrema sulla mortalità
La distribuzione del grasso corporeo
Si possono distinguere sul piano clinico due forme di obesità a seconda della localizzazione prevalente del tessuto adiposo nel corpo
GINOIDE distribuzione periferica in particolare al cingolo pelvico e alla radice delle cosce (grasso sottocutaneo)
ANDROIDE distribuzione prevalentemente centrale, localizzata cioè a livello addominale (grasso viscerale)
La distinzione tra percentuale di grasso sottocutaneo e viscerale ha un notevole significato clinico. Infatti l’obesità di tipo androide con eccesso di grasso viscerale risulta associata ad un’aumentata incidenza di complicanze quali il diabete, la sindrome metabolica, le dislipidemie, l’ipertensione arteriosa e la malattia coronarica. Le ragioni di tali associazioni morbose risiede nelle caratteristiche del tessuto adiposo viscerale che risulta metabolicamente molto attivo Infatti questo tessuto è sede di una intensa attività lipolitica che comporta un aumentato rilascio nella circolazione portale di acidi grassi liberi, i quali a livello epatico costituiscono il substrato per la sintesi dei trigliceridi
In condizioni normali circa il 5-10% degli acidi grassi liberi immessi nella vena porta (ha il compito quindi di convogliare al fegato il sangue proveniente dalla digestione intestinale e dalla milza) originano dalla lipolisi del grasso viscerale, ma quando questo è presente in eccesso, la percentuale aumenta fino al 50%
L’obesità si associa con l’infiammazione cronica di basso grado quando nell’organismo si viene a creare una condizione di bilancio energetico che supera i consumi si assiste a
- modificazioni morfologiche e metaboliche a livello del tessuto adiposo
- maggior espressione di citochine ad azione pro-infiammatoria quali Il-6 (una molecola proteica prodotta da vari tipi di cellule, in particolare da quelle immunocompetenti) e TNFα (una citochina coinvolta nell’infiammazione sistemica Il ruolo di questa citochina, prodotta principalmente dai macrofagi, è nella regolazione delle cellule del sistema immunitario).
- minor produzione di molecole antiinfiammatorie come l’adiponectina (secreta dalle nostre cellule adipose la sua produzione risponde solo ad alcuni stimoli, questa molecola induce un forte effetto lipolitico e di consumo dei grassi di deposito
- aumento delle concentrazioni sieriche di proteine della fase acuta
Si instaura quindi un quadro di infiammazione cronica di basso grado che sembrerebbe avere un ruolo fisiopatologico importante nello sviluppo e nella progressione delle complicanze legate all’obesità
Meccanismi responsabili
L’aumento del volume adipocitario dovuto all’accumulo di acidi grassi determina modificazioni tessutali del tessuto adiposo tali da determinare ipossia cellulare
gli adipociti producono e immettono in circolo alcune chemochine (citochine) che richiamano dal circolo periferico cellule infiammatorie come macrofagi e linfociti Si verifica così un’infiltrazione di cellule infiammatorie nel tessuto adiposo
Torniamo al concetto di infiammazione cronica sistemica di basso grado; detta anche il Killer silenzioso è una condizione patologica diffusa ed in continuo aumento nei paesi industrializzati, correlata allo stile di vita (pattern dietetico, sedentarietà, alterazione dei ritmi circadiani) e all’ inquinamento ambientale. Promuove numerose patologie tra le quali obesità, diabete tipo 2, aterosclerosi, neoplasie maligne e malattie neurodegenerative.
I fattori più importanti collegati con la sua insorgenza e conseguente progressione sono:
- l’eccessiva assunzione calorica
- l’acidosi metabolica latente
- l’eccessiva produzione di insulina
- la disbiosi intestinale e la carenza di fibre
- lo squilibrio omega 3 / omega 6
- la ridotta / assente attività fisica
- lo stress e l’alterazione dei ritmi biologici.
Dopo queste osservazioni è intuitivo comprendere che, considerato il ruolo dell’alimentazione nell’insorgenza dell’infiammazione di basso grado, risulta fondamentale iniziare a curare l’infiammazione attraverso il cibo, la dieta infatti gioca un ruolo significativo nella regolazione dei processi infiammatori.
Infine non sottovalutiamo il legame tra ipersensibilità alimentari e infiammazione che trova sempre più conferme, una dieta che controlli l’infiammazione da cibo (ipersensibilità alimentari) consente di perdere peso, recuperando il proprio “peso ragionevole”, diminuendo soprattutto la % di massa grassa senza intaccare quella magra, che comporterebbe una diminuzione del metabolismo. Essa permette inoltre di controllare lo sviluppo di sovrappeso e obesità, insulino-resistenza, diabete mellito e malattie cardiovascolari (aterosclerosi).
Cerchiamo quindi di controllare la nostra alimentazione seguendo un programma nutrizionale che controlli l’infiammazione da cibo e favorisca il recupero della tolleranza alimentare seguendo una dieta di rotazione; ovviamente associando il controllo della quantità e qualità degli alimenti al fine di impedire l’eccessiva produzione di insulina, la disbiosi intestinale e la carenza di fibre e svolgendo una regolare attività fisica.