Intolleranze alimentari: un aiuto al benessere intestinale
"La maggior parte delle malattie nascono nell'intestino". Il Dr. G. E. Crowle affermava: "Lo stato e il funzionamento del colon condizionano la salute del corpo"

Riassunto dell’intervento della Dott. Giovanna Perrone “Intolleranze Alimentari: un aiuto al benessere dell’intestino”, fatto in occasione dell’evento del 24 Ottobre 2008 organizzato da Sapore del Sapere presso la sede dell’Unione del Commercio di Milano Palazzo Castiglioni.
Video dell’intervista effettuata durante l’evento
“La maggior parte delle malattie nascono nell’intestino. Il Dr. G. E. Crowle affermava: “Lo stato e il funzionamento del colon condizionano la salute del corpo”
Le miriadi di minuscoli organismi che ci vivono da saprofiti, in simbiosi con l’organismo umano o animale, possono essere benefici o perturbatori, a seconda dello stato dell’ambiente intestinale”.
Un’igiene alimentare e generale non adeguata sia fisicamente che psicologicamente può comportare l’alterazione della salute intestinale e conseguentemente di tutto l’organismo.
Il benessere di ogni persona è infatti un perfetto gioco di equilibri, e dipende dal mantenimento delle funzioni intestinali di digestione e di assorbimento degli alimenti. Il mantenimento costante e regolare di questo delicato equilibrio permette ai bambini di crescere, agli adulti di rinnovare le energie e le strutture che si deteriorano e agli anziani di mantenersi in salute il più a lungo possibile.
Nell’intestino sono contenuti, soprattutto nell’ultima parte intestinale (grosso intestino), circa un chilo di batteri, la famosa flora batterica, presente in circa 400 specie diverse di batteri in equilibrio tra batteri “buoni” e batteri “cattivi”.
La maggior parte dei microrganismi si trova nel colon e si diversificano nei vari tratti dell’apparato gastrointestinale in base alla struttura anatomica, alle diverse motilità dei vari segmenti, alla temperatura, al pH e all’alimentazione.
I bambini allattati al seno rispetto a quelli allattati con biberon presentano una scomparsa più veloce di alcune popolazioni patogene causa di numerose patologie (escherichia coli, Enetrococchi, Clostridi, Bacterioides).
Dopo l’allattamento i due tipi di flora batterica tendono a diventare simili , fino a costituire la normale flora dell’uomo adulto.
In base al comportamento nei riguardi dell’ospite è possibile distinguere 3 gruppi microbici .
Eubiotici “buoni” = vivono in simbiosi con l’ospite e determinano il giusto equilibrio dell’ecosistema intestinale; sono Gram+ (Lactobacilli, Bifidobacteri, Streptococchi), acidificano l’ambiente ed hanno un’attività prevalentemente saccarolitica, ovvero attaccano i carboidrati con il processo fermentativo.
Potenzialmente dannosi = Proteus, Staphylococcus, Clostrium, Veillonella, Prevotella.
Potenzialmente patogeni = “possono” provocare patologie quando prendono il sopravvento su altre specie. Sono Gram – (Escherichia, Bacterioides, Enterobacteria, Enterococcus), alcalinizzano l’ambiente ed hanno una attività prevalentemente proteolitica: determinano la putrefazione delle proteine generando così sostanze tossiche.
Queste fazioni sono costantemente in lotta tra di loro, ma solo la prevalenza di quella buona (eubiotica) su quella cattiva (patogena) garantisce salute e benessere.
Lo stato fisiologico di equilibrio tra l’organismo e la flora batterica intestinale viene definito eubiosi. A causa di uso improprio e/o eccessivo di antibiotici, di importanti stress, interventi chirurgici o patologie intestinali, la flora batterica patogena può prendere il sopravvento su quella eubiotica. Si ha così quel fenomeno chiamato disbiosi, definita secondo ( Gebbers 1981) come l’insieme dei sintomi e dei disturbi funzionali gastroenterici che possono evolvere in malattie anche coinvolgenti organi o apparati distanti dal colon attraverso la semina linfogena microbica con blocco di MALT E GALT i cui principali effetti sono:
· Flatulenza
· Alvo alternante
· Diarrea mattutina
· Stanchezza, depressione, cambiamenti d’umore
· Colon sensibile alla palpazione
· Gengivite cronica e Gastrite cronica
· Eccessiva pienezza dopo i pasti
· Eruzioni cutanee
· Tendenza generale alle infiammazioni
Considerato che nel nostro intestino è localizzato circa l’80% del nostro sistema immunitario (GALT= Gut Associated Lymphoid Tissue), è facile comprendere quanto sia importante per la nostra salute che non si alteri la flora eubiotica. Proprio da questo legame con il sistema immunitario nasce la relazione tra benessere intestinale ed intolleranze alimentari.
Solo una flora batterica intestinale sana, ovvero in grado di stimolare le reazioni immunitarie, può salvaguardare l’efficacia del nostro sistema immunitario. Un suo deficit funzionale è spesso causa della comparsa di intolleranze alimentari che non fanno altro che aggravare i sintomi gastrointestinali e/o evidenziarne altri (anche generalizzati) correlabili alla presenza di una continua e persistente alterazione immunitaria e a un continuo perpetuarsi di uno stato infiammatorio.
Per parlare di intolleranze alimentari, bisogna prima distinguerle dalle reazioni allergiche.
Per allergia si intende una reazione immunologica a comparsa rapida e/o immediata, IgE mediata, che colpisce 1-2 persone su 10.
L’intolleranza è invece una reazione immunologica con tempi di reattività più lunghi rispetto all’allergia, che colpisce 5-6 persone su 10.
Le intolleranze alimentari sono la tendenza dell’organismo a sviluppare ipersensibilità ad un alimento e/o ad una sostanza contenuta in un alimento e può essere mediata o da meccanismi enzimatici o dal sistema immunitario.
L’ intolleranza al LATTOSIO è mediata da meccanismi enzimatici, e nello specifico è causata da un deficit dell’enzima lattasi (evidenziabile con il Breath-test) la cui attività è quella di scindere il disaccaride nei suoi due zuccheri semplici (glucosio e galattosio). Non venendo scisso, il lattosio rimane nell’intestino dove viene fermentato producendo idrogeno e provocando flatulenza, dolori addominali e diarrea. Tale sintomatologia è migliorabile mediante l’utilizzo di alcuni ceppi di PRObiotici (es. L. acidophilus, Bifidobacterium, L. bulgaricus e Streptococcus thermophilus) in quanto capaci di produrre una rilevante quantità di LATTASI (Beta-galattosidasi) necessaria per la scissione e quindi la digestione e l’assorbimento del lattosio.
La CELIACHIA o MORBO CELIACO è mediata da meccanismi immunitari, ed è un’intolleranza permanente e geneticamente determinata alla gliadina, sostanza proteica contenuta nel glutine, presente nell’avena, frumento, farro, kamut, orzo, segale, spelta e triticale.
La diagnosi viene effettuata con il dosaggio sierologico di degli anticorpi specifici:
AGA (anticorpi antigliadina di classe IgA e IgG),
EMA (anticorpi antiendomisio di classe IgA).
Antitransglutamidasi (dosaggio di anticorpi di classe IgA) .
Per la diagnosi definitiva di celiachia è indispensabile una biopsia dell’intestino tenue con il prelievo di un frammento di tessuto e la valutazione dell’esame istologico dal quale è possibile determinare l’atrofia dei villi intestinali
E’ importante notare che la crescita delle manifestazioni allergiche che non vengono confermate da un riscontro di aumento delle IgE ha fatto riflettere molti studiosi che fino a pochi anni orsono consideravano il fenomeno “allergico” legato esclusivamente alle IgE.
Nel 1991 il Prof. A.P. Kaplan (International Academy of Allergology and Clinical Immunology) scrisse su ACI News un’editoriale dal titolo: “Le allergie non allergiche”, sostenendo che le manifestazioni cliniche delle allergie sono estremamente variabili, e non si possono concepire solo come mediate da un meccanismo di tipo IgE; egli consigliò infatti, quando ci si trova di fronte ad un fenomeno di ipersensibilità, la necessità di vagliare l’intero sistema delle citochine e degli anticorpi dell’organismo.
L’intolleranza alimentare è un fenomeno legato alla stimolazione ripetuta nel tempo del sistema immunitario da parte di un alimento, di un allergene o di un conservante; possiamo dire che per l’evidenziarsi di una intolleranza alimentare vi è la necessità di un lento e progressivo “avvelenamento” dell’organismo, una continua stimolazione della sostanza irritante che porta alla formazione di cellule infiammatorie (citochine) che nel tempo determinano un sintomo; è quindi una PATOLOGIA DA ACCUMULO o DA IPERSTIMOLAZIONE.
Si tratta di un’alterazione della normale funzionalità intestinale che causa la comparsa di una intolleranza alimentare: l’intestino non assolve più alla sua funzione di “filtro” lasciando così passare macromolecole di tipo “non self” che vengono riconosciute come estranee dando luogo ad una serie di reazioni immunitarie atte a bloccare le sostanze stesse.
Si sviluppano così anticorpi che bloccano l’alimento in questione e si dispongono sulla superficie della mucosa intestinale in modo da proteggerlo da una eventuale reintroduzione dell’alimento.
Alla successiva introduzione del cibo in questione si avrà un’aggressione verso questo che, se troppo intensa o troppo protratta nel tempo, può essere in grado di determinare una vera e propria patologia.
L’intolleranza assomiglia quindi più a un lento avvelenamento più che a una reazione allergica.
Carsten Bindslev-Jensen e lo statunitense Hugh Sampson, hanno precisato che in una popolazione di soggetti che lamentavano reazioni al cibo, l’effettuazione di una prova di carico per tre giorni di fila comportava una risposta positiva nel 37% dei soggetti (contro il 2% che rispondono il primo giorno).
Questo significa che nel maggior numero dei casi le risposte agli alimenti sono risposte da ‘accumulo’, come se l’organismo patisse una sorta di lento avvelenamento che determina la comparsa di sintomatologia solo dopo il superamento di un determinato livello di soglia.
Nel Settembre 2003 al congresso mondiale di allergologia di Vancouver Hugh Sampson ha infatti segnalato l’esistenza ben definita di meccanismi immunologici non IgE-mediati, ma dovuti alla attivazione ripetuta delle cellule T-helper, che determinano una reattività ritardata.
Questi dati non fanno che riconfermare ciò che la clinica e la logica avevano già da anni ipotizzato: la possibilità di utilizzare delle diete di rotazione una arma importantissima a disposizione del medico al fine di effettuare una corretta terapia dietetica volta a favorire il recupero della tolleranza nei confronti dei cibi non tollerati ed evitare pericolose diete di eliminazione, utili solo in caso di allergia IgE-mediata, consentendo il rispetto della socialità e del piacere legati all’alimentazione mediante l’attuazione di una dieta di rotazione che preveda alcune giornate di alimentazione libera.
I risultati sono positivi, presentano un elevato grado di accettabilità e sono numerose le patologie che essendo correlabili ad una intolleranza alimentare ne possono trarre beneficio:
Patologie del Cavo orale: edema della lingua, delle labbra, del palato, della faringe, placche, afte.
Patologie dell’ Apparato gastro-intestinale: nausea, crampi, dispepsia postprandiale, diarrea, vomito, addominalgia, flatulenza e meteorismo, sindrome del colon irritabile.
Patologie della Cute: eruzioni cutanee, dermatiti, prurito, eczema, orticaria.
Patologie dell’ apparato Respiratorio: Riniti, sinusiti, bronchiti, asma, tosse faringite o laringite recidivanti, poliposi nasale e sinusale, respiro corto, edema della glottide, asma.
Altro: Sovrappeso,cefalea,cistiti, vaginiti, candidosi, cistiti abatteriche
Per mantenere il benessere intestinale bisogna:
• Aumentare il consumo quotidiano di fibre
• Consumare più frutta e verdura ogni giorno (4-5 porzioni)
• Ridurre i cibi raffinati e aumentare l’assunzione di cereali integrali biologici e legumi
• Ridurre il consumo di cibi e condimenti a elevato contenuto di grassi animali e ad alta densità energetica (insaccati, salumi, burro, strutto, formaggi fermentati, latte intero e derivati, dolci con creme)
• Assumere adeguate quantità di proteine (come definito dai L.A.R.N.)
• Preferire dolci fatti in casa (crostata di frutta, torta di mele) evitando cibi confezionati ricchi di grassi vegetali idrogenati
• Aumentare il consumo quotidiano di acqua: la quantità raccomandata è di 1 o 2 litri (più precisamente 30 ml/kg di peso corporeo) al giorno tenendo conto anche del clima.
• Identificare le intolleranze alimentari e seguire di conseguenza una adeguata dieta di rotazione
Alle corrette abitudini alimentari, per mantenere il nostro intestino in salute dobbiamo aggiungere il riequilibrio della flora intestinale attraverso l’integrazione con probiotici, prebiotici e simbionti.