Come insorgono le intolleranze alimentari

Le intolleranze alimentari (allergie alimentari ritardate) nascono quando si verifica un “allargamento” delle griglie di difesa dell’intestino.
Quando l’alimento intollerante giunge in contatto con la parete intestinale, si sviluppano una serie di reazioni che portano al rilascio locale di mediatori infiammatori, sostanze istaminosimili e cellule immunitarie dotate di memoria immunologica, giungendo alla fine alla diffusione in circolo di citochine (sostanze proinfiammatorie), portando allo sviluppo di una immunoflogosi a distanza. 

Si tratta quindi di un processo dovuto all’intervento di un complesso di citochine e cellule infiammatorie che porta alla comparsa di un fenomeno flogistico a partenza immunitaria. In questo processo non sembrano essere coinvolte IgE, ma altri tipi di anticorpi.
Da quanto detto possiamo affermare che la presenza di  ipersensibilità alimentare provoca una diminuzione della soglia infiammatoria dell’organismo che diventa perciò più reattivo ad ogni altro stimolo
Ogni organismo però presenta in se una capacità di adattamento e affinché vi sia la comparsa di un sintomo c’è bisogno che il nostro “stato infiammatorio” superi un livello soglia (limite al di sotto del quale generalmente non si avvertono dei sintomi restando ancora latenti).
Una volta superata la soglia basta una piccola quantità di allergene per slatentizzare un sintomo o una vera e propria patologia, quindi . . .
 
Le intolleranze alimentari nascono quando si verifica un “allargamento” delle griglie di difesa dell’intestino
 
Normalmente l’intestino agisce come un setaccio, lasciando passare solo le molecole utili; dopo alcune malattie, interventi chirurgici, trattamenti antibiotici e/o cortisonici il “filtro” intestinale presenta dei punti di passaggio e attraverso essi possono insinuarsi microparticelle costituenti gli alimenti che sensibilizzano l’organismo provocando la comparsa di una intolleranza alimentare.
Si inizia quindi a capire come il nostro intestino sia fondamentale non solo per consentire l’assorbire delle sostanze nutritive ma anche per prevenire molte patologie. E’ quando l’intestino non assolve più alla sua funzione di “filtro” che possono passare macromolecole di tipo “non self” che l’organismo riconosce come estranee innescando l’avvio di reazioni immunitarie atte a bloccare le sostanze stesse.
Si sviluppano così anticorpi che bloccano l’alimento in questione e si dispongono sulla superficie della mucosa intestinale in modo da proteggerlo da una eventuale reintroduzione dell’alimento.
Alla successiva introduzione del cibo in questione si avrà un’aggressione verso questo che, se troppo intensa o protratta nel tempo, può essere in grado di determinare una vera e propria patologia.
Non deve quindi stupire che a qualunque età si possa sviluppare una intolleranza alimentare; infatti . . .
 
E’ possibile diventare intolleranti a qualunque età oppure esserlo da sempre ma manifestare i sintomi solo in alcuni periodi della vita
 
Le conseguenze dipenderanno dalla velocità con la quale verrà ristabilita la “chiusura” della barriera epiteliale dell’intestino e dalla immunogenicità del soggetto stesso (predisposizione e/o  tendenza a sviluppare reazioni immunologiche avverse agli antigeni alimentari).
Il contatto con un alimento per cui esista intolleranza è una specie di lento e graduale “avvelenamento” . . . l’intolleranza  alimentare dipende quindi da uno stimolo ripetuto nel tempo, e gli effetti sono di tipo immunologico, non IgE dipendenti.
Nella pratica, l’organismo riconosce immediatamente l’alimento e tenta di “tenerlo sotto controllo”; quando viene superata la soglia di tolleranza, compare il sintomo.
Dunque l’intolleranza si verifica per accumulo di stimoli immunologici provocati dalla continua assunzione di un alimento, non è quindi visibile un rapporto causa/effetto inequivocabile e ravvicinato nel tempo.
A questo punto è abbastanza facile ipotizzare l’enorme influenza che una intolleranza alimentare può avere sullo stato di salute di un organismo, e quindi nell’essere causa dei sintomi o patologie come . . .
colon irritabile, difficoltà digestiva, meteorismo intestinale, cefalea, dermatiti, eruzione cutanea, cistite o vaginite, rinite e rinorrea, alcune forma di asma, nonché le difficoltà a mantenere stabile il peso o il sovrappeso e/o l’obesità.

Intolleranza e/o Allergia ?

Quando l’organismo viene in contatto con una sostanza allergizzante produce anticorpi, immunoglobuline di tipo E (IgE). Quando lo stesso organismo viene nuovamente in contatto con tale allergene si ha immediata e violenta reazione del sistema immunitario che esita nella lisi di cellule (mastociti) con liberazione di istamina, sostanza che è alla base di sintomi come prurito cutaneo, asma, difficoltà respiratoria, starnuti, eruzione cutanea, congiuntivite e rinite . . .

Ogni altro fenomeno non correlabile alle IgE viene ritenuto non allergico, e spesso la mancanza di questi anticorpi in un soggetto che lamenti una sintomatologia “allergica” viene considerata impossibile.

E’ fondamentale quindi considerare queste possibilità in quanto, cercare di comprendere sintomi connessi con la presenza di una intolleranza alimentare solo mediante lo studio delle IgE può risultare nullo e molto frustrante. In pratica di fronte ad una ipersensibilità alimentare non IgE mediata (con sintomi identici a quelli di una allergia) può capitare che il paziente si senta dire che tutti i test allergologici sono negativi. Questo vuol solo dire che non si sono evidenziate IgE specifiche, tanto è vero che . . .

ESSERE NEGATIVI AI TEST ALLERGOLOGICI NON ESCLUDE LA POSSIBILITA’ DI ESSERE INTOLLERANTI AGLI ALIMENTI TESTATI
. . . infatti altri tipi di anticorpi potrebbero comunque determinare una reazione all’alimento.

Una significativa citazione dal manuale del test DRIA

“il vero ruolo dell’allergologia …è quello, molto più impegnativo, di ricercare le possibili cause delle allergie, comprese le fonti industriali e ambientali; di capire i meccanismi delle infiammazioni, non solo allergiche…; di studiare le complesse relazioni fra allergia, sistema immunitario e sistema psichico; e infine di elaborare approcci diversificati alle terapie antiallergiche.”

Alain L. De Weck, “Does Allergology Still Have a Future?” ACI News, 1992 (editoriale)

Con il passare degli anni l’aumento delle manifestazioni allergiche che non venivano confermate da un aumento delle IgE fece riflettere molti studiosi che fino a pochi anni or sono consideravano i “sintomi e le patologie allergiche” legate esclusivamente alla presenza di un valore elevato di IgE.  Nel 1991 il Prof. A. P. Kaplan (International Academy of Allergy and Clinical immunology), scrisse un articolo dal titolo “Le allergie non allergiche”. In questo articolo evidenziava l’esistenza di molti fenomeni “simil-allergici” in cui non è possibile identificare IgE; Kaplan asserì quindi la necessità di considerare l’esistenza di ipersensibilità dovute alla risposta del sistema immunitario anche se non dipendenti dalle immunglobuline E (IgE).

Tra le allergie (che dipendono dagli anticorpi IgE) e i fenomeni di Intolleranza alimentare (causate dall’intervento di altre cellule del sistema immunitario o di altri anticorpi), esistono alcune differenze:  -le allergie sono in genere a insorgenza immediata,  -le intolleranze alimentari sono invece più lente e insorgono dopo lunghi periodi di continua introduzione dell’alimento e quindi di stimolazione del sistema immunitario.

Quindi l’introduzione di un alimento a cui si è intolleranti determina il prodursi di uno stato infiammatorio che dopo aver superato il livello massimo di tolleranza soggettiva determina la comparsa dei sintomi della malattia. In pratica, l’organismo riconosce subito la sostanza “fastidiosa”, per qualche tempo cerca di compensare tale stimolazione, fino a quando il perdurare di tale stimolazione determina l’evidenziarsi del sintomo.