Cefalea . . . . . uno studio osservazionale

Cefalea . . . . . uno studio osservazionale
La Cefalea…… e le intolleranze alimentari
La cefalea (il “mal di testa”) è un disturbo doloroso del capo faccia e collo, originata da una serie di eventi che generano una sorta di iperalgesia (periferica) del distretto trigemino-vascolare, seguita nel tempo da fenomeni di sensibilizzazione centrale. Dal 70 all’80% della popolazione generale lamenta nel corso di un anno un attacco di cefalea.
Tutti noi almeno una volta nella vita abbiamo provato, il più comunemente chiamato mal di testa, e spesso lo abbiamo considerato solo come una conseguenza di abitudini di vita errate, stress fumo o eccessiva concentrazione mentale.
Allo stato attuale delle conoscenze, nessuna indagine ha valore di test diagnostico per le cefalee, le indagini strumentali sono finalizzate all’esclusione di patologie neurologiche più gravi. Quasi sempre infatti la diagnosi è clinica e basata su una accurata raccolta anamnestica.
Le cefalee vengono distinte
- in primarie (non legate a una causa organica specifica) circa 90%
- secondarie (sostenute da una causa organica)
Tra le Cefalee primarie ricordiamo
Emicrania – E’ una patologia che comprende oltre al dolore al capo, una sintomatologia neurovegetativa ed un coinvolgimento emotivo-affettivo: si manifesta con attacchi che possono andare da frequenze sporadiche (uno al mese) a frequenze elevate (1-2 attacchi a settimana) Nella maggior parte delle emicranie il dolore è spesso pulsante, sincrono con il polso e può cambiare di sede, c’è nausea e spesso vomito, fotofobia e fonofobia, aggravamento con l’attività fisica. L’emicrania è caratterizzata da attacchi di dolore moderato o forte e deve includere una delle seguenti caratteristiche: dolore in un solo lato della testa, senso di nausea, fotofobia e fonofobia o dolore che peggiora col movimento. I sintomi e la loro durata variano considerevolmente da paziente a paziente, da un attacco all’altro.
L’emicrania complessa o emicrania con aura è preceduta da un insieme di sintomi specifici chiamati aura, che comunemente si manifestano con disturbi di tipo visivo (scotomi positivi scintillanti, a forma di C); sensitivo (parestesie); o del linguaggio (disfagia, disartria, parafasie) La cefalea si presenta dopo la scomparsa dell’aura.
L’emicrania comune o emicrania senza aura, al contrario, non presenta questa caratteristica.
Gli altri due tipi di emicrania sono il mal di testa vascolare e il mal di testa a grappolo.
Cefalea muscolo-tensiva – E’ la forma più frequente di cefalea, dovuta a una infiammazione, contrattura o compressione di muscoli extracranici e cervicali.
Si stima che circa 2/3 delle persone siano affetti da questo tipo di cefalea, raramente la cefalea tensiva assume un decorso cronico. Gli episodi si caratterizzano per un dolore della durata variabile da 30 minuti a 7 giorni e con almeno due delle seguenti caratteristiche: localizzazione bilaterale, qualità oppressiva-compressiva, intensità media-moderata, non aggravato dall’attività fisica. E’ spesso presente un dolore alla palpazione della muscolatura pericranica. Devono inoltre essere assenti sia nausea che vomito e può essere presente fotofobia o fotofobia.
Cefalea a grappolo – Definita un tempo come cefalea istaminica di Horton viene riconosciuta per l’inizio improvviso e la ripetizione dei sintomi per settimane o mesi, con periodi di remissione più o meno lunghi Tale cefalea si caratterizza per la comparsa di un dolore violento, strettamente unilaterale,nella zona orbito frontale ed irradiato alla nuca della durata di 15-180 minuti se non trattato. Questa forma di cefalea è associata ad almeno un sintomo fra i seguenti: congestione nasale rinorrea edema periorbitario sudorazione facciale e della fronte, miosi e/o ptosi, senso di irrequietezza e di agitazione; in circa il 20% dei casi sono riportate fotofobia e nausea.
Se queste cefalee primitive diventano croniche, diventa difficile distinguerne l’origine, poiché spesso in questi casi diventano miste (tensionale, a grappolo, emicrania “trasformata”).
Ci sono poi le cefalee secondarie:
- Post-traumatiche
- Vascolari
- Infiammatorie
- Tumorali o da ipertensione endocranica
- Da lesioni extracraniche
Per quanto riguarda la terapia, dobbiamo distinguere tra un trattamento preventivo teso a diradare o annullare la ricorrenza della crisi, ed un trattamento curativo della singola crisi teso ad inibire il dolore o attenuarne la gravità.
Possono esserci fattori esogeni come stress, fumo, sforzi fisici, o endogeni, malattie intercorrenti, trattamento estroprogestinico, mestruazioni, o dietetici, cioccolato, vini rossi, latticini, farinacei, che scatenano un attacco, quindi sarebbe utile una precisa analisi dello stile di vita del soggetto per identificarli ed eliminarli o correggerli.
Ci sono anche alcuni farmaci in grado di scatenare un attacco, come per esempio quelli che liberano serotonina, o quelli che inducono vasodilatazione.
Esiste una correlazione cefalea-intolleranza alimentare?
Per quanto riguarda la valutazione sul campo ci siamo chieste:
Esiste una correlazione con le intolleranze alimentari? Se sì, quali sono le intolleranze più frequentemente implicate?
Siamo quindi andate a verificare la frequenza reale degli episodi di cefalea in una casistica di 1352 pazienti che si sono presentati presso il nostro Studio Medico.
Numero totale dei pazienti
N° Totale pz |
N° pz con cefalea |
N° pz con talvolta cefalea |
N° pz senza cefalea |
|
Totali |
1352 (100%) |
580 (42,9%) |
67 (5%) |
705 (52,1%) |
M/F |
362/990 |
101/479 |
20/47 |
241/464 |
Si può facilmente evidenziare che il 42,9% di cui 101 maschi (7,5%) e 479 femmine (35,4%) dei pazienti venuti alla nostra osservazione soffrivano o avevano sofferto di cefalea. Solo il 5% ovvero 67 pazienti (20 maschi e 47 femmine) riferirono talvolta la comparsa di episodi di cefalea.
A questo punto siamo andati a verificare quali fossero le intolleranze più frequentemente riscontrate. Abbiamo subito osservato che le intolleranze più frequenti erano quelle riferite al lievito di birra e alla categoria dei latticini in genere. Tali osservazioni confermano le affermazioni riportate dalla letteratura.
Più precisamente nei 580 pazienti che presentavano episodi di cefalea si può facilmente osservare come l’intolleranza al latte rappresenti il 14,4% delle intolleranze alimentari riscontrate, il formaggio grana l’8,44% ed il burro il 4,06%. La somma per la logica del gruppo alimentare porta nei pazienti con cefalea ad una frequenza di intolleranza alimentare al latte e derivati pari al 26,55%; seconda in percentuale risulta essere l’intolleranza al lievito di birra con una frequenza del 12.07%.
Alimento | N° Intolleranze | Tot. Intolleranze | % |
Latte + formaggio grana+burro | 228 28/20 + 137 14/23 + 66 9/57 | 431 51/380 | 26,55 3,14/23,41 |
Farina bianca +frumento integrale | 31 3/28 + 38 8/30 | 69 11/58 | 4,25 0,67/3,57 |
Soia+lecitina di soia | 8 3/5 + 10 8/2 | 18 11/7 | 1,10 0.67/0.43 |
Carne suina+Insaccati | 46 11/35 + 10 8/2 | 56 19/37 | 3,45 1,17/2,27 |
Lievito di birra + lievito chimico | 196 36/160 + 1 1/10 | 197 37/160 | 12,13 2,27/9,85 |
Riassumendo:
Le intolleranze alimentari svolgono un’azione subliminale, cioè non immediatamente evidente, ma cronicamente ripetuta e possono quindi giustificare una sintomatologia subdola all’inizio, che può peggiorare nel corso del tempo. Questa situazione determina nell’organismo il progressivo instaurarsi di un importante processo infiammatorio apparentemente immotivato che si manifesta in sede diversa da quella intestinale e che può creare disturbi e malattia anche di notevole importanza. Inoltre, molte persone che non sono malate in modo specifico, ma soffrono di persistenti disagi e disturbi di cui non riescono a venire a capo, possono essere intolleranti ai cibi;
E’ importante ricordare inoltre che le intolleranze alimentari si possono curare efficacemente anche solo attraverso alcuni cambiamenti dietetici (dieta di rotazione). Il tempo necessario per ristabilire l’equilibrio dell’organismo è variabile da persona a persona, ma nella maggior parte dei casi si può gradualmente riportare l’alimentazione a un livello di normalità nel corso di qualche mese. E’ importante comunque che gli ipersensibili agli alimenti ricordino questa loro condizione ed evitino di tornare a mangiare “tutto” ogni giorno. La varietà nell’alimentazione e la conoscenza della composizione dei cibi rimangono i punti fondamentali per evitare di riammalarsi.
Concludendo è possibile evidenziare un’importante correlazione fra la frequenza di intolleranza alimentare rivolta ai latticini ed episodi di cefalea(vedi tabella). Questo dato è particolarmente evidente ed importante per il sesso femminile.
E’ chiaro che una dieta di rotazione rispettosa delle intolleranze riscontrate potrà nel tempo eliminare o almeno migliorare la sintomatologia legata agli episodi di cefalea.
E’ bene inoltre ricordare che attraverso una dieta individualizzata e nel rispetto del piacere del cibo, la guarigione risulta essere anche un modo per comprendere che ogni individuo, se è messo nelle condizioni di capire il proprio funzionamento, è anche in grado di migliorarsi in modo autonomo. Questo valorizza finalmente l’immenso potenziale di guarigione che ogni individuo ha dentro di sè e che troppo spesso viene dimenticato.