Altri test per la ricerca delle intolleranze alimentari

Altri test per la ricerca delle intolleranze alimentari
Dopo aver parlato del TEST DRIA, del Food Intolerance Test delle metodiche e delle loro caratteristiche, ora elenchiamo gli altri test per la ricerca delle intolleranze alimentari più comunemente utilizzati.
Alcat Test – E’ simile al test di Kondo, si effettua prelevando un campione di sangue e mette in contatto la sostanza da testare, con granulociti e piastrine e non il sangue intero. Il risultato (diagrammi di flusso delle diverse cellule bianche), viene letto direttamente dallo strumento computerizzato che garantisce la ripetibilità dei risultati in identiche condizioni. Uutilizza reagenti solidi con una procedura “FDA approved”, a maggior garanzia della solubilizzazione degli antigeni, in modo da ovviare all’enorme numero di falsi positivi, legati alla presenza di frammenti delle sostanze solide irritanti la membrana della cellula; come per il Test di Kondo si valuta in questo modo una reattività generale dell’intero organismo, e le alterazioni dei diversi tipi di globuli bianchi sono un “segnale” attendibile di una ipersensibilità alimentare non IgE mediata.
Test Citotossico – Viene effettuato prelevando il sangue del paziente e mettendolo a contatto con una serie di sostanze alimentari. Un osservatore, al microscopio, stabilisce il livello di rigonfiamento o di rottura dei granulociti (globuli bianchi), e stabilisce 4 livelli di reattività (a seconda del rigonfiamento dei granulociti). Anche questo test valuta una ipersensibilità generale dell’intero organismo e l’alterazione dei globuli bianchi è un “segnale” sufficientemente attendibile di una ipersensibilità alimentare anche se il risultato è legato alla soggettività di lettura dell’operatore posto alla lettura del microscopio. Esiste inoltre un problema connesso con il tipo di sostanze utilizzate (es. il frumento macinato e polverizzato contiene sostanze che possono provocare una irritazione dei globuli bianchi, questo aspetto spiega perché così tante sostanze solide diano positività evidenziando quindi un eccesso di “falsi positivi”). Un altro aspetto negativo è che le sostanze positive sono accorpate per categoria: ad es. chi è allergico al pomodoro viene sempre definito intollerante anche a peperoni, melanzane, tabacco, caffè e patata (sono tutte piante della famiglia delle Solanacee), mentre questa condizione non può essere stabilita a priori, ma deve invece essere sempre verificata sia nel corso del singolo esame sia dal punto di vista clinico.
Test di proliferazione linfocitaria (Kondo) – Attraverso un’analisi del sangue, studiando le risposte dei linfociti al contatto con sostanze alimentari è possibile evidenziare ipersensibilità, pur in assenza delle classiche immunoglobuline E. Lo studio dei linfociti, proposto da Kondo, consente di verificare l’insieme di gran parte delle risposte immunologiche dei linfociti alle sostanze testate saggia quindi una globalità di risposta individuale invece che una sua piccola parte.
Test Muscolare Kinesiologico – Il test si attua facendo tenere in mano del paziente l’alimento da testare, o ancora facendoglielo pensare. Dopo ciò l’esaminatore fa effettuare uno sforzo muscolare e se il muscolo ha una caduta di forza stabilisce che esiste un’ipersensibilità alimentare verso quell’alimento. Questo test presenta il vantaggio di basarsi su un riflesso (la caduta di forza in presenza di sostanze verso cui esiste reattività) ampiamente documentato. Il test ha però degli aspetti negativi come la soggettività di interpretazione, la difficoltà nel ritenere valido un test facendo pensare la sostanza al paziente, inoltre è difficile comunicare i risultati di tale test in modo scientifico ad altri medici. Un aspetto dubbio, che potrebbe essere migliorato, è quello delle sostanze utilizzate per il test: generalmente infatti vengono usate anche sostanze complesse, ad es. il cioccolato, (che oltre al cacao contiene latte, lecitina di soia, burro, grassi idrogenati vegetali, zucchero ed eventualmente altri aromi) senza individuare quindi verso cosa precisamente si manifesti la reattività).
Test Elettrodiagnostici (Vega, Sarm, Voll . . .) – Sono test tecnicamente molto simili: un apparecchio elettrodiagnostico (un misuratore di impedenza) misura nei punti di agopuntura del corpo umano le variazioni di potenziale elettrico del punto stesso; il circuito elettrico contiene una fialetta di una soluzione liquida delle sostanze da testare, le variazioni elettriche del circuito dovrebbero indicare la presenza di un’intolleranza. La tecnica è incomunicabile al mondo scientifico, in quanto mancano una serie di passaggi logici tra il posizionamento del cibo nel circuito elettrico e la possibilità di stabilire che la variazione di impedenza della cute sia un segnale certo di allergia o intolleranza anche se è probabile che esista una verità nel considerare “segnale” dell’organismo la sua reattività elettrica; è ipotizzabile che in un futuro sarà possibile comparare con obiettività anche i dati di tipo bioelettrico, magari da interpretare come segnale, che possano però avere una utilità pratica. Il test segnala numerose intolleranze, tra le quali diversi falsi positivi.