L’attività fisica fa bene anche al diabete!
Secondo le ultime stime si ritiene che nel 2025 ci saranno 300 milioni di diabetici, a fronte dei 135 milioni del 1995. Si tratta, per quanto riguarda i paesi occidentali, della terza causa di morte, della prima di cecità irreversibile, nonché della prima causa di nefropatia. Ovviamente si sta cercando di trovare soluzioni sempre più avanzate per il trattamento di questa patologia...

L’attività fisica fa bene anche al diabete! – Secondo le ultime stime si ritiene che nel 2025 ci saranno 300 milioni di diabetici, a fronte dei 135 milioni del 1995.
Si tratta, per quanto riguarda i paesi occidentali, della terza causa di morte, della prima di cecità irreversibile, nonché della prima causa di nefropatia. Ovviamente si sta cercando di trovare soluzioni sempre più avanzate per il trattamento di questa patologia.
Ma la strada più importante è la rieducazione dei comportamenti.
E’ ormai accertato dalle numerose pubblicazioni, che 30 minuti al giorno di attività fisica morbida, assunzione di fibra, lieve calo di peso e meno grassi industriali impediscono la comparsa del diabete. Sono strumenti semplici, che potrebbero fermare una piaga sociale in crescita tumultuosa.
Vi sono due principali tipi di diabete: il tipo I, insulino-dipendente in cui la produzione di insulina cessa completamente e il diabete di tipo II, in cui l’organismo non produce una quantità sufficiente di insulina o non è in grado di utilizzarla.
Il diabete di tipo I colpisce prevalentemente i bambini e i giovani e solitamente si manifesta entro i 20 anni, quando le cellule insulari pancreatiche vengono distrutte, compromettendo la produzione di insulina, esso costituisce il 10-15% dei casi di diabete.
Il diabete di tipo II, o non insulino-dipendente, detto anche diabete senile ha uno sviluppo più lento e colpisce in genere le persone anziane sovrappeso ma può manifestarsi anche in soggetti di peso normale
Questo tipo di diabete è una condizione caratterizzata da un patologico aumento della concentrazione di glucosio nel sangue. Responsabile di questo fenomeno è un difetto assoluto o relativo di insulina, ormone secreto dalle insule di Langherhans del pancreas ed indispensabile per il metabolismo degli zuccheri. Si ritiene normale la glicemia fino al valore di 110 mg/dl, i valori compresi fra 110 e 125 definiscono la condizione di alterata glicemia a digiuno (IFG). Valori di glicemia uguali o superiori a 126 mg/dl. sono sufficienti secondo l’American Diabetes Association a porre diagnosi di diabete. La diagnosi di Diabete è certa con un valore = a 200 mg/dl, rilevato in qualunque momento della giornata o due ore dopo un carico di glucosio.
Il Diabete di tipo II, è più frequente, ha un decorso più lento e predispone al fenomeno della insulino-resistenza. Queste forme di diabete fanno parte di una ‘costellazione’ assai diversa di condizioni, l’obesità o il soprappeso, un alto livello di trigliceridi o uno sbilancio del colesterolo HDL rispetto all’LDL.
La terapia del diabete di tipo II prevede come abbiamo già detto il ritorno a una vita sana che come primo obiettivo ha la riduzione del sovrappeso, un’alimentazione sana, ricca di fibre e cereali, la riduzione dell’assunzione di grassi e una attività fisica continuativa.
Il paziente diabetico se soprappeso ( calcolate il vostro peso ideale) necessita di un apporto calorico giornaliero che ha come obiettivo il raggiungimento ed il mantenimento del peso corporeo ideale.
L’esercizio fisico di lieve o moderata intensità è sempre consigliabile nei soggetti diabetici, previa visita medica che verifichi lo stato delle eventuali complicanze.
Proprio ultimamente è stata posta di nuovo l’attenzione sull’importanza dell’attività fisica nei soggetti diabetici, nella storia della terapia del diabete.
Secondo le ultime stime si ritiene che nel 2025 ci saranno 300 milioni di diabetici, a fronte dei 135 milioni del 1995. Si tratta, per quanto riguarda i paesi occidentali, della terza causa di morte, della prima di cecità irreversibile, nonché della prima causa di nefropatia. Ovviamente si sta cercando di trovare soluzioni sempre più avanzate per il trattamento di questa patologia.
Ma la strada più importante è la rieducazione dei comportamenti.
E’ ormai accertato dalle numerose pubblicazioni, che 30 minuti al giorno di attività fisica morbida, assunzione di fibra, lieve calo di peso e meno grassi industriali impediscono la comparsa del diabete. Sono strumenti semplici, che potrebbero fermare una piaga sociale in crescita tumultuosa.
Vi sono due principali tipi di diabete: il tipo I, insulino-dipendente in cui la produzione di insulina cessa completamente e il diabete di tipo II, in cui l’organismo non produce una quantità sufficiente di insulina o non è in grado di utilizzarla.
Il diabete di tipo I colpisce prevalentemente i bambini e i giovani e solitamente si manifesta entro i 20 anni, quando le cellule insulari pancreatiche vengono distrutte, compromettendo la produzione di insulina, esso costituisce il 10-15% dei casi di diabete.
Il diabete di tipo II, o non insulino-dipendente, detto anche diabete senile ha uno sviluppo più lento e colpisce in genere le persone anziane sovrappeso ma può manifestarsi anche in soggetti di peso normale.
Questo tipo di diabete è una condizione caratterizzata da un patologico aumento della concentrazione di glucosio nel sangue. Responsabile di questo fenomeno è un difetto assoluto o relativo di insulina, ormone secreto dalle insule di Langherhans del pancreas ed indispensabile per il metabolismo degli zuccheri. Si ritiene normale la glicemia fino al valore di 110 mg/dl, i valori compresi fra 110 e 125 definiscono la condizione di alterata glicemia a digiuno (IFG). Valori di glicemia uguali o superiori a 126 mg/dl. sono sufficienti secondo l’American Diabetes Association a porre diagnosi di diabete. La diagnosi di Diabete è certa con un valore = a 200 mg/dl, rilevato in qualunque momento della giornata o due ore dopo un carico di glucosio.
Il Diabete di tipo II, è più frequente, ha un decorso più lento e predispone al fenomeno della insulino-resistenza. Queste forme di diabete fanno parte di una ‘costellazione’ assai diversa di condizioni, l’obesità o il soprappeso, un alto livello di trigliceridi o uno sbilancio del colesterolo HDL rispetto all’LDL.
La terapia del diabete di tipo II prevede come abbiamo già detto il ritorno a una vita sana che come primo obiettivo ha la riduzione del sovrappeso, un’alimentazione sana, ricca di fibre e cereali, la riduzione dell’assunzione di grassi e una attività fisica continuativa.
Il paziente diabetico se soprappeso ( calcolate il vostro peso ideale) necessita di un apporto calorico giornaliero che ha come obiettivo il raggiungimento ed il mantenimento del peso corporeo ideale.
L’esercizio fisico di lieve o moderata intensità è sempre consigliabile nei soggetti diabetici, previa visita medica che verifichi lo stato delle eventuali complicanze.
Proprio ultimamente è stata posta di nuovo l’attenzione sull’importanza dell’attività fisica nei soggetti diabetici, nella storia della terapia del diabete spicca la figura di Elliot Joslin, che a Boston, all’inizio del secolo scorso, ipotizzava l’importanza dell’esercizio fisico. Immaginava la cura come una biga trainata da tre cavalli, che rappresentano la dieta, i farmaci e l’attività fisica. Ora esistono prove convincenti dell’importanza dell’ esercizio sia nella prevenzione sia nella gestione della patologia: è in grado, infatti, di controllare la glicemia e di ridurre le complicanze croniche e, inoltre, è efficace nel controllo del metabolismo dei lipidi, dell’ipertensione, dell’ obesità, della depressione.
E’ da sottolineare come non sia necessario svolgere un’attività fisica di grande impegno.
Basta camminare a passo svelto per 30 minuti 3-5 volte la settimana e questo consente di mantenere una buona funzionalità del cuore e dell’apparato respiratorio, di aumentare la forza muscolare e di ridurre la quantità di grassi e di zuccheri nel sangue. La contrazione muscolare rende necessario un adattamento cardiovascolare, respiratorio, endocrino e neuronale, per fornire una maggiore quantità di ossigeno e di substrati energetici ai muscoli e per rimuovere i prodotti di scarto.
Nel soggetto diabetico l’esercizio fisico regolare, di lieve o moderata intensità, determina una migliore utilizzazione del glucosio e consente di abbassare i livelli di grassi (colesterolo e trigliceridi) nel sangue.
Non vi sono preclusioni assolute nella scelta dello sport da praticare, anche se è prudente stabilire uno schema di allenamento.
Sono da preferirsi attività sportive che si possono praticare per lunghi periodi, con un’intensità relativamente bassa, come camminare, correre, nuotare , praticare ciclismo su strade pianeggianti, golf, canoa.
Controindicati, invece, gli sport intensi, che richiedono sforzi in tempi brevi e violenti.
La pratica di un’attività sportiva è anche un ottimo sistema per mettere alla prova la capacità di autogestione della malattia; infatti “costringe” all’autocontrollo, favorisce la socializzazione, migliora l’autostima, allena ad una disciplina di vita, contribuisce dunque a quel saper essere diabetici che è il più alto gradino del processo educativo.
Spicca la figura di Elliot Joslin, che a Boston, all’inizio del secolo scorso, ipotizzava l’importanza dell’esercizio fisico. Immaginava la cura come una biga trainata da tre cavalli, che rappresentano la dieta, i farmaci e l’attività fisica. Ora esistono prove convincenti dell’importanza dell’ esercizio sia nella prevenzione sia nella gestione della patologia: è in grado, infatti, di controllare la glicemia e di ridurre le complicanze croniche e, inoltre, è efficace nel controllo del metabolismo dei lipidi, dell’ipertensione, dell’ obesità, della depressione.
E’ da sottolineare come non sia necessario svolgere un’attività fisica di grande impegno.
Basta camminare a passo svelto per 30 minuti 3-5 volte la settimana e questo consente di mantenere una buona funzionalità del cuore e dell’apparato respiratorio, di aumentare la forza muscolare e di ridurre la quantità di grassi e di zuccheri nel sangue. La contrazione muscolare rende necessario un adattamento cardiovascolare, respiratorio, endocrino e neuronale, per fornire una maggiore quantità di ossigeno e di substrati energetici ai muscoli e per rimuovere i prodotti di scarto.
Nel soggetto diabetico l’esercizio fisico regolare, di lieve o moderata intensità, determina una migliore utilizzazione del glucosio e consente di abbassare i livelli di grassi (colesterolo e trigliceridi) nel sangue.
Non vi sono preclusioni assolute nella scelta dello sport da praticare, anche se è prudente stabilire uno schema di allenamento.
Sono da preferirsi attività sportive che si possono praticare per lunghi periodi, con un’intensità relativamente bassa, come camminare, correre, nuotare , praticare ciclismo su strade pianeggianti, golf, canoa.
Controindicati, invece, gli sport intensi, che richiedono sforzi in tempi brevi e violenti.
La pratica di un’attività sportiva è anche un ottimo sistema per mettere alla prova la capacità di autogestione della malattia; infatti “costringe” all’autocontrollo, favorisce la socializzazione, migliora l’autostima, allena ad una disciplina di vita, contribuisce dunque a quel saper essere diabetici che è il più alto gradino del processo educativo.