Qual’ è la dieta giusta?
Uno studio pubblicato su Nature evidenzia come non esistono diete uguali per tutti e che la risposta al cibo è strettamente individuale e personalizzata.

Qual’ è la dieta giusta?
Uno studio pubblicato su Nature evidenzia come non esistono diete uguali per tutti e che la risposta al cibo è strettamente individuale e personalizzata.
Conta la genetica, ma meno di quanto si pensi, mentre altri fattori entrano in gioco e fanno la differenza, a partire dalla composizione dei cibi, per arrivare al microbiota e a stili di vita che comprendono, per esempio, attività fisica e qualità del sonno.
Inutile, dunque, impostare diete standard: su tutti vince la cosiddetta nutrizione personalizzata o di precisione in quanto, a parità di alimento assunto, la risposta metabolica tra un individuo e l’altro può variare anche fino a dieci volte.
Un messaggio non sorprendente ma che sicuramente lascerà il segno quello che arriva dai risultati dello studio Predict-1, da poco pubblicati su Nature Medicine, che si candida a diventare una pietra miliare nell’ambito delle ricerche su nutrizione, metabolismo e prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili. La ricerca è stata guidata da Tim Spector e dal suo gruppo di lavoro al King’s College di Londra, in collaborazione con altri colleghi internazionali.
Coinvolti 1.103 partecipanti, tutti in buona salute, inclusi 660 gemelli mono ed eterozigoti, seguiti per due settimane sia nel tipo di alimentazione, sia attraverso misurazione di marker metabolici, composizione del microbiota e valutazione di stili di vita: sicuramente lo studio più dettagliato a oggi disponibile per valutare i diversi fattori che influenzano le risposte del nostro organismo al cibo.
I risultati mettono innanzitutto in evidenza come sono diversi i fattori con un impatto sulla qualità della salute, a partire dalla composizione microbica intestinale, per arrivare a glicemia, lipemia, insulinemia, esercizio fisico fino alla qualità del sonno. La genetica gioca un ruolo minore di quanto generalmente si tenda a credere nella risposta metabolica all’ingestione di cibo, tanto che gemelli monozigoti possono rispondere in maniera molto diversa agli stessi alimenti. Ciascuno di noi è “unico” nella risposta al cibo e, pertanto, non esiste un modo “giusto” di mangiare. Lo stesso momento ottimale per mangiare dipende dall’individuo e non può legarsi a orari fissi: i ricercatori, per esempio, hanno scoperto che vi sono soggetti in grado di metabolizzare meglio il cibo a colazione.
Anche la miglior combinazione di nutrienti in termini di mix tra grassi, carboidrati, proteine e fibre è altamente individuale e, pertanto, le diete basate su rapporti fissi di macronutrienti non possono funzionare allo stesso modo in ogni individuo.
Per esempio, persone con alterata risposta glucidica dovrebbero ridurre il consumo di carboidrati, mentre altri potrebbero essere in grado di mangiarli liberamente.
Per quanto riguarda il microbiota intestinale, infine, sono stati individuati 15 ceppi correlati a marker di buona salute, legati in particolare al consumo di alimenti vegetali. Altri 15, invece, legati più al consumo di carne, si sono segnalati più strettamente correlati a indicatori di cattiva salute. Così commenta Sarah Berry, docente di Scienze della nutrizione presso il King’s College di Londra e prima firma dello studio: “L’aumento di grassi e glucosio nel sangue dopo i pasti innesca una risposta infiammatoria che differisce enormemente tra gli individui. Strategie dietetiche e di stile di vita personalizzate vanno pertanto considerate per ridurre il rischio di condizioni infiammatorie sub-cliniche in grado di portare nel tempo allo sviluppo di diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari”.
Tutto ciò è una conferma a quello che affermiamo ormai da molti anni nello stilare una dieta infatti si deve tenere conto dei suddetti fattori ma anche dell’infiammazione da cibo al fine di regolare attraverso la dieta i processi infiammatori
Infine non sottovalutiamo il legame tra ipersensibilità alimentari e infiammazione che trova sempre più conferme, una dieta che controlli l’infiammazione da cibo (ipersensibilità alimentari) consente di perdere peso, recuperando il proprio “peso ragionevole”, diminuendo soprattutto la % di massa grassa senza intaccare quella magra, che comporterebbe una diminuzione del metabolismo. Essa permette inoltre di controllare lo sviluppo di sovrappeso e obesità, insulino-resistenza, diabete mellito e malattie cardiovascolari (aterosclerosi).
Cerchiamo quindi di controllare la nostra alimentazione seguendo un programma nutrizionale che controlli l’infiammazione da cibo e favorisca il recupero della tolleranza alimentare seguendo una dieta di rotazione; ovviamente associando il controllo della quantità e qualità degli alimenti al fine di impedire l’eccessiva produzione di insulina, la disbiosi intestinale e la carenza di fibre e svolgendo una regolare attività fisica. Leggi anche: La dieta giusta è individuale
Conclude Tim Spector, coordinatore della ricerca: “In ambito di dieta e soprattutto di controllo del peso, abbiamo sempre posto una grande attenzione su fattori non modificabili, come la genetica. Eppure, ce ne sono molti altri che influenzano la risposta di un individuo al cibo e il mantenimento di un metabolismo sano. Il nostro studio dimostra come non si possa prescindere da un approccio scientifico all’alimentazione che tenga conto della biologia unica di ciascun individuo “.
Tratto da Nutrienti e Supplementi