Sarcopenia . . (2 parte)
Il termine sarcopenia, deriva dal greco sarx (carne) e penia (perdita) e fu coniato da Irwin Rosenberg nel 1988. Essa colpisce 1 anziano su 5 sotto i 70 anni ed 1 su 3 oltre gli 80 anni.E' la condizione di riduzione progressiva del numero e della dimensione delle fibre muscolari associata all'invecchiamento e/o a patologie croniche . . .

Sarcopenia nelle patologie croniche – In queste situazioni è accelerato il processo di degradazione proteica nel muscolo. Le citochine pro-infiammatorie e i fattori derivanti da neoplasie (fattore inducente la proteolisi) possono direttamente aumentare l’attività dei sistemi proteolitici intercellulari, come il sistema ubiquitina-proteasoma ATP-dipendente. La malnutrizione e la resistenza periferica all’insulina e la conseguente riduzione dell’utilizzo periferico del glucosio sono alterazioni frequenti in patologie che possono indurre sarcopenia. Inoltre a livello del tessuto muscolare, la ridotta disponibilità di glucosio induce un aumento della degradazione delle miofibrille con consumo di aminoacidi essenziali a catena ramificata, che venendo usati a scopo ossidativo nel muscolo stesso, risultano ridotti in concentrazione nel plasma.
SARCOPENIA SECONDARIA |
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Associata ad una patologia |
Grave insufficienza di un organo (polmone, cuore, fegato, rene, encefalo) |
Associata all’attività |
Allettamento Stile di vita sedentario Assenza di gravità |
Associata a problemi di nutrizione |
Inadeguato introito di alimenti (spt. proteine) Malassorbimento Disordini gastrointestinali Utilizzo di farmaci che provocano anoressia |
La perdita di massa magra debilita il paziente perché ne compromette la forza fisica e l’energia, aumentando l’affaticamento e riducendo la mobilità e la capacità di attività complesse, con perdita di autonomia personale.
Gli effetti negativi della sarcopenia creano un circolo vizioso e, nella maggior parte dei casi, determinano un’ulteriore accentuazione della perdita di massa e forza muscolare, infatti . . . SARCOPENIA ® diminuzione dell’appetito ® sedentarietà ® deficit nutrizionale ® aumento della perdita di massa e forza muscolare ® riduzione della mobilità.
Molti studi evidenziano come una riduzione di massa muscolare e quindi della forza muscolare si associano al rischio di cadute. E’ dimostrato che un livello inferiore di massa magra e un livello elevato di massa grassa contribuiscono in modo indipendente a bassi livelli di densità minerale ossea ; nell’anziano, mantenere o aumentare la massa magra può preservare la densità minerale ossea. Inoltre la perdita di massa magra per riduzione delle riserve azotate indebolisce il sistema immunitario, riducendo la resistenza alle malattie e alle infezioni e compromette la capacità di cicatrizzazione delle ferite e la ripresa dopo interventi chirurgici o patologie acute.
Il SIRENTEStudy ha permesso di osservare come nei grandi anziani (> 80 anni), la massa muscolare, valutata attraverso la circonferenza del braccio, possa essere positivamente associata alla performance funzionale e alla sopravvivenza e che la velocità del cammino, indice della performance muscolare, è un indicatore dello stato di salute e della sopravvivenza negli anziani.
Diagnosi
Si basa su 2 dei 3 punti seguenti . . .
1. ridotta massa muscolare, valutabile mediante . . .
o Densitometria con tecnica ad assorbimento a raggi X/DEXA (T-score v.n. 7,23 a 7,26 Kg/m2 per gli uomini e da 5,5 a 5,67 kg/m2 per le donne)
o BIA (8,87 kg/m2 per gli uomini e 6,45 kg/m2 per le donne,
o misure antropometriche (plicometria, circonferenza del braccio, spt. del polpaccio in cui un valore < a 31 corrisponde a disabilità),
o dosaggio del potassio
o TAC o RMN
2. ridotta forza muscolare, si valuta . . .
o la forza di contrazione della stretta di mano mediante un dinamometro
o la forza flessoria/estensoria del ginocchio
o il picco di flusso espiratorio che indica la forza dei muscoli respiratori
3. ridotta performance fisica, valutabile mediante . . .
o Test del cammino (valore soglia 0,8 m/sec)
o Timed up and go test (misura in secondi il tempo necessario a un pz. per alzarsi dalla sedia, camminare per 3 metri, girarsi e tornare a sedersi)
o Short physical performance battery che consiste di 3 Test;
I equilibrio (consiste in 3 esercizi a piedi uniti, in semitandem e in posizione tandem)
II capacità di camminare per una breve distanza es. 4m
III forza ed equilibrio, mediante il “Test della sedia”, il pz. deve alzarsi e risedersi fino a 5 volte consecutive da una sedia senza braccioli. Ad ogni esame eseguito si attribuisce un punteggio che va da 0 a 4, la cui somma darà come valore max 12.
Dieta e sarcopenia
Durante la fase del dimagrimento si assiste inevitabilmente anche ad una certa perdita di massa magra oltre a quella grassa. Nel giovane e nell’adulto questo effetto negativo è ricompensato dagli effetti positivi di un’attività fisica regolare. Nell’anziano, invece, il recupero di massa muscolare non si verifica, sia a causa del minor impegno fisico, sia per la diminuita efficienza anabolica dovuta all’età.
Occorre quindi prestare molta attenzione prima di sottoporre un ultra 70enne (anche se obeso) a una dieta ipocalorica. In assenza di indici di rischio clinici o metabolici è più opportuno mirare verso altri aspetti di outcome di salute come la qualità più che la quantità dell’alimentazione e naturalmente sull’attività fisica.
Uno dei maggiori inconvenienti delle diete ipocaloriche è infatti la perdita di massa magra, cosa tanto più grave quanto più anziana è la persona e quindi già potenzialmente sarcopenica. L’attività fisica durante il periodo del calo di peso è un’importante pratica per contenere questa perdita.
Un recente studio ha evidenziato che un programma dietetico consistente in un moderato deficit calorico con apporto di proteine (1 g/kg di peso ideale/die) associato ad esercizio fisico consistente in sessioni di 90 minuti tre volte/sett. di esercizi aerobici associati ad esercizi di resistenza, flessibilità ed equilibrio consente una soddisfacente perdita di peso senza che si verifichino conseguenze negative sulla performance fisica globale, che invece viene migliorata.
Interventi nel pz. sarcopenico
I soggetti sarcopenici hanno inevitabilmente una difficoltà nello svolgere delle normali attività della vita quotidiana, con un aumento del rischio di cadute e fratture, questo si traduce in disabilità e perdita dell’indipendenza.
Come intervenire:
o Attività fisica – E’ un presidio efficace nel prevenire o nel trattare la sarcopenia, con il risultato di un aumento della massa muscolare, della potenza e della forza muscolare. Gli esercizi più opportuni sono quelli di resistenza e aerobici. Studi dimostrano che l’esercizio fisico per avere efficacia dev’essere eseguito in aumento di resistenza affinché si possa raggiungere una risposta muscolare ottimale.
o Intervento nutrizionale – Nell’alimentazione dell’anziano non è importante solo l’apporto calorico, ma spt. l’apporto proteico; nei pz. giovani e sani tale apporto corrisponde a 0,8-1 g/Kg/die di peso ideale, mentre negli anziani il fabbisogno sale a 1,2-1,5 g/Kg/die . . . (vedi tabella). Fondamentale è l’assunzione degli aminoacidi essenziali. Va ricordata l’importanza di suddividere su 3 pasti l’apporto proteico e la supplementazione è ancora più importante se viene somministrata subito dopo l’esercizio fisico. Uno studio del 2006 ha dimostrato che, nell’anziano, la ridotta risposta alla sintesi proteica dopo l’ingestione di piccole quantità di aminoacidi essenziali può essere aumentata dall’ingestione di una miscela con una maggior quantità di Leucina (a.a. ramificato essenziale). Sempre più evidenze confermano l’importanza della supplementazione di idrossi-metilbutirrato (HMB), un metabolità della Leucina; esso favorisce la sintesi proteica prevenendo il catabolismo proteico.
La migliore fonte di proteine nobili e facili da digerire sono la carne, il pesce ma anche il formaggio es. Grana e prosciutto crudo. Es. una bistecca di 120 gr contiene circa 25 g di proteine; 6 g di aminoacidi essenziali di cui 2,5 gr di Leucina capace di aumentare la sintesi proteica del 50% negli anziani. In questi pazienti si può considerare l’opportunità di introdurre a scopo preventivo integratori dietetici di vitamina B6, B12, D, oltre al calcio.
Condizione del paziente |
Fabbisogno proteico giornaliero g/Kg/die |
Normale Anziani Presenza di ferite–traumi, infezioni, interventi chirurgici, gravi patologie Patologie croniche |
0,8-1 1,2-1,5 1,5-2,0
1,5 |
o Intervento farmacologico – Sono in fase di studio e sperimentazione.