L’attività fisica diminuisce l’appetito
Perdere peso non sempre significa dimagrire, le diete miracolose non esistono, non basta perdere peso per poter dire di essere più magri, lo si è solo quando si perde anche la massa grassa...

L’attività fisica diminuisce l’appetito
Come più volte abbiamo sottolineato perdere peso non sempre significa dimagrire, le diete miracolose non esistono, non basta perdere peso per poter dire di essere più magri, lo si è solo quando si perde anche la massa grassa.
Dopo un’ora di intensa attività fisica si pesa di meno, ma il minor peso è legato alla perdita di sudore, alla diminuzione delle scorte di glicogeno nei muscoli e nel fegato e si registra solo una minima perdita di grasso.
Si dimagrisce veramente solo quando il consumo calorico supera le calorie introdotte con il cibo e le bevande, dieta corretta e attività fisica sono i nostri miglior alleati, poiché a fronte di un corretto introito calorico, l’attività fisica garantisce un maggior consumo energetico, spesso si ingrassa non solo perchè si mangia di più, ma soprattutto perchè pur mangiando le stesse quantità di cibo si consuma di meno, ovvero riduciamo l’attività fisica senza ridurre le calorie. Siamo abituati ad un certo tipo di alimentazione costante o casuale così l’organismo, in alcuni giorni si ritrova aggravato da una frazione di calorie in più che viene immagazzinata nell’unico deposito a disposizione: gli adipociti, cioè le cellule del grasso.
L’importanza di una corretta attività fisica viene sottolineata anche da un recente studio inglese condotto dal Loughborough University in Gran Bretagna , che ha mostrato come l’esercizio aerobico interferisca con i livelli degli ormoni della fame.
Molti sono gli ormoni legati all’appetito ma i ricercatori si sono concentrati su due in particolare: la grelina, scoperta dieci anni fa da ricercatori giapponesi, e il peptide YY conosciuto da 25 anni, il suo aumento è legato alla diminuzione dell’appetito.
La ricerca ha coinvolto 11 studenti universitari, ai quali sono stai porposte tre sessioni di attività nella prima correvano per sessanta minuti su un tapis roulant e rimanevano poi a riposo per sette ore, durante la seconda sollevavano pesi per novanta minuti poi si riposavano per sei ore e mezza, la terza non prevedeva, invece, alcun tipo di esercizio. Durante ogni sessione gli studenti mangiavano due volte e veniva loro chiesto quanta fame avvertissero, nel frattempo venivano misurati i due valori di grelina e di peptide yy.
I ricercatori hanno evidenziato come nelle sessioni con attività aerobica i livelli di grelina diminuivano e aumentavano quelli del peptide YY, e questo comportava una riduzione dell’appetito, gli esercizi non aerobici comportavano solo la riduzione della grelina ma non del peptideYY, accompagnati sempre da una diminuzione dell’appetito.
Lo studio ha quindi evidenziato l’effetto positivo dell’attività fisica, che è in grado di ridurre il senso di fame, e in particolare l’effetto anti-fame è legato ad attività aerobiche.
Per quanto riguarda le caratteristiche della dieta un interessante studio “Effect of the glycemic index of carbohydrates on day-long (10 h) profiles of plasma glucose, insulin, cholecystokinin and ghrelin”Reynolds RC, Stockmann KS, Atkinson FS, Denyer GS, Brand-Miller JC Eur J Clin Nutr. Advance on line publication, 2008 Oct 29, evidenzia come le sensazioni di fame e di sazietà siano parzialmente regolate dai peptidi intestinali: colecistochinina (CCK), “ormone della sazietà”, e grelina (GHR), “ormone della fame”.
L’assunzione di cibo dipende anche dalla composizione della dieta, ad esempio le proteine sono particolarmente sazianti, ma anche le variazioni del glucosio e dell’insulina plasmatici indotte da cibi ricchi in carboidrati possono influenzare il senso di fame e sazietà.
Lo studio ha confrontato i regimi dietetici con diverso indice glicemico(IG), mostrando come i valori di glicemia e insulinemia nell’arco di 10 ore sono risultati più bassi, mentre le concentrazioni di CCK sono risultate più elevate, con la dieta a basso IG. Invece le concentrazioni di GHR, che aumentavano nel periodo post-prandiale, si sono mantenute simili in entrambi i gruppi. Questi risultati suggeriscono un possibile meccanismo per spiegare il ridotto senso di fame conseguente ad una dieta a basso indice glicemico, sottolineando ulteriormente l’importanza della qualità e non solo della quantità degli alimenti assunti con la dieta.