Menopausa: la soluzione giusta
Riporto un interessante articolo apparso sulla rivista "Tema Farmacia" dove più professionisti sono stati intervistati per raccontare la menopausa con un approccio integrato

Menopausa: la soluzione giusta per ogni donna
Riporto un interessante articolo apparso sulla rivista “Tema Farmacia” dove più professionisti sono stati intervistati per raccontare la menopausa con un approccio integrato
Ringrazio la giornalista Patrizia Godi per avermi dato l’opportunità di collaborare a questa interessante iniziativa. Nell’ articolo la parte dedicata agli ormoni bioidentici è stata affidata alla carissima amica Stefania Piloni che come ben sapete è stata mia compagna di avventura nel progetto editoriale “Ginecologia senza problemi”
Un estratto dell’articolo
Durante la menopausa, nella donna cessa la funzione ovarica e, di conseguenza, si ha una diminuzione nel sangue della quantità di estrogeni prodotti dalle ovaie. Questo nuovo stato comporta notevoli cambiamenti a carico di diversi apparati dell’organismo femminile. I disturbi di cui più frequentemente si lamenta la donna sono rappresentati da vampate di calore, sudorazione notturna, cambiamento del tono dell’umore, insonnia, ipertensione, aumento di peso, disturbi genito-urinari (cistiti, perdite urinarie, secchezza vaginale e conseguente dolore nei rapporti sessuali, calo della libido ecc.). Il calo e la scomparsa degli estrogeni possono causare anche disturbi osteoarticolari (artrosi, osteoporosi), secchezza cutanea, riduzione dell’elasticità e del trofismo della cute e dei suoi annessi (capelli e unghie) ecc. La terapia ormonale sostitutiva è costituita da una associazione di estrogeni e progestinici di sintesi. Il suo impiego crea un rapido benessere in quanto va a colmare la carenza ormonale che è alla base della menopausa e può rappresentare un aiuto per la donna che manifesta, all’inizio della menopausa, disturbi fastidiosi e sofferenza psichica nell’accettare questo fisiologico cambiamento. È un buon passaggio, comunque non è una soluzione duratura o, per lo meno, non è una soluzione per sempre. Se per alcune donne, infatti, la terapia ormonale sostitutiva può aiutare ad accettare meglio l’ingresso in menopausa, è anche vero che la maggioranza sceglie un approccio naturale per il timore, non infondato, di effetti collaterali. Esiste anche il caso di donne che non possono affrontare una terapia ormonale. Questa, infine, non può essere assunta in premenopausa, eventualmente solo in menopausa. Invece, in questa fase della vita di una donna la medicina integrata risulta utile per contenere i sintomi.
A ogni paziente la sua pianta «Spesso la terapia farmacologica», spiega Enrica Campanini, medico esperto in fitoterapia e omeopatia, «può andare a integrarsi perfettamente con una terapia di tipo naturale che potrà contribuire, in alcuni casi, a ridurre la posologia del farmaco assunto e aiuterà a contrastarne gli eventuali effetti collaterali. . . . . «L’omeopatia può essere una terapia elettiva o di prima scelta», afferma Campanini, «per quelle donne che presentano controindicazione assoluta alle terapie ormonali per patologie concomitanti, pregresse o per predisposizione ereditaria (antecedenti di tumore al seno, ovaio e utero ormono-dipendenti, turbe maggiori della coagulazione, malattie epatiche, gravi disturbi circolatori, diabete)». Tra i medicinali omeopatici maggiormente prescritti troviamo l’Actaea racemosa indicata in pre-menopausa quando sono presenti vampate di calore, alterazioni del ciclo mestruale con pesantezza pelvica. Il Lachesis mutus è sicuramente il medicinale omeopatico della menopausa. Di prescrizione sistematica nella menopausa chirurgica, è indicato anche nel periodo peri-menopausale quando sono presenti vampate, assenza o ritardo del flusso, disturbi del sonno, tendenza all’ipertensione, cambiamenti dell’umore e così via. Sepia officinalis è l’unico medicinale omeopatico che corrisponde alla donna con vampate di calore precedute o seguite da sensazione di freddo, brividi e sudori freddi soprattutto alle ascelle.
Attenzione ai pasti Durante il periodo che precede la menopausa e durante la menopausa stessa, nella maggior parte delle donne si assiste a un aumento di peso. «Con una sana alimentazione», spiega Giovanna Perrone, medico chirurgo specialista in Scienza dell’alimentazione, «che preveda l’assunzione di un corretto rapporto di carboidrati e proteine e con l’ attività fisica si può contrastare l’aumento di peso e la nuova distribuzione di grasso a livello addominale. L’assunzione di proteine consigliata dovrebbe raggiungere i 0,9 gr per chilogrammo di peso. Le proteine dovrebbero essere di origine animale e vegetale. La parte proteica può anche derivare da semi e frutta secca, ricca anche di acidi grassi omega 3 e vitamina E». La donna, in conseguenza anche della progressiva carenza estrogenica, perde anche massa ossea.
«In menopausa è fondamentale anche l’assunzione di calcio», continua Perrone, «che deve derivare da latticini come anche da verdure e acqua. Per contrastare l’osteoporosi è importante anche assumere boro, che si può trovare nella frutta secca e nell’avocado, in quanto regola l’assorbimento e il metabolismo del calcio». Mentre, per migliorare la qualità del sonno può essere utile assumere magnesio.
I cambiamenti ormonali che avvengono durante la menopausa mettono in crisi anche il sistema di disinfiammazione del corpo della donna. Invece di fuoriuscire ogni 28 giorni attraverso il flusso mestruale, l’istamina rimane in circolo provocando un aumento della permeabilità intestinale e della disbiosi e gonfiore addominale. «Su questo versante», spiega Samantha di Geso, biologa nutrizionista, «l’alimentazione può aiutare su due fronti. Dapprima rispettando l’intestino e facendo in modo che la disbiosi non aumenti. Secondariamente, evitando di assumere alimenti che possono aumentare i livelli di istamina. Ricordo infatti che ci sono gli alimenti istamina-liberatori e quelli che contengono istamine, come i cibi conservati, il pomodoro, i lieviti, gli spinaci e i latticini». «Per quanto riguarda l’intestino», aggiunge Di Geso, «è fondamentale l’attività fisica attraverso la camminata, che permette di avere un buon ricircolo del fegato e una buona circolazione del sangue e, quindi, anche dell’intestino. Occorre poi introdurre alimenti non processati con una buona quantità di prebiotico. Le verdure non vanno assunte in eccesso in quanto aumentano la disbiosi e la fermentazione intestinale provocando gonfiore. Nella donna in menopausa compare anche l’acidosi e questa viene aumentata dagli zuccheri e dal caffè. Questo può portare a osteoporosi». Secondo Samantha Di Geso, l’assunzione di fitoestrogeni con l’alimentazione va concordata con il ginecologo in base a un’esigenza reale e concreta. «Tenendo presente, per esempio, che le bevande a base di soia che contengono fitoestrogeni si portano dietro anche un sacco di lavorazione con idrocarburi creando disbiosi intestinali e infiammazioni». Un valido aiuto per contrastare i sintomi della menopausa, oltre alla terapia farmacologica classica che si basa sulla terapia ormonale sostitutiva a base di estrogeni e progesterone, è rappresentato da un’integrazione con isoflavoni (fitoestrogeni che si trovano in molti legumi, particolarmente nella soia e nel trifoglio rosso) che hanno una buona azione sulla riduzione dei sintomi neurovegetativi (vampate, sudorazioni, eccessiva irritabilità, sbalzi d’umore ecc.), una protezione specifica per l’apparato cardiocircolatorio e per l’apparato osteo-articolare e per la prevenzione di tumori all’utero e alla mammella nonché una efficace azione antiossidante, utile a contrastare la comparsa delle rughe e il rilassamento cutaneo, a ridare turgore alle mucose e migliorare la struttura di capelli e unghie.
Quale il valore delle terapie ormonali
Nel nostro Paese, tra le donne in menopausa solo una su 10 sceglie una terapia ormonale sostitutiva (la media europea si aggira attorno al 25%). Il restante 90% sceglie terapie naturali o decide di non fare nulla perché non ritiene necessaria alcuna terapia. Tuttavia, dopo un anno, di quel 10% che decide di intraprendere la terapia ormonale solo il 30% la prosegue. «Questo drop out», spiega Stefania Piloni, medico chirurgo specialista in Ostetricia e Ginecologia, «è spesso dovuto a counseling medici troppo veloci, alla paura che insorgano tumori all’endometrio o al seno o per timore di possibili eventuali effetti collaterali. Un ruolo lo può giocare anche il fatto che, in generale, la terapia ormonale non è vista di buon occhio dalla maggior parte dei medici, che non siano ginecologi, e dai farmacisti». Un’alternativa può essere quella di assumere fitormoni. «Ritengo», aggiunge Piloni, «che la terapia ormonale non debba essere solo fitoestrogenica, deve essere anche fitoprogestinica». Il fitoestrogeno, come soia, luppolo, trifoglio rosso o lignani contenuti nei semi di lino e di sesamo, può essere accompagnato a un fitoprogestinico, come Dioscorea villosa, Agnocasto o Fieno greco. In particolare, la Dioscorea villosa, pianta Dhea-simile, ha il vantaggio di essere un fitoterapico simil androgenico e simil progestinico. «Una terapia ormonale molto valida», continua Piloni, «è invece basata su ormoni bioidentici. Si tratta di una terapia innovativa basata su ormoni del tutto identici a quelli che la donna produce nel corso della sua vita e che riproduce l’essenza stessa dell’equilibrio ormonale femminile naturale nella donna fertile o in menopausa». In questo caso il progesterone negli ormoni bioidentici deriva dalla Dioscorea Villosa, l’estrogeno estratto dalla soia, mentre il testosterone viene dal Tribulus terrestris. «Si tratta di una buona terapia», sostiene Piloni, «perché prevede l’impiego di sei ormoni: estriolo, progesterone naturale, fitoestrogeni, Dhea, testosterone e pregnenolone. Quindi, è ben diversa dalla proposta biunivoca della terapia ormonale sostitutiva, che prevede di attingere solo da due ormoni. Anche perché le donne non sempre hanno vampate, ma possono essere solo molto stanche e, quindi, hanno un desidero ipoattivo nella sessualità: in questo caso, hanno bisogno di androgeni. Oppure hanno un iposurrenalismo e sono molto stanche: quindi, occorre bilanciare l’energia del surrene. Gli ormoni bioidentici aiutano in questo ritocco: è un lavoro sartoriale fatto attorno al corpo di una donna e richiede un’estrema personalizzazione della terapia. Alcuni sono ormoni già prodotti da certe aziende, per altri è un lavoro di galenica vera, affidato alle competenze del farmacista. Quest’ultimo può consigliare fitoprogestinici serotoninergici privi di effetti collaterali anche se la paziente ha un tumore estrogeno dipendente di cui non ha consapevolezza. Il farmacista può anche suggerire la Cimifuga racemosa, che non è un fitoestrogeno e bilancia le vampate con potere di rigenerazione sull’osso molto interessante, oppure l’estratto del citoplasmatico del polline, adatto anche alle persone allergiche in quanto è completamente depurato della parte allergogena. Entrambi lavorano sulla serotonina matrice delle vampate».
Conservare una buona qualità della vita «Le donne sperimentano la menopausa in una fascia di età in cui sono ancora in piena attività», afferma Giovanna Testa, ginecologa, «e i sintomi frequentemente ne condizionano la qualità della vita. Quindi, la terapia dovrebbe aiutarle a mantenere uno stato di benessere, fisico e psichico». La terapia ormonale sostitutiva farmacologica è stata il gold standard per molti anni, soprattutto per il trattamento dei disturbi vasomotori. «Oggi le nuove linee guida prevedono dosaggi molto più bassi», prosegue Giovanna Testa, «che riescono comunque a contrastare la sintomatologia e, allo stesso tempo, impongono un limite di tempo alla loro somministrazione, che in genere non va oltre i cinque o sei anni. Esistono, poi, terapie alternative, in cui personalmente credo molto, come le tecniche comportamentali, respiratorie e di rilassamento, che possono contribuire a mantenere un benessere psichico. A queste si affiancano i fitoestrogeni, come la soia e il trifoglio rosso, utilizzati ormai da diverso tempo sia per via sistemica sia a livello dell’utero. Queste terapie naturali sono in generale ben accettate dalle donne e questo fa sorgere il dubbio che favoriscano anche un certo effetto placebo. Questo perché fino a ora abbiamo aneddotiche più che conferme della loro efficacia da studi randomizzati su questa terapia e non è stata ancora dimostrata l’efficacia del trattamento rispetto a un placebo». «Sappiamo», conclude Giovanna Testa, «che estrogeni e progesterone non agiscono solo a livello dell’utero. Per cui è importante identificare le principali problematiche della donna legate a questa fase della vita, come i disturbi locali quali la secchezza vaginale. Al di là di quelli ormonali, come ovuli e creme, attualmente ci sono anche trattamenti locali che prevedono l’uso della radiofrequenza e del laser e che vengono proposti per contrastare la secchezza perché attraverso il calore stimolano la produzione di collagene migliorando questi disturbi. Infine, bisognerebbe valutare anche lo stato delle ossa, poiché caratteristica della fase postmenopausa è la demineralizzazione. In questo caso, la terapia ormonale è particolarmente efficace per evitare la perdita di massa ossea e andare incontro a osteoporosi
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Menopausa . . .
In menopausa si ingrassa più facilmente . . . le donne hanno ragione !
Stefania Piloni Giovanna Perrone
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