Menù perfetto, esiste?
Incrociando i dati dei vari annunci che pubblicizzavano un'alimentazione sana i ricercatori londinesi hanno deciso di stilare il menu perfetto per qualità dei nutrienti, presenza di proteine, vitamine, acidi e sostanze che aiutino il cuore, la circolazione, combattano il colesterolo cattivo e via dicendo.

Come deve essere composto il menù perfetto?
In un menù perfetto dovrebbe esserci un antipasto a base di pesce e cereali, un piatto unico con carni, verdure, legumi e un dessert a base di yogurt e frutta secca; questo è quanto è emerso da uno studio condotto da Leather Head Food Institute, ente indipendente che studia il cibo e le sue proprietà aiutando le aziende produttrici, e dopo un’analisi di oltre quattromila ricerche, annunci pubblicitari, inviti al consumo di pietanze di ogni sorta da parte di aziende e supermercati, ha così delineato la combinazione perfetta.
Incrociando i dati dei vari annunci che pubblicizzavano un’alimentazione sana i ricercatori londinesi hanno deciso di stilare il menu perfetto per qualità dei nutrienti, presenza di proteine, vitamine, acidi e sostanze che aiutino il cuore, la circolazione, combattano il colesterolo cattivo e via dicendo.
La combinazione elaborata, forse è un po’ lontana dalla dieta mediterranea, ma piuttosto interessante:
Questa combinazione, di certo non farà perdere peso ma sembra garantire l’assunzione di importanti nutrienti come gli omega 3 del pesce per controllare il colesterolo, il pane integrale che contiene acido folico utile per cervello e donne in gravidanza, le proteine del pollo per la massa muscolare, l’acido pantotenico contenuto nelle lenticchie che aiuta a ridurre stanchezza e stress.
Un menù sano ma impegnativo, a cui è possibile fare qualche cambiamento per renderlo più vicino alle nostre abitudini, il salmone può essere sostituito da tonno e sardine, mancano comunque le 5 porzioni giornaliere di frutta e verdura, necessarie per il buon funzionamento del nostro organismo, senza dimenticare che anche la pasta e il riso, se integrali, sono importantissimi per la nostra salute.
Infatti uno studio svedese ha evidenziato come l’eliminazione dei carboidrati senza il controllo dell’assunzione dei grassi serve ben poco per la perdita di peso, anzi potrebbe causare anche un aumento del colesterolo. Il dato emerge da uno studio svedese ad accesso libero sul Nutrition Journal, dalla genesi un po’ speciale.
Negli anni ’70 nelle regioni del nord della Svezia era stata evidenziata un’ incidenza di malattie cardiovascolari preoccupante, assai più elevata del resto del Paese, e che per gli uomini la probabilità di ictus e infarti era addirittura fra le più alte al mondo.
Nel 1985 in queste aree e poi in tutta la Svezia, fu messo in atto un progetto chiamato «Västerbotten Intervention Programme» con cui si cercò di migliorare le informazioni alimentari sulle etichette, proponendo anche dimostrazioni di cucina sana e incontri con medici nutrizionisti. Il progetto durò circa 25 anni, e alla fine sono emerse le seguenti valutazioni:il progetto aveva influenzato sicuramente l’introito di grassi, almeno nei primi anni: nel 1992 il consumo era sceso di circa il 3 per cento negli uomini e del 4 per cento nelle donne, restando stabile poi fino al 2005; il tipo di grassi introdotti si era modificato in modo sostanziale, per esempio il burro era stato sostituito da analoghi prodotti spalmabili a più basso contenuto di grassi.
Questo aveva comportato una riduzione dei livelli medi di colesterolo nella popolazione esaminata, pari a oltre 140 mila persone.
Tuttavia dopo il 2005 però qualcosa cambiò: in media il peso degli svedesi nonostante tutto continuava a crescere, così sotto la spinta delle diete a basso indice glicemico pubblicizzate come metodo ideale per perdere i chili di troppo in tanti hanno smesso di curarsi troppo del consumo di grassi, ma hanno smesso in massa di mangiare carboidrati in quantità, riducendone le porzioni in modo significativo.
Il risultato di queste diete sbilanciate, povere di carboidrati e senza controllo per i grassi, è stato un “recupero” del colesterolo ai livelli medi pre-intervento e nessun effetto sostanziale sull’indice di massa corporea, che ha continuato inesorabilmente a salire durante tutti i 25 anni dello studio.
Questo dimostra quanto l’eliminazione dei carboidrati dall’alimentazione quotidiana per perdere peso ha effetto solo nel breve periodo, mentre a lungo termine il dimagrimento non viene mantenuto e, se non si controlla anche l’assunzione di grassi, può verificarsi un incremento del colesterolo con un peggioramento del profilo di rischio cardiovascolare.
Purtroppo spesso l’interesse della popolazione è centrato solo sulla possibilità di perdere peso in poco tempo, non importa come: mentre ci si pesa in bagno alla mattina il pensiero non corre certo al colesterolo, di cui sappiamo qualcosa soltanto se ci sottoponiamo alle analisi del sangue. Questi dati confermano che per dimagrire e non rischiare la salute bisogna allora seguire un’alimentazione bilanciata e sana: va bene ridurre la quota di carboidrati se è in eccesso, ma non bisogna certo dimenticare di tagliare altrettanto i grassi, che non dovrebbero mai superare il 25%-30% delle calorie totali.
Concludendo possiamo affermare che non esiste il menù ideale, esiste l’ alimentazione ideale, fatta con qualsiasi elemento abbiamo a disposizione, nelle giuste quantità e nel rispetto delle nostre caratteristiche e fabbisogni.