Più giovani e sani con meno calorie

Sui tagli alimentari come elisir di lunga vita le conclusioni delle ricerche non sono ancora del tutto chiare, tuttavia sembra che un'alimentazione poco calorica potrebbe allungare la vita proteggendo il Dna

Sui tagli alimentari come elisir di lunga vita le conclusioni delle ricerche non sono ancora del tutto chiare, tuttavia sembra che un’alimentazione poco calorica potrebbe allungare la vita proteggendo il Dna. Il primo a formulare questa ipotesi fu Ekiken Kaibara, medico e filosofo giapponese vissuto fra il ‘600 e il ‘700. Per vivere a lungo, scrisse, bisogna essere moderati a tavola: tanto riso, solo verdure di stagione, poca carne, mai mangiare all’eccesso. Kaibara visse fino a 84 anni, età ragguardevole per quei tempi, e aveva visto giusto.  

Studi più recenti, che saranno discussi a Venezia durante il convegno «The Future of Science» dedicato a “I segreti della longevità”, sembrano dargli ragione e ci invitano a dare un taglio alle calorie per vivere più a lungo e al riparo dalle malattie.

Una prima ipotesi era già arrivata dal Centro Nacional de Investigaciones Oncologicas (CNIO) di Madrid (Spagna), dove un gruppo di ricercatori guidato da María Blasco aveva dimostrato che ridurre le calorie permette di mantenere più lunghi i telomeri, le strutture terminali dei cromosomi che servono a proteggerli da danni e anomalie. Non solo, i topi che avevano ricevuto un’alimentazione più leggera sviluppavano meno di frequente un cancro e si trovavano in condizioni di salute migliori.

Nello studio erano stai coinvolti anche topi giovani, il cui stato di salute fu monitorato dopo aver ridotto l’apporto calorico del loro mangime del 40%, dall’osservazione emerse che i topi sottoposti a restrizione calorica mostravano un minore tasso di accorciamento dei telomeri rispetto a quelli alimentati con una dieta normale. Quindi questi topi da adulti avrebbero avuto telomeri più lunghi, così come un tasso inferiore di anomalie cromosomiche.

Dal punto di vista della salute, questo fenomeno si traduce in una minore incidenza di malattie associate all’età, come il cancro e l’osteoporosi. Non solo, i ricercatori avevano anche osservato una migliore capacità di utilizzare il glucosio e di coordinare i movimenti.

 Lo studio si è però spinto oltre, dimostrando che nei topi che producono maggiori quantità di telomerasi, proteina indispensabile per la sintesi dei telomeri, l’aspettativa di vita aumenta del 20%. Questo dimostra che un aumento nella longevità così significativo possa essere dovuto all’effetto protettivo contro il cancro generato dalla restrizione calorica.

Un altro ricercatore,  Luigi Fontana della Divisione di Geriatria e scienze nutrizionali presso il Centro per la Nutrizione Umana della Washington University di St. Louis (Usa), da anni studia gli effetti della dieta sull’invecchiamento nell’uomo afferma, che negli ultimi anni molte erano state le ricecrche che avevano dimostrato che la diminuzione delle calorie aveva effetti positivi sull’aumento dell’aspettativa di vita e portava anche a una riduzione delle malattie croniche.

In parte queste evidenze sono state confermate, tuttavia la faccenda è più complessa perché ancora è difficile stabilire quali sia la corretta riduzione calorica per ottenere un effetto positivo sulla longevità.

L’organismo è un sistema complicato ed è sempre riduttivo generalizzare, tuttavia è certo che per vivere più a lungo e in salute è meglio essere magri ma soprattutto avere la pancia piatta.

Non si deve accumulare grasso a livello addominale, perché il tessuto adiposo intorno al girovita è il più nocivo: rilascia citochine che favoriscono l’infiammazione e sono coinvolte nello sviluppo di malattie cardiovascolari, diabete e tumori.

Ridurre le calorie migliora anche il profilo cardiovascolare, con la conseguente  diminuzione di  colesterolo e trigliceridi, del grado di infiammazione, le carotidi saranno più pulite e il cuore più elastico rispetto a soggetti di pari età che non riducano l’introito calorico.

La riduzione calorica aumenta la protezione dalle malattie cardiovascolari, inoltre un altro esperimento eseguito attraverso biopsie muscolari in 56enni in restrizione calorica confrontate   con tessuto muscolare estratto da coetanei non a dieta e da trentenni sani, ha mostrato che il muscolo di un uomo di mezza età in restrizione calorica assomiglia molto a quello di una persona di vent’anni più giovane, questo perché  cambiano molte vie metaboliche e l’espressione di centinaia di geni, le cellule percepiscono la modificazione della dieta e “virano” verso funzioni anti-invecchiamento.

Concludendo mangiare poco non sarà un sicuro lasciapassare per i 100 anni, né si sa quanto ciascuno dovrebbe ridurre il carico calorico quotidiano per allungarsi la vita, ma la moderazione a tavola (associata all’attività fisica) favorisce un invecchiamento più lungo ma soprattutto più in salute

Ricordiamo però che la restrizione calorica estrema può avere effetti collaterali seri, dalla perdita del ciclo mestruale nelle donne, all’osteoporosi, dalla sterilità, a deficit immunitari. Chi volesse sottoporsi a un regime di restrizione calorica spinto deve essere seguito da specialisti, se non vuole correre rischi.

 

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