Ipertensione arteriosa … scoprirla e curarla

Come l'obesità anche l'ipertensione è una delle malattie più diffuse nei paesi industrializzati, a differenza della prima che è evidente, molti soggetti sono ipertesi e non lo sanno, lo scoprono con la comparsa di un evento acuto come . . . . . . .

Ipertensione arteriosa … scoprirla e curarla  –  Come l’obesità anche l’ipertensione arteriosa è una delle malattie più diffuse nei paesi industrializzati, a differenza della prima che è evidente, molti soggetti sono ipertesi e non lo sanno, (“nemico silente”), lo scoprono con la comparsa di un evento acuto come infarto del miocardio, ictus da qui l’importanza delle campagne di informazione e prevenzione.
Cos’è la pressione arteriosa? E’ la forza che, partendo dal cuore, spinge il sangue nelle arterie. Le arterie sono condotti elastici che si diramano in tutto il corpo consentendo al sangue di portare ossigeno e nutrimento a tutte le cellule.
Quando misuriamo la pressione arteriosa registriamo due valori; il primo corrisponde alla pressione sistolica o massima ed indica la forza del sangue quando il cuore si contrae ed è normale fino a 139 mm Hg; il secondo corrisponde alla pressione diastolica o minima che misura la forza del sangue a riposo, tra un battito e l’altro, ed è normale fino a 89 mm Hg.
 
Si parla quindi di ipertensione quando i valori di pressione arteriosa sistolica superano i 140 mm Hg e quella diastolica superano i 90 mm Hg.
Un singolo valore elevato non è indice di ipertensione; i controlli andrebbero ripetuti più volte per 2-3 mesi. Va evidenziato inoltre che la pressione arteriosa non ha un valore stabile, ma segue il corso della giornata . . . si alza un pò al mattino, aumenta se ci si arrabbia e scende quando ci addormentiamo.
È possibile distinguere due tipi di ipertensione arteriosa:
Primaria o essenziale (90% dei casi), quando il rialzo è determinato da cause non identificabili, anche se sembra possa essere causata da una predisposizione genetica, che deve essere ancora confermata scientificamente.
Secondaria (10% dei casi), quando il rialzo ha cause ben precise e conosciute tra cui: patologie renali, malattie vascolari, squilibri ormonali, uso del contraccettivo orale, obesità, gravidanza, uso di alcuni farmaci.
L’ipertensione arteriosa colpisce persone di ogni età, ma è più frequente dopo i 40 anni. Circa il 15-25% della popolazione adulta dei paesi industrializzati ha valori pressori elevati; approssimativamente i 2/3 di questi soggetti hanno una ipertensione lieve.
 
L’ipertensione è un fattore di rischio per l’insorgenza di ictus, infarto del miocardio, malattia coronarica, scompenso cardiaco congestizio, malattie arteriose periferiche, insufficienza renale e gravi disturbi visivi; infatti l’ipertensione arteriosa costituisce un sovraccarico di lavoro per il cuore e le arterie e può danneggiare gravemente anche il cervello, gli occhi e i reni.

Esistono molti fattori che possono favorire l’aumento della pressione arteriosa. I più comuni sono:
l’obesità
il diabete
l’eccesso di sale nella dieta
l’eccesso di alcool
la sedentarietà
lo stress
il fumo
La terapia di base dell’ipertensione arteriosa è farmacologica, tuttavia essa deve essere prima preceduta e/o affiancata da alcune misure igienico-dietetiche . . . dato che una delle principali cause dell’ipertensione è l’errata alimentazione, per questo come primo intervento si richiede calo ponderale, restrizione del consumo di sodio, grassi animali e alcool; per l’ipertensione primaria la restrizione dietetica e l’attività fisica sembrano sufficienti per una diminuzione dei valori, per l’ipertensione secondaria è necessaria un’adeguata dietoterapia.
Ridurre e/o controllare il peso corporeo: l’obesità aggrava il lavoro del cuore. Essere in sovrappeso aumenta da 2 a 6 volte il rischio di ipertensione arteriosa. La perdita di qualche chilo in eccesso favorisce il calo della pressione arteriosa e migliora i risultati della terapia  farmacologia; una perdita di peso tra i 5 e 7 Kg è in grado di ridurre i valori pressori di 10/20 mm Hg, in soggetti sovrappeso od obesi.
 
Restrizione dei grassi animali: essi, oltre a farci aumentare di peso, si depositano nella parete interna delle arterie creando delle placche che ostruiscono il flusso del sangue. E’ consigliabile l’assunzione di frutta, verdura, pesce, carni bianche ed evitare il più possibile alimenti conservati ed affumicati, i fritti, le salse, il dado da brodo, il burro, lo strutto, la panna. Si consiglia di cuocere gli alimenti al forno, alla griglia, al vapore o bolliti ed utilizzare spezie ed erbe aromatiche.
 
Ridurre il consumo di sodio; l’apporto giornaliero dovrebbe aggirarsi intorno ai 2 g. E’ necessario stare attenti non solo al sale che aggiungiamo per insaporire gli alimenti, ma anche a quello già presente nei prodotti industriali, come il benzoato di sodio utilizzato come conservante nelle salse, nei condimenti e nelle margarine, e il citrato di sodio utilizzato come esaltante di sapore dei dolci, gelatine ed alcune bevande, senza dimenticare quello utilizzato per le lavorazione di alcuni alimenti come insaccati e formaggi.
 
Se da una parte dobbiamo diminuire il sodio dall’altro sarebbe utile aumentare il consumo di potassio, facilmente reperibile con un’alimentazione ricca di frutta e verdura.
Il legame tra pressione sanguigna potassio e sodio è stato oggetto di una ricerca pubblicata su Archives of Internal Medicine realizzata dalla Lodola University, e ha evidenziato che il rapporto sodio/potassio riscontrato dalle analisi delle urine è un miglior fattore predittivo di disturbi cardiovascolari rispetto ai livelli di sodio e di potassio presi singolarmente. I ricercatori hanno controllato i valori di sodio e potassio in circa 3000 soggetti seguendoli per un periodo di 10-15 anni, coloro che avevano valori di sodio più elevati avevano una probabilità di incorrere in patologie cardiovascolari aumentata del 20% rispetto a chi aveva valori più bassi, ma l’esito più interessante riguardava il rapporto sodio/potassio che innalzava la probabilità di andare in contro a patologie cardiovascolari del 50%.
 
Fare esercizio fisico regolare: un esercizio fisico moderato aiuta il cuore ed i vasi sanguigni a “mantenersi in forma” e favorisce la perdita di peso. L’ideale sarebbe dedicare all’esercizio fisico almeno 20 minuti, 3 volte/sett. Se si è dei soggetti sedentari è bene iniziare con gradualità e moderazione . . . camminare, fare una corsa leggera, nuotare, andare in bicicletta, seguire un corso di ginnastica dolce, andare a ballare, giocare a golf. EVITARE gli sport che richiedono un alto impatto cardiovascolare come ad es. il body building.
Smettere di fumare: fumare 10 o più sigarette/die rappresenta un fattore di rischio cardiovascolare, soprattutto per l’ictus e le malattie cardiache. Il fumo riduce il calibro delle arterie e le rende rigide, favorendo e/o aumentando l’ipertensione arteriosa. Smettere di fumare riduce il rischio . . . 
 
Ridurre l’apporto di alcolici ed eliminare i superalcolici: anche l’alcool in eccesso fa aumentare la pressione arteriosa. Il consumo abituale di vino non dovrebbe superare i 2 bicchieri/die. Ricordiamoci inoltre che i superalcolici contengono molte calorie, fanno aumentare il peso ed interferiscono con i farmaci a livello del fegato riducendone l’efficacia.
INFINE quando è possibile RIDURRE LO STRESS . . . esso tiene costantemente “sotto pressione” il cuore ed i vasi sanguigni. Sarebbe opportuno . . . non farsi travolgere dagli impegni, ritagliarsi qualche momento da dedicare a se stesso, alla lettura, al proprio hobby, ascoltare musica in un ambiente tranquillo, fare un viaggio ovunque tranne che in alta montagna (sopra ai 2000 metri) e se non si può partire viaggiare con la mente cercando di essere ottimista non dimenticando che a volte una bella risata può essere il miglior rimedio !!!
 
Terapia farmacologica: quando necessaria, ricordarsi che l’efficacia del farmaco dura per il tempo in cui esso rimane in circolo nel nostro organismo per tale motivo la TERAPIA NON DEVE ESSERE SOSPESA, anche quando i valori pressori si sono normalizzati. Se i valori pressori non dovessero essere regolari (troppo alti o troppo bassi o discontinui) rivolgersi sempre ad un medico prima di modificare secondo il “vostro parere” la terapia prescritta.
 
Per concludere sembra si sia aperto un nuovo fronte per la cura dell’ipertensione, sembra infatti che diminuiti valori notturni di melatonina influenzino la pressione arteriosa, uno studio pubblicato su Hypertension Journal of the American Heart Association, ha messo in evidenza come soggetti ipertesi presentavano delle alterazioni del proprio orologio biologico, legato ai livelli di melatonina, infatti i ricercatori hanno studiato l’effetto della somministrazione giornaliera ( prima del sonno) di 2.5 mg di melatonina per via orale per tre settimane, ed è emerso che i soggetti che la assumevano avevano dei valori di pressione notturna più bassi rispetto al gruppo che assumeva placebo.
Inoltre per continuare il discorso delle possibili terapie antipertensive, una ricerca pubblicata sulla rivista “Circulation Journal of the American Heart Association”, ha posto l’attenzione sull’acido glutammico, un aminoacido che l’organismo è in grado di sintetizzare, ma che troviamo nelle proteine vegetali, sembra infatti che un aumento del 4,72% dell’introito giornaliero corrisponda ad una diminuzione media della pressione sistolica di 1,5-3,0 mmHg e di 1,0-1,6 mmHg di quella diastolica. Apparentemente  una diminuzione irrilevante, in realtà su vasta scala una diminuzione della pressione sistolica media della popolazione di 2 mm Hg, potrebbe diminuire del 6% il tasso di morte per ictus e del 4% quello di morte per patologie coronariche. 
 
Tratto da “Le Scienze
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