Reflusso gastroesofageo (RGE)

Il reflusso gastroesofageo è una patologia caratterizzata dal ritorno e dal contatto dei succhi gastrici dallo stomaco all’esofago.

Reflusso gastroesofageo (RGE)  – E’ una condizione che colpisce circa il 10-20% della popolazione in Europa; ne soffrirebbero circa 4 italiani su 10. Una visita medica dell’Otorino può diagnosticarlo!
In condizioni normali il tono dello sfintere esofageo inferiore (zona di passaggio tra esofago e stomaco) costituisce una barriera pressoria contro il reflusso ed è il componente più importante del meccanismo anti-reflusso. Quando la pressione della zona si riduce, come ad esempio durante il passaggio di acqua o cibo, il materiale acido e non-acido risale dallo stomaco all’esofago (anche in condizioni normali). Se la quantità e la durata del reflusso superano una determinata soglia, si verifica la Malattia da Reflusso Gastroesofageo. Un aumento della pressione intra-addominale, come nelle persone in sovrappeso e nelle donne in gravidanza, predispone maggiormente al reflusso.

I sintomi tipici della malattia sono:

  • Bruciore dietro lo sterno (cosiddetta pirosi retrosternale) che si irradia posteriormente fra le scapole o al collo fino alle orecchie
  • Rigurgito acido (ovvero percezione di liquido amaro o acido in bocca)

I sintomi si possono presentare in modo continuativo durante la giornata, oppure in modo intermittente (es. al risveglio, dopo i pasti e durante la notte o solo in posizione sdraiata e mentre ci si piega in avanti).

I sintomi “atipici” sono: 

  • Sensazione di nodo alla gola con difficoltà alla deglutizione
  • Difficoltà digestive, nausea
  • Laringite cronica, tosse, raucedine, abbassamento della voce
  • Singhiozzo
  • Asma
  • Dolore toracico (simile a quello di natura cardiaca)
  • Otite media
  • Insonnia

Diagnosi
I sintomi tipici (bruciore dietro il petto e rigurgito acido in bocca) sono già sufficienti per fare una diagnosi di Malattia da Reflusso Gastroesofageo. Se dopo un breve periodo di terapia con gastroprotettori non si ottengono risultati, oppure se ci sono anche sintomi “di allarme” come dimagrimento, debolezza, anemia, è necessario eseguire alcuni test diagnostici, come:

  • Esame radiologico del tubo digerente: viene fatta bere al paziente una piccola quantità di liquido di contrasto biancastro, che permette di visualizzare l’anatomia e la funzione dell’esofago, dello stomaco e delle prime parti dell’intestino tenue.
  • Gastroscopia (EGDS): consente di esaminare l’esofago, lo stomaco ed il duodeno, attraverso l’introduzione di uno strumento flessibile nel quale è incorporata una telecamera ed un sottile canale, attraverso il quale è possibile far passare la pinza bioptica per eseguire piccoli prelievi di mucosa (biopsie).
  • Manometria esofagea: l’esame consiste nell’introduzione di una sonda attraverso il naso e la somministrazione di acqua in piccoli sorsi. Può essere utile per valutare se ci sono anomalie della motilità dell’esofago (peristalsi).
  • pH-impedenziometria delle 24 ore: si posizione un sondino piccolo e sottile che, passando attraverso il naso, arriva fino all’esofago ed è connesso ad un palmare. L’esame dura 24 ore e consente il monitoraggio della quantità di materiale refluito (sia acido che non acido) nell’esofago.
  • Il reflusso è frequentemente diagnosticabile anche nel corso di una visita specialistica Otorinolaringoiatra (ORL);  è possibile evidenziare “l’arrossamento” e quindi l’irritazione tipica delle mucose interessate. (vedi sintomi atipici)

Trattamenti
La terapia iniziale per il reflusso gastroesofageo si basa su:

  • Un’adeguata educazione alimentare e dello stile di vita, volta a ridurre il peso corporeo (soprattutto la circonferenza addominale), evitando il fumo e gli alimenti che potrebbero peggiorare l’acidità come cioccolata, menta, caffè, alcolici, pomodoro, agrumi.
  • Si consiglia di evitare di coricarsi subito dopo i pasti, soprattutto quando pesanti o abbondanti (sarebbe necessario attendere almeno 3 ore) e di consumare un pasto leggero alla sera.

 Se i disturbi permangono nonostante le correzioni alimentari, vengono prescritti dei farmaci, che possono essere:

  • Antiacidi: neutralizzano l’acido nello stomaco. Hanno un’azione rapida ma sono utili solo come rimedio sintomatico.
  • Farmaci che riducono la produzione di acido: gli H2 antagonisti (famotidina, ranitidina) sono rapidi ed il loro effetto dura più a lungo rispetto agli antiacidi. Il limite del loro utilizzo è dettato dal fatto che, dopo un periodo di tempo variabile, possono smettere di funzionare.
  • Farmaci che bloccano la produzione di acido: gli inibitori della pompa protonica (omeprazolo, lansoprazolo, rabeprazolo, pantoprazolo, esomeprazolo), rappresentano la cura più efficace per le erosioni a livello dell’esofago.
  • Farmaci procinetici:  vengono utilizzati per migliorare lo svuotamento dell’esofago e dello stomaco, impedendo il reflusso di materiale (clebopride, domperidone, metoclopramide, levosulpiride).

La chirurgia per il trattamento del reflusso gastroesofageo è considerata una misura “estrema” ed è riservata a pazienti che non rispondono ai farmaci e che presentano contemporanei problemi anatomici, come ernie iatali di grandi dimensioni. 

 Prevenzione

  1. Mantenere il peso corporeo nella norma. Obesità e sovrappeso sono condizioni favorenti il reflusso: la pressione intraddominale infatti aumenta il rischio di risalita dei succhi gastrici. È bene dunque contrastare l’accumulo di grasso addominale.
  2. Evitare le abbuffate e gli alimenti difficili da digerire, quelli irritanti e quelli acidi. È meglio evitare di consumare cibi pesanti come sughi, insaccati, soffritti, ma anche caffè, cioccolato e alcol, che sono irritanti. Attenzione anche a cibi acidi come pomodori o agrumi, alla menta, che facilita il passaggio degli acidi, e anche alla lattuga, le cui fibre lunghe possono essere difficili da digerire. Limitare il consumo di spezie, anche se il peperoncino può in alcuni casi alleviare i dolori.
  3. No alle gomme da masticare e al fumo. Le gomme fanno ingerire molta aria e peggiorano il disturbo. Anche il fumo aggrava la condizione.
  4. Evitare i pasti abbondanti, soprattutto a cena. Dopo mangiato, in particolare la sera, bisognerebbe stare seduti con la schiena dritta o meglio ancora, fare una passeggiata e non andare a dormire prima che siano trascorse due ore dalla fine del pasto. Il rischio, altrimenti, è che il reflusso infici la qualità del sonno.
  5. Svolgere una attività sportiva: condurre una vita attiva e praticare attività fisica aiuta a scaricare le tensioni e a migliorare la postura.
  6. Evitare lo stress: aumenta la produzione di acido e contrae le pareti muscolari dello stomaco.
  7. Correggere la postura e imparare a respirare: Scoliosi e cifosi o altri disturbi che limitano il movimento del diaframma aggravano il reflusso gastrico mentre la ginnastica posturale o altre tecniche aiutano a respirare.

Per informazioni, chiarimenti o per prenotare una visita con il nostro  specialista in Otorinolaringoiatra  (ORL) potete contattarci … 

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