Sindrome del Colon Irritabile e psiche

La Sindrome del colon irritabile (IBS)è una patologia abbastanza diffusa e molto sgradevole, caratterizzata da fastidiosi disturbi addominali quali meteorismo, flatulenza e alterazioni dell'evacuazione. La persona che ne soffre si sente spesso pervasa da un forte malessere, non solo fisico, ma che coinvolge la sfera delle sue emozioni ...

Sindrome del colon irritabile: guarire rapidamente con la Terapia Breve Strategica

 

 

“La paura di soffrire è assai peggiore della stessa sofferenza”  Paulo Coelho

 

La Sindrome del colon irritabile (IBS) è una patologia abbastanza diffusa e molto sgradevole, caratterizzata da fastidiosi disturbi addominali quali meteorismo, flatulenza e alterazioni dell’evacuazione. La persona che ne soffre si sente spesso pervasa da un forte malessere, non solo fisico, ma che coinvolge la sfera delle sue emozioni e sensazioni più profonde.

Quali che siano i fattori scatenanti, è indubbio che il profilo psicologico del paziente gioca un ruolo fondamentale nella patogenesi del disturbo. Tale connessione è infatti evidenziata dall’andamento ricorrente della malattia, con fasi di remissione e riesacerbazione, queste ultime molto frequentemente precedute da intensi stress psicofisici. Il dolore e il fastidio addominale, accompagnati da alterazione dell’alvo sono inoltre essi stessi causa di stress, ansia ed apprensione, stati emotivi che possono sostenere il circolo vizioso alla base della sindrome dell’intestino irritabile.

 

Prendiamo, a titolo di esempio, il caso di un manager che viva un periodo di forte stress e che si senta continuamente sotto pressione da un punto di vista lavorativo. Magari, per far fronte alle esigenze della sua azienda, gli viene richiesto di “performare” in maniera inconsueta, gestire numerose riunioni, parlare in pubblico ecc., ed egli potrebbe sentirsi improvvisamente inadeguato e particolarmente emozionato. Il mal di pancia potrebbe allora comparire, in maniera del tutto inaspettata, proprio prima o durante una delle sue esibizioni e causargli un forte disagio, oltre che rappresentare un limite nei confronti del suo impegno professionale.

Egli potrebbe così iniziare a voler “tenere sotto controllo in qualche modo i suoi sintomi, finendo tuttavia per incrementare, invece che ridurre, le proprie sensazioni iniziali. Oppure, nei casi più estremi, iniziare ad evitare di esporsi di fronte ad uno o più interlocutori e, per raggiungere i propri obiettivi, utilizzare tattiche alternative, come ad es. la delega, che anche quando funzionano, comportano costi esorbitanti da un punto di vista relazionale ed emotivo.

Ogni situazione evitata infatti, conferma la pericolosità della situazione evitata e prepara ad evitarne altre, finché la spirale della continua rinuncia, produrrà l’incremento non solo della sfiducia nelle proprie risorse, ma anche della reazione fobica del soggetto, cosa che a sua volta renderà il disturbo ancora più impedente e limitante.

 

La patologia pertanto, quando non curata in modo corretto potrebbe, oltre che causare sofferenza, compromettere seriamente la vita della persona, anche un punto di vista professionale. Il soggetto che vive con il “terrore di non riuscire a trattenere le feci” è spesso molto preoccupato, ansioso, e questo potrebbe in qualche modo aggravare ulteriormente la patologia, fino a rendere la persona completamente “succube” del suo disagio.

 

Per ottenere dei cambiamenti da parte del paziente affetto da Sindrome del Colon Irritabile, esiste un approccio alla psicoterapia risultato particolarmente efficace.

La Terapia Breve Strategica non prevede il ricorso a farmaci, ma si basa sull’utilizzo di stratagemmi terapeutici che conducono il paziente, a sua insaputa, a sperimentare concretamente il superamento della situazione problematica. È un intervento breve e focale orientato ad eliminare la sintomatologia che induce il paziente a ricorrere allo psicoterapeuta, ma anche a rendere permanenti i risultati in funzione di un obbiettivo ancora più importante: quello di cambiare le proprie abitudini disfunzionali del vivere quotidiano e della vita di relazione.

Se l’intervento ha il successo sperato infatti, la patologia si sblocca velocemente entro le prime 4-5 o sedute e questo rapido e positivo cambiamento produce un progressivo innalzamento dell’autostima nel paziente, il quale recupera la fiducia nelle proprie risorse personali. La persona riuscirà così a riappropriarsi completamente della sua vita, a migliorare le proprie prestazioni professionali e a vivere la propria quotidianità in maniera serena e totalmente incondizionata dal proprio disagio.

 
Scritto da: Chiara RATTO, Psicologa e Psicoterapeuta

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