Stress, paura, ansia e sistema immunitario
La Medicina Tradizionale Cinese con grande saggezza, nel 1000 a.C., dichiarava che tutte le malattie hanno la loro origine nello Shen. L’ideogramma dello shen, di difficile traduzione nelle lingue occidentali, significa letteralmente: spiriti-principio vitale. Le malattie originano dal nostro principio vitale, dalla nostra anima/psiche.

Siate felici! Stress, paura e ansia come influenzano il nostro sistema immunitario
Questo articolo è stato scritto dalla Dott Michela Pessot al fine di fornire spunti di riflessione sull’impatto che l’ansia e la paura hanno sul nostro sistema immunitario.
La dottoressa scrive” Da molto tempo mi occupo di psiche e malattie. Anni di studio e osservazione su malattia e guarigioni, in situazioni acute e croniche. Mi appare sempre più chiaro come la nostra psiche sia in grado di influenzare il nostro stato di salute, nel bene e nel male, come può favorire la guarigione o la riacutizzazione di patologie croniche.
La Medicina Tradizionale Cinese con grande saggezza, nel 1000 a.C., dichiarava che tutte le malattie hanno la loro origine nello Shen. L’ideogramma dello shen, di difficile traduzione nelle lingue occidentali, significa letteralmente: spiriti-principio vitale. Le malattie originano dal nostro principio vitale, dalla nostra anima/psiche. Inoltre, per la dottrina cinese, l’uomo partecipa all’ordine sociale e cosmico. La mancanza di equilibrio dell’uomo e di ogni singolo individuo si ripercuote sull’ordine sociale e universale.
Pertanto noi siamo i principali artefici della nostra salute e della salute del pianeta. Equilibrio in terra come in cielo. L’equilibrio di ognuno di noi influenza il cielo e la natura e viceversa.
Portare equilibrio e guarigione a noi stessi significa portarlo all’interno della nostra famiglia, della nostra città, della nostra società e a livello del pianeta.
Detto questo andiamo a considerare l’impatto che la paura ha sulla nostra psiche e sul nostro corpo.
Noi, medici omeopati, sappiamo molto bene che è necessario intervenire con rimedi omeopatici opportuni, sia su traumi fisici che su traumi psichici. Stati emotivi come la paura inducono importanti modificazioni neurofisiologiche tali da determinare, a distanza di mesi o anni, importanti patologie.
Si è notato un aumento delle patologie oncologiche in popolazioni vittime di eventi stressanti quali terremoti, alluvioni e altre calamità naturali di grado intenso.
Stress, paura e depressione sono condizioni ed emozioni diverse che, attraverso circuiti neuroendocrini, portano ad un indebolimento del sistema immunitario.
Andiamo ora ad analizzare i meccanismi con i quali la paura e lo stress agiscono sul nostro organismo.
Hans Seyle, medico viennese, vissuto in Canada e ricercatore presso la McGill University in Canada, fu il primo scienziato a studiare in modo approfondito la reazione allo stress.
Gli studi di Seyle sull’effetto fisiopatologico dello stress sono ancora oggi un valido aiuto per comprendere i complicati meccanismi che stanno alla base dell’adattamento alla vita degli animali e degli uomini.
Seyle nelle sue teorizzazioni parlò di Sindrome Generale di Adattamento, ovvero quella reazione che l’organismo mette in atto quando è soggetto a eventi stressanti.
In generale, in natura, lo stimolo stressante è un evento acuto. Nell’ animale, per esempio, può essere l’avvistamento e inseguimento di una preda, o la fuga nel caso di animali prede se avvistati da predatore. Viene infatti definita reazione fight-or-flight: combatti o fuggi.
Come descrisse Seyle, le modificazioni dell’organismo sotto stress si possono suddividere, nell’animale, in tre fasi principali.
- La fase di allarme, che segue immediatamente lo stimolo, caratterizzata dalla stimolazione, da parte del sistema nervoso centrale , tramite le vie del sistema simpatico, delle ghiandole surrenali che secernono gli ormoni dello stress adrenalina e cortisolo.
- La fase di resistenza che insorge quando l’esposizione allo stimolo stressante si prolunga nel tempo, per cui si ha generalmente una ipertrofia delle ghiandole surrenali.
- La fase di esaurimento, quando lo stimolo stressante perdura oltre la capacità adattativa dell’individuo. Questa fase, è caratterizzata dall’assottigliamento o esaurimento delle ghiandole surrenali e se non viene interrotta, porta l’animale alla morte.
Lo stress e la reazione allo stress possono avere un ruolo positivo o negativo a seconda delle caratteristiche dell’evento stressante, della durata dell’evento stressante e della capacità dell’individuo di neutralizzare l’evento stressante.
Non bisogna dimenticare che lo stress ha anche una importante funzione positiva, quella di mantenere l’organismo attivo e capace di reagire prontamente agli stimoli esterni. Si parla in questo caso di eustress. Si è visto che entrambe le condizioni, troppo stress o troppo poco, favoriscono l’insorgenza di patologie
Hans Seyle così scriveva nel suo libro The stress of life: “Nessuno vive senza essere sottoposto ad una certa dose di stress continua. In genere si pensa che solo le malattie più gravi o un serio danno fisico possano produrre stress: questo è falso. L’attraversamento di un incrocio affollato, l’esposizione a una corrente d’aria, o persino un semplice stato di gioia sono sufficienti per indurre un certo grado di stress. Lo stress non è uno stato necessariamente negativo: può essere considerato come il sale della vita, poiché qualsiasi emozione, qualsiasi attività provoca dello stress. Ma, ovviamente, l’organismo deve essere pronto a sopportarlo. La stessa situazione che può essere estremamente avvilente per una persona può risultare altamente stimolante per un’altra.”
Un concetto fondamentale espresso è che l’evento stressante comporta un danno per l’organismo quando la gravità dell’evento, o la durata dello stesso, superano la capacità di adattamento di quell’individuo. Faccio alcuni esempi: i bambini sottoposti a conflittualità genitoriali (di cui quelle non manifeste sono le più pericolose), spesso si ammalano in continuazione poiché sono sotto stress continuo e, ovviamente, non sono in grado di modificare l’evento stressante.
Un altro esempio può essere quello in cui svolgiamo un’attività lavorativa che non ci corrisponde. Sembra una banalità, ma trascorrere la vita facendo qualcosa che non ci piace è sicuramente un motivo importante di stress e di malattia. Al contrario, se il nostro lavoro ci appaga, il relativo stimolo stressante ci fa bene.
Spesso per l’uomo moderno non si parla più di reazione fight or flight, ma di capacità di resilienza. Non siamo più nella giungla di fronte ad un leone che ci vuole mangiare, siamo invece in una giungla molto più pericolosa e subdola; relazioni conflittuali, inquinamento atmosferico, inquinamento elettromagnetico, alimentazione scorretta, richieste sociali spesso eccessive e contraddittorie, esposizione continua a notizie allarmanti con l’impossibilità di avere una giusta informazione. Questo per citare solo alcune fonti di stress quotidiano e persistente.
Come scrive il Prof. Paolo Bellavite nel suo libro “La complessità in Medicina”: “Il termine resilienza è una terminologia presa dall’edilizia. La capacità di resilienza nasce in relazione allo studio dei materiali edili. In particolare vengono considerati resilienti quei metalli che resistono agli urti e ai colpi.
Il termine resilienza per l’uomo si applica alla capacità di resistere ai colpi della vita. Affrontare con resilienza un evento traumatico o una situazione difficile significa non sentirsi vittime della situazione, ma protagonisti attivi. Essere resilienti significa sviluppare la capacità di gestire l’evento stressante senza farsi travolgere, ma utilizzando l’esperienza in modo positivo e costruttivo.”
Nel mio lavoro quotidiano con i pazienti ho notato che la condizione più pericolosa per la salute è quella di essere sottoposti ad una situazione stressante che giudichiamo impossibile da modificare. Forse solo per i bambini si può parlare di situazioni impossibili da modificare. Tutto è modificabile se noi lo vogliamo. La pericolosità è, infatti, nel vissuto interno di essere “senza vie di uscita”, “senza scampo”. Questo vissuto fa ammalare.
Moltissimi studi hanno confermato che se la fase di resistenza è prolungata in assenza di possibilità e, aggiungerei, di fede di poter neutralizzare lo stimolo, porta a malattie. Durante la seconda fase, livelli elevati di ormoni dello stress quali cortisolo e adrenalina, che all’inizio attivano il sistema immunitario, conducono ad uno stato di immunosoppressione, predisponendo l’ospite a infezioni e malattie. Questo, anche in relazione a modificazioni del microbiota intestinale che viene ridotto moltissimo in condizioni di stress e paura. Ricordiamoci che, il microbiota intestinale, e cioè tutti i microrganismi fisiologici, che sono all’interno del nostro intestino, sono uno dei nostri migliori eserciti contro virus e batteri.
Il complesso meccanismo fisiologico che sta alla base della reazione allo stress è regolato dall’asse ipotalamo-ipofisi-surrene. Ipotalamo e ipofisi sono due importanti centri cerebrali di regolazione e connessioni tra cervello e sistema endocrino e immunitario. L’Ipotalamo che è in connessione con l’ipofisi fa parte di quella parte del cervello, estremamente affascinante, che è il sistema limbico cioè il cervello antico, sede delle emozioni, della memoria a breve termine e di connessioni neuronali molto importanti che riguardano il comportamento.
Ritorniamo allo stress: lo stimolo stressante attiva l’ipotalamo a secernere il realising factor CRH, che a sua volta va a stimolare a livello dell’ipofisi la secrezione di ACTH (ormone adrenocorticotropo) che rilasciato in circolo andrà all’organo bersaglio, le ghiandole surrenali (due piccole ghiandole poste sopra i reni) stimolandole a produrre gli ormoni dello stress adrenalina e cortisolo (il nostro cortisone endogeno).
Molte altre sostanze sono secrete in fase di stress: la vasopressina, la dopamina, il GH ovvero l’ormone della crescita e le endorfine. La Vasopressina è un ormone complesso che riduce la diuresi e alza la pressione sanguigna. In molti casi di ipertensione, prescrivere farmaci antipertensivi e non agire sul livello di stress e gestione dello stress è una modalità di cura superficiale e assai poco terapeutica. E’ inoltre interessante notare che, a livello affettivo, la vasopressina secreta durante lo stress produce effetti opposti a quelli dell’ossitocina. L’ossitocina è l’ormone dell’amore e dei legami affettivi. Questo equivale a dire che lo stress se eccessivo e prolungato riduce l’affettività: Il GH è l’ormone della crescita, fondamentale nei bambini e nei cuccioli perché promuove lo sviluppo. Questo ormone, in situazione di stress, riduce l’assorbimento del glucosio dai tessuti (per rendere gli zuccheri disponibili nella fase attacco o fuga) e aumenta la produzione di glucosio nel fegato. Il GH può essere controproducente se secreto a lungo, poiché è diabetogeno (il diabete è infatti anche una patologia degli stati di stress prolungati) e può favorire la crescita di masse tumorali. Le endorfine sono secrete sotto stress, in modo da modificare la percezione del dolore. L’effetto determinato dallo stress sul sistema immunitario varia in relazione alla durata dello stimolo stressante. Uno stress acuto determina un effetto immediato stimolante sul sistema immunitario, mentre uno stress prolungato con secrezione prolungata di ormoni glucocorticoidi (cortisolo) ha azione antinfiammatoria, ma anche immunosoppressiva.
Nella mia pratica clinica mi è capitato di osservare pazienti con diagnosi di depressione e a cui erano stati prescritti psicofarmaci che, in realtà, erano in condizioni di esaurimento psico-fisico determinate da stati di stress protratti nel tempo. In questo caso, la somministrazione di piante tonico-adattogene come la Rhodiola Rosea, il Panax Ginseng, l’Eleuterococcus senticosus, l’Angelica Arcangelica, la Glycyrrhiza glabra, la Commiphora Myrrha ovvero la Mirra, il Cordiceps Sinensis, il Ganoderma Lucidum o Reishi per citare alcune delle più importanti, hanno rapidamente risolto la sintomatologia depressiva. Tutte le piante toniche adattogene sono antistress, antidepressive e immunomodulanti.
Affrontiamo ora l’argomento relativo alla paura e all’ansia diverso dallo stress… anche se uno stress prolungato produce ansia.
Molti studi confermano il notevole impatto dell’ansia e della paura sul sistema immunitario.
Ma forse non tutti sanno che predispongono, anche, ad uno stato di infiammazione cronica. Stato pericoloso poiché, in caso di infezioni acute, può portare a sviluppare le forme più gravi di infezione. La ricerca ha evidenziato come citochine infiammatorie e proteina C reattiva (un importante marker di infiammazione) sono aumentati nei disturbi d’ansia, in particolare nel disturbo d’ansia post traumatico da stress e nel disturbo da attacchi di panico.
L’esposizione a trauma sia fisico che psichico è associata a produzione di interleuchina 1- β, interleuchina 6 e fattore di necrosi tumorale TNF-α. Sono le stesse che, se secrete in eccesso, possono portare alla tempesta di citochine che ha determinato la principale causa di morte associata all’infezione virale del Covid-19. L’aumento delle citochine infiammatorie è dovuto all’attivazione dell’asse dello stress che attiva il fattore NFkB, il più importante mediatore cellulare dell’infiammazione, il quale attiva la trascrizione intracellulare di moltissimi fattori dell’infiammazione e stimola i linfociti T e i macrofagi, che producono altre citochine infiammatorie.
La paura è collegata all’infiammazione. Più ci spaventiamo e più il nostro sistema si infiamma.
Ed è vero anche il contrario: i processi infiammatori aggravano i disturbi psichici come ansia e depressione. (ricordo che un’altra causa di infiammazione dei tessuti è l’alimentazione scorretta)
Nel 1988 McClelland ha notato livelli più alti di immunoglobulina salivare IgA (le immunoglobuline A sono gli anticorpi presenti nella saliva e sono la nostra prima barriera difensiva contro virus e batteri a livello della mucosa oro-faringea, che spesso è la prima ad entrare in contatto con questi agenti patogeni) in studenti che guardavano un film su Madre Teresa di Calcutta, rispetto a studenti che guardavano un film che descriveva le atrocità tedesche prima della seconda guerra mondiale. In questo ultimo gruppo di studenti i livelli di IgA erano depressi. (4)
Koenig, Cohen e George hanno misurato degli indicatori biologici dell’infiammazione in 1718 anziani, in relazione alla frequenza religiosa, dal 1986 al 1992, e hanno visto che era correlata con i livelli di interleuchina 6, indice di infiammazione. È stata trovata una relazione significativa inversa fra chi praticava la religione e alti livelli di interleuchina 6, ovvero I soggetti che frequentavano i servizi religiosi avevano indici di infiammazione meno elevati, quindi minore concentrazione di interleuchina 6. (4)
Da queste ricerche, e ce ne sono molte altre, si può dedurre come l’uomo sia una complessità di funzioni psichiche e fisiche profondamente interconnesse tra di loro e con l’ambiente esterno. “Noi , esseri umani, siamo … nodi di una rete di scambi,… Siamo fatti degli stessi atomi e degli stessi segnali di luce che si scambiano i pini sulle montagne e le stelle nelle galassie” (Carlo Rovelli. Sette brevi lezioni di fisica).
E allora, come, possiamo fare per essere in equilibrio e forti da poter affrontare le sfide che la vita ci propone.
Vari autori hanno identificato alcune caratteristiche presenti nelle persone che dimostrano maggiore resilienza e quindi maggiore capacità di resistere e, anzi, di trasformare l’evento stressante in un evento positivo e in una opportunità di crescita personale.
Le caratteristiche della resilienza sarebbero:
- Introspezione;
- Indipendenza, intesa come la capacità di mantenersi ad una certa distanza fisica ed emozionale dai problemi, senza però isolarsi;
- Iniziativa e creatività;
- Interazione, cioè capacità di stabilire rapporti soddisfacenti con altre persone.
Queste qualità, a mio parere, non sono da intendersi come prerogative solo di alcune persone. Possiamo allenarci a svilupparle in condizioni di non stress o di stress minimo, per poi utilizzarle quando la vita ci propone vere e proprie sfide.
Ognuno può scegliere le tecniche che si adattano meglio alla sua personalità, cultura e credenze. Le vie possono essere diverse ma l’importante è il risultato. La preghiera, il contatto con la natura, tecniche di meditazione e respirazione, l’attività fisica, tecniche di guarigione sciamanica per citarne alcune.
Selene Calloni Williams nel suo libro “Shinrin-Yoku. L’immersione nei boschi, il rituale giapponese per liberarsi dall’ansia e dallo stress” scrive: “E’ provato che il contatto con la natura è in grado di abbassare le concentrazioni dell’ormone dello stress nel corpo, di rinforzare il sistema immunitario, di regolare la pressione arteriosa e di far abbassare il colesterolo. Il contatto con la natura favorisce la capacità di resilienza.”
Ho la fortuna di abitare in una casa che, seppure in città, è molto vicina al fiume con sponde in alcuni tratti naturali e abitate da fitta vegetazione di salici, sambuchi, aceri, noci, ciliegi, e da molte specie di uccelli, gabbiani, anatre, cormorani e aironi. Ricordo che nei difficili giorni della quarantena andare al fiume, anche solo per dieci minuti, e pormi in ascolto della natura mi aiutava moltissimo e riduceva i livelli di ansia e preoccupazione in modo evidente. La natura mi dona, sempre, grande conforto.
Tecniche di meditazione e respirazione come il Qi Gong, Pranayama, Yoga, Mindfulness, svolte al mattino presto, prima di incominciare la giornata, ci regalano una calma orientale,, con la quale siamo in grado di affrontare la giornata con resilienza e maggiori possibilità di successo in tutti i campi. Queste tecniche agiscono attivando il sistema parasimpatico o vagale, che corre attraverso il nervo vago dal cervello a tutti gli organi, e antagonista, a grandi linee, del sistema simpatico, che porta il messaggio dello stress.
Molti miei pazienti mi dicono che non hanno tempo al mattino per far questo, in realtà a meno che uno non incominci un turno alle 6 del mattino, tutti abbiamo tempo se vogliamo. E se siamo validi, se pratichiamo queste tecniche a lungo nei momenti di tempo libero, al mattino siamo in grado in poco tempo di raggiungere uno stato di “coscienza di sé” e di rilassamento fondamentali alla nostra psiche.
A completamento dell’articolo la prossima settima pubblicheremo: le piante dello stress
A cura
Dott.ssa Michela Pessot – Medico chirurgo Specialista in Psichiatria
Esperta In Medicina Complementare Fitoterapia e Medicina tradizionale cinese Omeopata