Tessuto adiposo Bianco e Bruno: è solo ciccia ?
E' corretto considerare il tessuto adiposo un organo di deposito energetico? Come è organizzato questo tessuto ? Quale ruolo svolge nella regolazione di molti processi dell'organismo, e in particolare è importante nell'equilibrio ormonale?....

Il tessuto adiposo bianco e bruno: è solo ciccia ?
E’ corretto considerare il tessuto adiposo un organo di deposito energetico? Come è organizzato questo tessuto ? Quale ruolo svolge nella regolazione di molti processi dell’organismo, e in particolare è importante nell’equilibrio ormonale? Il tessuto adiposo può essere quindi considerato un organo endocrino?
Il tessuto adiposo di tutti i mammiferi è dotato di due tipi di cellule adipose: adipociti bianchi e bruni. Questi due tipi cellulari sono molto diversi tra loro sia per caratteristiche morfologiche che funzionali.
La cellula adiposa bianca si presenta con una forma sferica di dimensioni variabili caratterizzata dalla presenza di un unico vacuolo lipidico citoplasmatico (trigliceridi) che occupa più del 90% del volume cellulare.
Dal punto di vista funzionale gli adipociti bianchi sono principalmente addetti ad accumulare molecole ad alto contenuto energetico per permettere un intervallo di tempo tra un pasto e l’altro. Da notare che se l’intervallo si prolunga per settimane queste cellule rappresentano l’unico mezzo attraverso cui l’animale riesce a sopravvivere.
Da alcuni anni è emerso come la cellula adiposa bianca sia sede di produzione di ormoni e di altre molecole importanti per il normale funzionamento:
– del sistema immunitario (TNF6, IL-6, TGF8, adipsina),
– emocoagulativo (PAI-1),
– per il metabolismo glucidico (adiponectina, resistina) e lipidico (RBP-4, CETP),
– per la regolazione dell’equilibrio idro-elettrolitico(sistema renina-angiotensina)e per l’angiogenesi (VEGF) .
– del sistema immunitario (TNF6, IL-6, TGF8, adipsina),
– emocoagulativo (PAI-1),
– per il metabolismo glucidico (adiponectina, resistina) e lipidico (RBP-4, CETP),
– per la regolazione dell’equilibrio idro-elettrolitico(sistema renina-angiotensina)e per l’angiogenesi (VEGF) .
Inoltre si è scoperto come il tessuto adiposo bianco è in grado di regolare l’attività comportamentale degli individui mediante la produzione dell’ormone leptina che segnalando la massa adiposa condiziona l’assunzione del cibo.
Animali o individui privi di leptina o del suo recettore si comportano come se fossero privi di tessuto adiposo e assumono grandi quantità di cibo con conseguente obesità di grado elevato.
La somministrazione dell’ormone risolve il problema clinico (ovviamente solo nei soggetti che esprimono il recettore) e i soggetti trattati riprendono un peso normale.
Altro importante ormone prodotto dalla cellula adiposa bianca è l’adiponectina. Questo ormone è necessario per un normale metabolismo glucidico e per una normale pervietà e funzionalità vascolare.
Gli adipociti bruni hanno una morfologia e una funzione completamente diversa. Dal punto di vista morfologico essi sono caratterizzati da un nucleo centrale e un citoplasma abbondante con numerosi piccoli vacuoli lipidici e numerosi grossi mitocondri. Gli altri organuli sono, in genere, assai scarsamente rappresentati.
Essi bruciano gli acidi grassi per produrre calore. Questa produzione di calore è regolata dal sistema nervoso che, mediante alcuni tipi di fibre attiva la termogenesi.
Il concetto di organo adiposo
Il primo concetto è che il tessuto adiposo bianco (WAT) e quello bruno (BAT) sono organizzati a formare un vero e proprio organo. Le precedenti descrizioni anatomiche del WAT e del BAT prevedevano la loro localizzazione in sedi corporee ben distinte.
Il semplice esame visivo dell’organo adiposo costituito dall’insieme dei depositi sottocutanei e viscerali asportato dimostra che i due tessuti WAT e BAT, contrariamente a quello che si pensava, sono contenuti insieme in diversi depositi sottocutanei e viscerali.
L’analisi microscopica non solo conferma la natura mista dei diversi depositi, ma estende il concetto anche a quei depositi apparentemente “puri” cioè apparentemente formati solo da WAT o da BAT .
La percentuale relativa delle due componenti in ogni deposito appare molto variabile in base alla specie, età, sesso, razza e condizioni ambientali.
La presenza dei due tessuti rafforza il concetto di organo che, per definizione, prevede che contenga almeno due diversi tessuti che funzionalmente cooperino tra loro.
Sulla diversità anatomica e funzionale del WAT e BAT non esistono dubbi, diversità peraltro rinforzata dai dati relativi a vascolarizzazione e innervazione mentre poco intuibile è il processo di cooperazione tra i due tessuti. Le osservazioni morfologiche hanno suggerito una nuova ipotesi esplicativa: essa prevede la possibilità che i due citotipi siano in grado di trasformarsi direttamente e reversibilmente l’uno nell’altro. Quindi il secondo nuovo concetto è che sia possibile una transdifferenziazione fisiologica e reversibile tra i due tipi di cellule adipose presenti nell’organo. Se infatti è vero che i due citotipi differiscono per motivi anatomici e funzionali è anche vero che essi condividono importanti caratteristiche generali.
Se l’ipotesi della transdifferenziazione fosse vera, si potrebbe finalisticamente spiegare la loro convivenza all’interno di uno stesso organo, ma bisognerebbe ammettere la possibilità che un elemento differenziato sia in grado di trasformarsi direttamente in un altro elemento cellulare dotato di differenziazione diversa e quindi di funzione diversa, i dati sperimentali sembrano supportare questa ipotesi.
Considerato quindi tutto l’ insieme, si può ipotizzare che una possibile spiegazione al fatto che i depositi dell’organo adiposo sono misti (costituiti da WAT e BAT) risieda nella possibilità che hanno questi due tessuti di convertirsi reversibilmente l’uno nell’altro. In caso di necessità infatti la componente bruna potrebbe aumentare a spese della componente bianca e viceversa. Ad esempio nella prolungata esposizione al freddo l’organo potrebbe assumere un fenotipo bruno per mantenere la temperatura corporea, mentre nel caso di una esposizione ad una dieta obesogena l’organo potrebbe assumere un fenotipo bianco per immagazzinare il maggiore apporto energetico. In effetti gli animali esposti cronicamente al freddo presentano un fenotipo bruno mentre gli animali obesi presentano un fenotipo bianco dell’organo adiposo.
Questo è rilevante dal punto di vista medico perché il fenotipo bruno si associa ad una resistenza all’obesità e alle malattie correlate ed esistono farmaci in grado di stimolare il fenotipo bruno, almeno nei piccoli mammiferi.
Alcune considerazioni sul legame tra tessuto adiposo, infiammazione e sistema immunitario
Questi meccanismi di base dovrebbero quindi essere presi in considerazione al momento di affrontare la fisiopatologia dell’obesità e del suo trattamento.
Ogni modificazione della composizione del grasso ha infatti importanti risvolti sul livello generale di infiammazione dell’organismo e media questi effetti attraverso l’insulina e attraverso altre molecole infiammatorie come le adipochine e più in generale alcune citochine proinfiammatorie (come l’interleuchina 6, IL-6).
Una iperstimolazione insulinica condizionata da un alimentazione squilibrata, stimola il tessuto adiposo a rilasciare segnali infiammatori con risvolti importanti per tutto l’organismo. Detto ciò risulta piuttosto evidente la correlazione esistente tra stato infiammatorio e l’insorgere di alcune patologie quali: diabete, ipercolesterolemia, ipertensione, sindrome metabolica con conseguente aumento del rischio cardiovascolare. Non a caso nell’impostare un corretto programma nutrizionale diventa fondamentale porre attenzione al rapporto tra insulina e infiammazione o più precisamente a migliorare la resistenza insulinica.
A proposito di infiammazione è bene ricordare che la presenza di un’infiammazione persistente, anche di minima entità, può creare la condizione per lo sviluppo di alcune patologie e soprattutto può contribuire al loro mantenimento, o interferire pesantemente con la loro guarigione. Se viene messo in grado di farlo, l’organismo è però capace di autodifendersi con un minimo aiuto, per esempio, andando a valutare l’esistenza di eventuali ipersensibilità alimentari.
In presenza di un qualsiasi disturbo con componente infiammatoria cronica di cui non si riesca a comprendere l’origine, non è fuori luogo pensare di verificare la presenza di eventuali ipersensibilità alimentari. Individuare un’intolleranza alimentare equivale in molti casi, una volta identificati i cibi responsabili di ipersensibilità, alla possibilità di guarire da patologie o migliorare lo stato di benessere grazie a una semplice dieta.
Tra le varie patologie con componente infiammatoria, visto che abbiamo descritto le caratteristiche del tessuto adiposo, ricordiamo nuovamente l’obesità, definita ormai da parecchi anni come malattia infiammatoria cronica.